Simone Rocha: lezione di semplicità

Pochi solidi modelli, una vestibilità androgina e rigorosa. È la carta vincente giocata dalla giovane Simone Rocha per l'autunno-inverno 2011

Pochi solidi modelli, una vestibilità androgina ed essenziale. È la carta vincente giocata dalla giovane Simone Rocha per l'autunno-inverno 2011

Il talento c'è ed è fuori discussione. E solleva Simone Rocha dall'accusa semplicistica di essere figlia di cotanto padre, quel John Rocha stilista e designer di oggetti che ha guadagnato a Dublino una nuova reputazione in fatto di moda. Nella stessa città Simone ha frequentato il National College of Art and Design, prima di approdare a Londra sui banchi del Central Saint Martins. Con all'attivo una capsule collection per Topshop, una vetrina d'onore da Selfridges (per un mese) sulla londinese Oxford Street e un debutto che ha strappato entusiastici consensi, le scommesse sul futuro di questo astro irlandese si accettano tutte a cuor leggero.

La collezione dell'inverno 2011 ha dissipato, se mai ce ne siano stati, gli ultimi scetticismi. La forza sta tutta nella semplicità e nella coerenza dell'ispirazione. Trasparenza, innanzitutto. La camicia è ridotta ad uno scheletro diafano, con maniche di velo e colletto abbottonato bene in vista; doppiata in velo anche la gonna, ed è un'azzeccata iniezione di femminilità. Altrove, invece, le giacche sono mascolini doppiopetti e i cappotti scivolano dritti, concedendosi solo qualche innesto di pelliccia. Il nero dell'abitino in pelle e dei pantaloni dalla finitura lucida regola il tutto con un pizzico di pepe rock, stagliandosi contro una selezione cromatica che alterna il beige al corallo e al cipria.

Menzione speciale per le scarpe. Stringate da uomo a tutti gli effetti, sopraelevate da un tacco in plexiglass di rara bellezza.

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PPT4U presenta Factory, il nuovo hub phygital milanese che ridefinisce la produzione creativa

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Factory non è un semplice studio fotografico, ma una vera piattaforma produttiva innovativa e sostenibile, pensata per accompagnare i brand nella creazione di contenuti capaci di raccontarli in modo autentico ed efficace

Il mondo della produzione creativa a Milano ha un nuovo indirizzo di riferimento, quello della nuovissima Factory di PPT4U. Oltre il concetto di tradizionale studio fotografico, con uno spazio di oltre 1.500 mq interni e 1.200 mq esterni derivante dalla riqualificazione di un ex hub logistico in zona Mecenate, Factory vuole essere una piattaforma produttiva che possa accompagnare i brand in un percorso comunicativo contemporaneo, fatto di creatività, tecnologia e velocità, esaltandone autenticità e coerenza.


L’idea di aprire questo nuovo spazio nasce con l'intento di offrire ai creativi e ai grandi marchi che si rivolgono a PPT4U un ambiente raw altamente avanzato sul piano tecnico, capace con estremo dinamismo di potenziare il processo creativo e di trasformarsi nello sfondo ideale per produzioni fotografiche, video, convention e sfilate.

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Lo studio interno di Factory.
Courtesy PPT4U

Cuore pulsante della struttura è un grande studio di 780 mq, unito a un riservatissimo cortile privato di 1.200 mq, che rende possibili installazioni artistiche, after-party esclusivi e attività logistiche che richiedono riservatezza e ampi margini a livello operativo. Attraverso il sistema di drive-in, lo spazio permette a veicoli e scenografie di trovare spazio in modo funzionale e pratico, facilitando la possibilità di realizzare produzioni in ambito automotive e allestimenti complessi senza la necessità di permessi o interventi esterni di grande impatto.

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Lo spazio esterno di Factory.
Courtesy PPT4U

«Con Factory non volevamo solo aprire un altro studio a Milano» ha affermato Johannes March, Founder di PPT4U, presentando il nuovo spazio «Volevamo creare un ecosistema dove l’efficienza logistica non togliesse nulla alla magia creativa. Oggi i brand hanno bisogno di velocità, spazi immensi e tecnologia, ma anche di un luogo che abbia un’anima. Factory è la nostra risposta alla "Content Velocity": un luogo dove puoi entrare con un’idea al mattino e uscire con una campagna globale alla sera». Per rispondere alle esigenze di mercato, che fanno leva su velocità e immediatezza, la struttura è stata concepita come un ambiente all-under-one-roof in cui è possibile gestire simultaneamente shooting (anche di livello premium), produzioni massive e attività di post-produzione, ottimizzando i budget, riducendo i costi, i tempi di spostamento e le complessità logistiche.


