080 Barcelona Fashion: una gioiosa celebrazione dell'individualità


Dal 14 al 17 ottobre, all'interno dell'impressionante Recinte Modernista de Sant Pau - il complesso modernista più grande al mondo, parte del Patrimonio Unesco, che ricorda una Hogwarts spagnola - si è tenuta la 36esima edizione di 080 Barcelona Fashion, manifestazione dedicata alla valorizzazione della moda catalana.
Quello che più contraddistingue 080 - il nome deriva dal prefisso dei codici postali di Barcellona - è l'atmosfera unica che la circonda: un mix di leggerezza ed entusiasmo.
La piazzetta principale situata di fianco all'edificio dove si sono tenute le 25 sfilate, munita di bar, stand interattivi, zona relax e maxi schermo a 360 gradi dove vengono proiettati gli show, diventa il punto d'incontro di centinaia di individualità dall'aspetto e background più disparati.
Dall'aspirante designer argentino, alla studentessa di moda canadese, alle drag queen più famose della città, tutti incarnano il concetto di libertà espressiva, sfoggiando look estremamente eclettici e personali, qualità rispecchiate dalle sfilate stesse.

DOMINNICO
25 brand, due macro tendenze
La varietà stilistica degli ospiti riflette quella delle collezioni presentate dai brand in calendario, da quelli più established anche a livello internazionale come Lola Casademunt e Custo Barcelona, quelli con un seguito cult devoto come DOMINNICO, ad altre interessanti realtà più di nicchia.

Custo Barcelona e Lola Casademunt
In termini stilistici, due sono le grandi tendenze emerse in questa edizione. Alcuni brand hanno seguito un approccio più minimalista e understated, realizzando capi apparentemente "semplici" ma tutt'altro che banali.
È questo il caso di Lemachet, brand che nasce con l'obiettivo di rivoluzionare la moda maschile sovvertendo l'idea tradizionale di mascolinità. Come per la maggior parte dei brand presenti, la collezione è effettivamente genderless ma i capi si ispirano alla tradizione sartoriale maschile, rivisitata in chiave contemporanea. Le forme sono più fluide, dettagli come i colletti vengono esagerati e mischiati a elementi tradizionalmente considerati femminili come fiocchi e bottoni in madreperla.

Lemachet e Eiko Ai
Un altro marchio che ribalta le usanze sartoriali è Juan VG, brand di upcycling che mira a dare nuova vita ai capi "difettosi" creando design unici dall'unione di tanti pezzi diversi.
L'upcycling è alla base anche di SANTAMARTA, progetto multidisciplinare con focus sull'artigianato e sull'utilizzo dei tessuti deadstock, che ha presentato una collezione dove layering, tagli, cuciture e trasparenze donano carattere e complessità ad ogni look.
Mentre Eiko Ai trae ispirazione dalla craftsmanship e cura del dettaglio tipicamente giapponesi per realizzare capi eleganti e stratificati con materiali ricercati dal feel morbido e lussuoso.
Tecniche innovative, dettagli ponderati, accostamenti inaspettati e styling intenzionale sono gli elementi fondanti di un'identità unica e riconoscibile.

Juan VG e SANTAMARTA
La seconda "corrente" va invece nella direzione di un massimalismo colorato, giocoso, celebrativo e in alcuni casi provocatorio.
Outsiders Division cattura perfettamente questa attitudine gioiosa e bold che evoca l'immaginario infantile con qualche riferimento più... adulto.

Outsiders Division
Un'altra presentazione scherzosamente provocatoria è stata quella di Dominnico, brand amato da celeb internazionali come Mia Khalifa, Rita Ora e Beyoncé. Intitolata "Rococunt," la collezione reinterpreta la moda del 18esimo secolo in chiave pop. Pensate al film Marie Antoinette di Sofia Coppola in versione queer e decisamente camp.

Dominnico
Notevoli anche gli accessori come le borse a pieghe e foulard strutturati di Moisés Nieto, le scarpe in tricot e i cappelli pazzi di Outsiders Division e i versatili (e carinissimi) portamonete di SANTAMARTA.

Dettagli da Moisés Nieto e SANTAMARTA

Dettagli da Outsiders Division e Moisés Nieto
La moda come dialogo
La sensazione dominante durante tutta la manifestazione è quella di assistere a un vero e proprio dialogo, non solo tra i vari designer, che hanno colto l'occasione per condividere la propria visione, ma anche (e forse soprattutto) con il pubblico.
L'atmosfera accogliente e conviviale che si respira, contribuisce a mettere sullo stesso piano designer e spettatori, chi fa la moda e chi la consuma, ed è servita come reminder che la moda non deve per forza essere un'entità misteriosa ed elitaria che esiste al di fuori dal resto del mondo. Anzi, è quando è inclusiva e partecipativa che da il meglio di sé.
Di seguito il nostro breve Q&A con alcuni ospiti della fashion week per darvi un senso del vibe:
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