Enrico: una collezione "trasparente"
Fotogallery Enrico: una collezione “trasparente”
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Lo scenografo e costumista Enrico Picasso ama gli oggetti in vetro e cristallo. Dalle forme più consuete di calici e ampolle ad una sciccosa rarità: i poggiaposate
Lo scenografo e costumista Enrico Picasso ama gli oggetti in vetro e cristallo. Dalle forme più consuete di calici e ampolle ad una sciccosa rarità: i poggiaposate
“Datemi un minuto, voi intanto mettetevi comodi”. Presentarsi al meglio per chi è abituato a stupire i clienti con allestimenti memorabili e a tradurre in vestito il fascino di una storia non è vanità, ma una delle tante forme possibili della buona creanza. Un'occhiata in giro per dissimulare l'attesa, ed ecco ci si accorge di questa presenza fragile e luccicante. Candelabri, flaconi e bottiglie da liquore, ma anche semplici suppellettili decorative. Enrico finalmente viene a noi e con gentilezza racconta. “Ho iniziato con la stella a sei punte in vetro molato, un pezzo francese degli anni '20. Non avevo in mente una collezione e tutt'ora non la sento tale”. Stranamente ci accorgiamo di bisbigliare le domande, come per paura di rompere qualcosa. Con mobili e ripiani gremiti di vetro l'ansia da ospite maldestro deve essere una costante. E invece no, il padrone di casa ci rassicura sulla propria serena indifferenza. “La mia raccolta non è nata per essere riposta in credenza. Anche se un pezzo cade, i frantumi sono parte della sua vita. A me basta ricordarlo così com'era, e tutto resta come prima”.
Nella selva tintinnante dei cristalli si notano numerosi doppioni. “Mi piace la ricchezza di più oggetti nell'insieme, il dettaglio goduto nella coralità. Se replichi un singolo elemento, ne rafforzi la sua suggestione. È una verità che spesso metto in pratica anche sul lavoro”. Infine, la curiosità si appunta su certe barrette trasparenti mai viste prima. “Sono dei poggiaposate, un uso aristrocratico che si è perso negli anni. Da fanatico della tavola apparecchiata, be', non posso farne a meno”. Verrebbe da pensare che Enrico coltivi la sua passione anche documentandosi, ma a quanto pare non c'è migliore guida del suo gusto personale. “L'occhio che cade sulla bancarella, magari per caso, regala il brivido dell'intenditore. Chi è innamorato del bello finisce per trovarne ovunque, in un mercatino come durante un viaggio. Mi basta un vetro, un'emozione che vi si rispecchi, ed il gioco è fatto”.
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