Una serie di qualità che si riflettono anche nell'attenzione verso la sostenibilità, valore fondamentale secondo la filosofia PPT4U: Factory, che con 100 kW di potenza e fibra ottica integrata rappresenta uno dei pochi spazi a Milano concepiti come vero hub phygital di nuova generazione, è dotata di certificazione energetica A3 e si alimenta attraverso un sistema di pannelli solari che riduce in modo significativo l’impatto ambientale. La struttura è pensata secondo un approccio human-centric che privilegia il benessere delle persone attraverso la creazione di greenrooms confortevoli, spazi relax, una cucina professionale interna e pratiche plastic-free rendono l’esperienza più fluida e rispettosa sotto molteplici aspetti.

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Alcuni spazi interni di Factory.
Courtesy PPT4U


La risposta perfetta alle esigenze dei più grandi brand che, al giorno d'oggi, cercano sempre più location che abbiano molteplici volti: che siano allo stesso tempo studio, venue, hub produttivo e spazio digitale. Confermati dalla recente edizione della Milano Fashion Week e dalle analisi delle principali istituzioni internazionali, i dati mostrano una domanda crescente di spazi phygital, ovvero luoghi tecnologicamente avanzati ma sostenibili, capaci di ospitare format fluidi, che uniscono presentazione, show, shooting e party in un’unica narrazione. In questo scenario si posizione Factory, fornendo agli organizzatori di eventi un’unica infrastruttura facilmente malleabile, in grado di passare con naturalezza da uno show interno a un party esterno, da uno shooting high-end a una diretta social globale senza barriere.

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Courtesy PPT4U


«Milano aveva bisogno di uno spazio che respirasse. Con Factory abbiamo voluto dare agli event planner una tela bianca ma con un carattere fortissimo» racconta March «Il nostro cortile di 1.200 metri quadri è un unicum in città: permette di creare un flusso continuo tra dentro e fuori, trasformando una presentazione prodotto in un festival. Chi sceglie Factory non cerca il salone affrescato, cerca l’energia della metropoli contemporanea». L'indirizzo per respirare questo nuovo flusso creativo? Via M.F. Quintiliano 20, nel cuore della zona Mecenate a Milano.

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A tu per tu con Aza Ziegler, la fondatrice del marchio californiano Calle Del Mar

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Con i suoi completi in viscosa colorata, dall'allure vintage e sofisticata, Calle Del Mar è diventato uno dei brand emergenti più desiderati. Con la sua founder abbiamo parlato di origini, valori e novità per la stagione autunnale

Aza Ziegler ha poco più di trent'anni, il viso dolce e un modo gentile di raccontarsi e di raccontare il suo mestiere. O meglio la sua creatura, il brand californiano Calle Del Mar che negli ultimi anni ha spopolato grazie a un'estetica riconoscibile abbinata a una ricerca, in termini di materiali, sofisticata e approfondita.

Nata in California, ma volata a New York per conseguire una laurea al Pratt Institute di New York, Ziegler ha racchiuso nel suo marchio molte parti di sé: la tradizione familiare legata all'uncinetto e alla maglia – che come scoprirete tra un po' porta con sé anche un po' di italianità – la semplicità, anche nel fare un prodotto di lusso, e l'aver cura dei processi, di come una cosa viene realizzata e da chi.

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Aza Ziegler, founder di Calle Del Mar.
Courtesy of Calle Del Mar

Volata a Milano in occasione della fashion week, abbiamo avuto il piacere di incontrarla oltre che di vedere e toccare con mano le sue creazioni, facendoci raccontare il progetto Calle Del Mar, dalle origini al presente. Con uno sguardo verso il futuro che ha in serbo tante, tante novità.

Come nasce il marchio Calle Del Mar?
«Calle Del Mar è un marchio luxury californiano, costruito sull'amore per l'artigianato, per materiali ricercati e tecniche tradizionali tramandate di generazione in generazione dalle donne della mia famiglia. La mia bisnonna, che era nata in Calabria, era un'appassionata di maglia e uncinetto, ho ereditato gran parte delle sue splendide creazioni, che continuano ancora oggi a ispirare i miei lavori».

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Courtesy of Calle Del Mar.


Il tuo brand è nato come un progetto personale.
«Calle Del Mar è iniziato come un progetto personale mentre studiavo al Pratt Institute di New York e si evoluto in una collezione vera e propria anni dopo, nel 2018, con la creazione del filato in viscosa simbolo del brand — sviluppato in collaborazione con un’azienda a conduzione familiare in Italia e ispirato all’abbigliamento sportivo vintage degli anni ’30 e ’40. Da allora ci siamo ampliati includendo il cashmere — la nostra categoria più recente, che in questo momento mi ispira profondamente».

« Calle Del Mar incarna la semplicità e l’eleganza, creando capi senza tempo pensati per essere indossati, amati e tramandati. »

Calle Del Mar segue dei principi ben definiti.
«Il brand affonda le sue radici nella tradizione e in una produzione lenta e consapevole: la maggior parte dei capi è lavorata a maglia o all’uncinetto a mano entro un raggio di 30 miglia dallo studio californiano del marchio, principalmente in laboratori a conduzione familiare gestiti da donne. Recentemente abbiamo anche ampliato la produzione in Italia, rimanendo fedeli alle nostre origini e collaborando con fabbriche a gestione familiare. Calle Del Mar incarna la semplicità e l’eleganza, creando capi senza tempo pensati per essere indossati, amati e tramandati».

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Courtesy of Calle Del Mar.

Che tipo di narrazione vuoi trasmettere con il tuo brand?
«Vengo da una lunga tradizione familiare di donne italiane che creavano con le proprie mani. Ho avuto la fortuna di imparare da loro, e questo mi ha ispirata a diventare una designer. Amo profondamente il processo del "fare" – per questo il nostro è un business fortemente incentrato sul prodotto, e credo che questo si percepisca chiaramente quando si entra in contatto con i nostri capi dal vivo. Tutto nasce dall’intuizione, dalla memoria, ed è racchiuso nelle sensazioni e nei dettagli. Siamo profondamente impegnati a realizzare capi in modo lento e consapevole, affinché durino nel tempo».

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Courtesy of Calle Del Mar.



Cosa vuoi che le persone provino o immaginino indossando i tuoi capi?
«Calle Del Mar dovrebbe far sentire le persone a proprio agio, sensuali, sicure di sé e naturalmente cool. La mia visione è che questi capi evochino un senso di nostalgia in chi li indossa. Ogni pezzo è pensato per essere vissuto e amato — per molti anni — portando con sé lo spirito e la cura delle mani che lo hanno realizzato. Ogni capo è creato per durare, per vivere molte vite e per essere tramandato come un’eredità, celebrando il processo artigianale che lo ha generato e incarnando l’eleganza senza tempo del vero artigianato. Spero che i nostri capi trasportino chi li indossa in un luogo sereno, dove possa sentirsi la versione più straordinaria di sé stesso… indossando i nostri completi!».

« Integrità e durabilità sono il cuore di tutto ciò che facciamo. »

Il tuo brand si fonda sulla collaborazione con fabbriche locali gestite da donne e sull’utilizzo di materiali di qualità — quali sono le sfide più grandi nel restare fedele ai tuoi principi di sostenibilità?
«Qualità, artigianalità e sostenibilità hanno un costo, sia in termini di tempo che di risorse.
Sviluppare ogni capo con attenzione, trovare artigiani che da generazioni tramandano queste tecniche nelle loro famiglie, proprio come è successo nella mia, richiede tempo. E un approvvigionamento responsabile è spesso costoso e lento. Ma siamo profondamente impegnati nella nostra missione, ed è proprio questo che rende il nostro prodotto un vero lusso. I nostri partner — dai filatori ai produttori —condividono questa visione e ci supportano nel realizzarla. Continuano a migliorare le loro pratiche sostenibili, passando dall’uso di sistemi di riciclo dell’acqua per la tintura alla riduzione degli sprechi. C’è un entusiasmo reale intorno all’innovazione, e al contempo al ritorno a un modo di produrre più autentico, rispettoso della terra. È un processo continuo, ma dedichiamo moltissimo tempo alla fase di sviluppo di ogni capo e di ogni nuova fibra che utilizziamo. Questo lavoro di perfezionamento ci permette di presentare al mondo solo pezzi in cui crediamo davvero, con orgoglio. Integrità e durabilità sono il cuore di tutto ciò che facciamo».

Hai iniziato mentre studiavi ancora. Quali sono stati i passaggi chiave che ti hanno permesso di trasformare un’idea in un vero brand?
«Sono sempre stata una persona che dà tutto se stessa al lavoro. Ho immaginato Calle Del Mar ancora durante gli studi e sono stata molto fortunata a vedere la mia collezione accolta da alcuni negozi fantastici appena dopo la laurea. Erano i primi tempi di Instagram, molte persone venivano scoperte grazie a questo strumento e io non sono stata un’eccezione. Dopo la laurea, ho ricevuto una borsa di studio che mi ha dato uno spazio gratuito dove creare, sognare e sperimentare. Ho preso tutto con calma, bilanciando altri lavori finché non è arrivato il momento di dedicarmi completamente al progetto. Ho bussato alle porte delle fabbriche finché non ne ho trovate alcune disposte a collaborare con me, ho inviato email a freddo ai negozi, senza paura. Ma ogni passo è stato intenzionale, basato sulla pazienza, la tenacia e la passione. Ho sempre seguito la mia intuizione e, all’inizio, sono rimasta molto concentrata su dove volevo arrivare. Questo mi ha aiutata a raggiungere il mio obiettivo. Siamo davvero un’azienda guidata dal prodotto, e ho sempre pensato che se fossi riuscita a far vedere i nostri capi alle persone giuste — fabbriche, clienti — questi avrebbero creduto nella visione. Il passaparola ci ha aiutati a crescere e continua a farlo ancora oggi!».

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Close up su due completi signature di Calle Del Mar.
Credits: Calledelmar.us

Quale capo o tipo di abbigliamento ti rappresenta meglio e riflette più chiaramente lo stile di Calle Del Mar?
«Calle Del Mar è conosciuto per i suoi iconici set lavorati a maglia e all’uncinetto — pezzi senza tempo ma moderni, che combinano sensualità e leggerezza. Ciò che ci ha fatto conoscere sono stati i nostri set in viscosa estiva: cardigan aderenti, set patchwork, che catturano quell’eleganza costiera senza sforzo. Ogni capo scintilla con una lucentezza setosa e un’aura di lusso da vacanza — perfettamente brillante, sexy e scivoloso. Partendo da queste basi, la nostra collezione si è ampliata includendo il cashmere, una categoria che ho sempre desiderato per la sua morbidezza e raffinatezza senza pari. Il nostro Western Cashmere Set, protagonista della collezione autunnale e uno dei nostri best-seller, racchiude i motivi distintivi del brand e le silhouette rilassate — incarnando quella sofisticatezza disinvolta che definisce Calle Del Mar».

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Londra celebra il design e la moda al Serpentine Summer Ball 2025

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Parata di stelle ieri notte a Londra in occasione dell'atteso Summer Ball 2025: Sennait Ghebreab ci racconta la serata esclusiva

L’estate londinese è ufficialmente iniziata con uno degli eventi più glamour e culturalmente significativi del calendario internazionale: il Serpentine Summer Ball, andato in scena proprio ieri, 24 giugno 2025 nei suggestivi giardini di Kensington, a pochi passi dalla iconica Serpentine South Gallery.

Il Serpentine Summer Ball e il Pavilion 2025

L’evento, ormai appuntamento fisso della stagione, è molto più di una semplice festa: è un crocevia dove si incontrano arte, moda, architettura e jet set internazionale, celebrando al contempo l’inaugurazione del Serpentine Pavilion 2025, firmato quest’anno dalla rinomata archistar bengalese Marina Tabassum.

Il Pavilion, che cambia volto ogni anno grazie alla visione di un diverso architetto di fama mondiale, diventa il cuore pulsante di una serata in cui la creatività si manifesta in tutte le sue forme.

Come ogni anno, uno dei momenti più iconici del Serpentine Summer Ball è stato l’arrivo delle personalità: una vera e propria parata di stile, cultura e potere. A dare ufficialmente il via alla serata, il sindaco di Londra Sadiq Khan insieme alla deputy mayor Justine Simons, da sempre sostenitrice delle arti.

Sul tappeto verde del Serpentine Summer Party, illuminato da flash e sguardi ammirati, una costellazione di star, artisti e menti creative ha trasformato la serata in un evento quasi cinematografico.

Tra gli ospiti d’onore, si sono susseguiti nomi di spicco come Cate Blanchett, Isha Ambani, Gugu Mbatha-Raw, Sonam Kapoor, Alicia Vikander, Rebel Wilson, Will.i.am, Minnie Driver, Isla Fisher, Skepta, Mahalia, Erin O’Connor, Obongjayar, Emily Carey, Eiza González, Sheila Atim, Dina Asher-Smith, Jessica Gunning, Thomas Heatherwick, Yinka Ilori, Grayson Perry, Edward Enninful, Peter Saville, Bianca Jagger, Sadiq Khan, Justine Simons, Caroline Polachek, Julian Knxx, Marina Tabassum, Lynette Yiadom-Boakye, and more.

A loro si sono uniti protagonisti del mondo della moda e dell’arte, come Seán McGirr, Daniel Lee, Charles Jeffrey, Chet Lo, Conner Ives, Dilara Findikoglu, Han Chong, David Koma, Harris Reed, Julien Dossena, Marco Capaldo, Samuel Ross, Ozwald Boateng, Patrick McDowell, Rebecca Vallance, Rejina Pyo, Sir Paul Smith e tanti altri, insieme a celebri muse e creativi che orbitano attorno all’universo Serpentine.

L’evento ha celebrato i 25 anni del celebre Padiglione, e per la prima volta ha visto la partecipazione di un Host Committee, presieduto dalla filantropa Isha Ambani e composto da figure di spicco del panorama culturale e imprenditoriale internazionale: Joy Crookes, Jamie Dinan, Elizabeth Miller, Yassmin Ghandehari, Lina Ghotmeh, Maja Hoffmann, Aarti Lohia, Eugenio López, Maya Martinos, Megha Mittal, Bob Pittman, Sybil Robson Orr, Matthew Orr, Sumayya Vally e Lynette Yiadom-Boakye.

Nel corso della serata, Cate Blanchett - tra le più ammirate e attese - ha preso la parola con un intervento sentito e profondo: “Sostenere le nostre istituzioni culturali e il loro potere di illuminare il mondo e il nostro posto in esso è di fondamentale importanza. È un onore co-presiedere il Serpentine Summer Party, un evento in cui tante forme creative - architettura, performance, musica, scienza, narrazioni digitali - si intrecciano. Ritrovarsi attorno a un padiglione ideato da Marina Tabassum, il cui lavoro sociale nel suo Paese, il Bangladesh, in particolare per affrontare le sfide vissute dai rifugiati Rohingya, è d’ispirazione profonda.”

Nel cuore di Kensington Gardens, tra arte, architettura e performance, la festa è stata un inno collettivo alla creatività come atto sociale, alla sperimentazione e alla bellezza che si rinnova ogni estate grazie all’impegno e al sostegno di una comunità globale appassionata.

Bettina Korek, CEO Serpentine

A rendere l’esperienza ancora più coinvolgente è stata la partecipazione di Bettina Korek, CEO, e Hans Ulrich Obrist, Direttore Artistico della Serpentine, che hanno accolto stampa e ospiti sottolineando come il Padiglione rappresenti una possibilità unica di collegare arte, architettura e pubblico in uno spazio che si rinnova ogni anno, stimolando riflessioni e nuove visioni.

In un sentito intervento, hanno ringraziato calorosamente partner, sostenitori e l’intera comunità internazionale che ha reso possibile il successo di questa edizione del Serpentine Summer Party, celebrando i progetti artistici che si estendono oltre le mura delle gallerie e si fondono con il paesaggio del parco, nel segno di una sperimentazione continua.

“Come diceva la nostra prima architetta del Padiglione, Zaha Hadid, ‘Non ci deve essere mai fine alla sperimentazione’,” hanno ricordato, ribadendo come, grazie alla generosità del pubblico globale e in particolare del neonato Summer Party Host Committee, lo spirito innovativo della Serpentine continuerà a vivere per tutta l’estate e oltre.

Il Summer Party si conferma così non solo simbolo di eleganza e mondanità, ma anche piattaforma pulsante dove il presente e il futuro dell’arte contemporanea si incontrano e si raccontano, tra ispirazione, visione e bellezza.

Il Padiglione 2025: architettura come memoria e luce

Svelato ufficialmente il 6 giugno ma celebrato in grande stile la notte del Summer Ball, il Serpentine Pavilion 2025 è firmato da Marina Tabassum, la prima architetta bengalese ad essere selezionata per questo progetto prestigioso.

Il titolo della sua opera, A Capsule in Time, è già una dichiarazione poetica: un invito a riflettere sulla natura effimera dell’architettura, sulla memoria e sull’identità culturale. La struttura, realizzata con il supporto di Goldman Sachs, si sviluppa lungo un asse nord-sud con quattro capsule in legno rivestite da materiali traslucidi che creano giochi di ombre e luci, come sotto una chioma di alberi o una tenda da cerimonia bengalese.

Una delle capsule è addirittura mobile, trasformando il padiglione in un ambiente dinamico e aperto a performance, dialoghi e momenti di raccoglimento collettivo.

“L’architettura è un mezzo per lasciare memoria,” ha dichiarato Tabassum, “soprattutto in luoghi come il delta del Gange, dove le case sono temporanee e il paesaggio muta continuamente. Questo padiglione è un ricordo che si attraversa, una soglia tra ciò che è permanente e ciò che passa.”

25 anni di Innovazione

L’edizione di quest’anno è particolarmente significativa: ricorre infatti il 25° anniversario del Serpentine Pavilion, un progetto che ha rivoluzionato il rapporto tra arte, architettura e spazio pubblico. Nato nel 2000 con un intervento pionieristico di Zaha Hadid, allora già acclamata ma non ancora affermata nel costruito, il Pavilion fu concepito come struttura temporanea per ospitare eventi estivi, diventando nel tempo una delle piattaforme più visionarie dell’architettura contemporanea.

Hadid, con il suo linguaggio fluido e dinamico, non solo diede forma alla prima edizione ma anche inaugurò una tradizione che avrebbe segnato profondamente il panorama architettonico globale.

Da quel momento, il Pavilion ha ospitato alcuni dei più audaci progettisti del nostro tempo - da Bjarke Ingels a Theaster Gates, da Frida Escobedo a Lina Ghotmeh - fungendo da trampolino di lancio, terreno di sperimentazione e lente d’ingrandimento sui temi più urgenti del presente.

In questa linea ideale si inserisce con grande forza Marina Tabassum, prima architetta del Sud-Est asiatico a firmare il padiglione. La sua proposta per il 2025 non è solo un gesto estetico, ma un atto politico e poetico: al centro del suo lavoro ci sono questioni fondamentali come il cambiamento climatico, la migrazione, la memoria collettiva e la spiritualità dell’abitare.

Dalla sua base a Dhaka, Tabassum porta avanti una pratica profondamente etica e territoriale, capace di coniugare tecnologia, cultura e sostenibilità.

Ne è un esempio emblematico il progetto Khudi Bari - una casa modulare, leggera e resistente, pensata per le comunità fluviali del Bangladesh, costantemente minacciate dalle inondazioni. Con il suo padiglione londinese, Tabassum estende questo impegno a una scala simbolica, offrendo al pubblico occidentale una riflessione intensa e necessaria su come abitare il mondo oggi.

Il futuro è adesso

Con il programma estivo di eventi live già in calendario - dai Park Nights alla performance art, passando per talks interdisciplinari - il Pavilion si trasformerà in un palcoscenico vivente.

È atteso anche un catalogo monografico con testi e conversazioni tra Tabassum e critici d’eccezione, pubblicato da Serpentine e curato da Wolfe Hall, in uscita nelle prossime settimane.

In un’epoca in cui il design rischia spesso di essere un semplice ornamento, il lavoro di Marina Tabassum ci ricorda che l’architettura può essere un atto di cura.

E il Serpentine Summer Ball ne è la celebrazione più scintillante: un momento in cui arte, pensiero e bellezza si danno appuntamento sotto le stelle… come direbbe Shakespeare un vero midsummer’s night dream!

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Il mondo della produzione fotografica è su misura con PPT4U e BAR Studios

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Dalla moda al design, dal food all'arredamento, vi presentiamo PPT4U, una realtà che mette al centro l'identità dei brand e li racconta con un approccio tailor-made

In un mondo che ci travolge quotidianamente con un flusso continuo di stimoli e informazioni che scorrono alla velocità della luce, fare qualità concentrandosi sul contenuto, sul messaggio, può sembrare una sfida non da poco.

C'è una realtà che questa sfida l'ha accolta e la affronta quotidianamente attraverso produzioni realizzate su misura, con un occhio attento per le esigenze dei brand clienti. Avevamo parlato con il suo fondatore di recente, Johannes March, approfondendo la professione di producer, di come sia cambiata negli anni e di cosa comporti, e ora vogliamo raccontarvi ancor più da vicino come funzionano le realtà che ha creato.

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PPT4U nasce nel 2010, quando March ha un’intuizione: si accorge che nel mondo della produzione fotografica eCommerce manca un vero approccio su misura. All’epoca, anche i grandi brand del lusso si accontentavano di rivolgersi a fornitori standardizzati, che tendevano a proporre sempre lo stesso stile,
ignorando l’identità e la natura che caratterizzano ogni marchio.

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È qui che Johannes decide di cambiare le regole del gioco puntando su un concetto di servizio tailor-made, realmente su misura, costruiti attorno alle reali esigenze del cliente. Un approccio poco diffuso all'epoca ma che oggi è diventato comune.

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A sinistra, foto Courtesy of Borsalino / PPT4U - A destra, foto Courtesy of Save The Duck / PPT4U

Dall'apertura del primo studio a Milano, in zona Porta Romana, al trasferimento in una location più grande in zona Lambrate passa pochissimo tempo e, nel 2020, neanche questo spazio basta più: è l'anno in cui nasce BAR Studios. Con oltre 1.000 mq progettati per offrire un'esperienza di produzione
all'avanguardia, con una cura maniacale per i dettagli, BAR Studios nasce inizialmente come spazio interno di PPT4U. Richiesto per servizi di art buying, casting, location scouting, produzione e post-produzione di foto e video a livello globale, questo spazio è divenuto oggi un vero e proprio hub creativo.


Courtesy of Ginori 1735/ PPT4U

Nel 2022 prende forma una nuova divisione dedicata alle produzioni high-end, che si affianca a quella già esistente focalizzata sull’e-commerce, con l'obiettivo di puntare ancora più in alto per offrire oltre a campagne pubblicitarie ad alto impatto visivo, anche la possibilità per il cliente di avere un unico interlocutore per tutte le sue necessità, rendendo i processi lavorativi più fluidi e non più suddivisi in dipartimenti troppo delineati.

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Ppt4u si evolve e diventa PPT4U Group: un gruppo con tre anime – Studios, E-commerce, High-end – che dialogano tra loro, con un’organizzazione solida e chiara, con team che lavorano in sinergia,
condividendo informazioni e ottimizzando tempi e risorse.

Nel 2023 il gruppo accelera ancora, investendo in tecnologia e ampliando il suo team con figure chiave in ambito finance ed e-commerce, e lanciando lo sviluppo di un software proprietario di DAM - Digital Asset Management. Un sistema che, dopo un anno di progettazione, debutta nel 2025 per la gestione delle immagini e dei video e-commerce, con l’obiettivo di integrarlo anche nelle produzioni high-end e con la possibilità di creare un archivio digitale permanente a disposizione dei brand. Un primo passo verso un futuro che comprende, da qui a 5 anni, l'obiettivo di diventare un punto di riferimento internazionale non solo in ambito moda, ma anche per i settori del design, dell'arredamento, del food e dell'hospitality.

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Courtesy of Tom Ford/PPT4U.

Quello di PPT4U si pone come un percorso importante nell'ambito del mondo delle produzioni, un esempio in termini di diversificazione e e creazione di soluzioni su misura che ben si installa nel mercato globale odierno, sempre più esigente e interconnesso.

Photo credit: Courtesy of PPT4U Group