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Bianca Gervasio per Mila Schon: intervista esclusiva

Bianca Gervasio per Mila Schon: intervista esclusiva

Fotogallery Bianca Gervasio per Mila Schon: intervista esclusiva

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Giovanissima, determinata e piena di talento. Solo per noi di Grazia.it,  cinque minuti con Bianca Gervasio, designer di Mila Schon

Chissà se, da bambina, quando disegnava abiti per immaginarie  figurine femminili, Bianca Gervasio avrebbe mai immaginato di  diventare a soli 27 anni il direttore creativo di una maison come Mila  Schon?
Nata a Molfetta, in Puglia, nel 1979, studi all'Istituto  Marangoni prima e uno stage in un atelier di abiti da sposa poi, nel  2002 entra da Mila Schon come collaboratrice, nello stesso perido sfila  per Alta Roma.
Nel 2006 vince NUDE a Milano. Un anno dopo, diventa  direttore creativa di Mila Schon.
Giovane, determinata e ha  reinterpetato con una veste fresca e contemporanea lo stile della  maison. Creatrice di una moda morbida, discretas ma estremamente  femminile Bianca ci ha raccontato in esclusiva a Grazia.it ispirazioni,  sogni e progetti per il futuro.

Qual è una tua giornata  tipo?
Faccio colazione col tè verde, poi parto subito per il  lavoro, per l'ufficio o per l'azienda, dipende poi dai fornitori e da  tutto quello che c'è da fare in base al programma della giornata.  Piccolissimo break per il pranzo ma è raro, non capita spesso…e al  pomeriggio si continua. La sera è il momento in cui riesco a ragionare, a  creare, disegnare, è il momento per abbinare i colori, così il giorno  dopo so già cosa presentare.

Che cos'è per te creatività?
La  creatività è un modo per esprimersi, con la manualità, con il poter  elaborare e realizzare qualcosa, è un modo per riuscire a tirar fuori  quello che abbiamo dentro, i nostri sentimenti, le nostre emozioni e  riuscire a trasmetterlo agli altri tramite un oggetto, un dipinto, una  fotografia, un capo, un abito, una scultura. E' la cosa più bella che ci  possa essere.

La determinazione e la passione
La  passione si lega comunque alla determinazione, però è legata soprattutto  al mondo creativo, alla sfera creativa e alla sfera dei sentimenti. Per  esempio quando devo tagliare un abito ho disteso sul tavolo il tessuto:  per me quello è il momento più passionale e speciale per il mio lavoro.  La passione mi aiuta a tagliare il capo e a posizionarlo poi sui  manichini, in modo creativo. E quindi questa passione la trasmetto  direttamente alle pieghe, ai drappeggi, al capo stesso e alla persona  che indosserà questo capo.

La tua esperienza sartoriale  incide sulla tua creatività?
La mia esperienza sartoriale è  fondamentale per la mia creatività. Io normalmente lavoro sul manichino,  mi piace molto il poter costruire, strutturare un capo. Il diretto  contatto con la materia diventa proprio il mio modo di creare.

Eleganza,  rigida o senza forza?
L'eleganza può essere molto fluida, non  necessariamente rigida, dipende molto poi dalla persona che indossa  quell'eleganza.

Quali sono le cinque cose più importanti  della tua vita?
Le cose importanti della mia vita sono veramente  poche, non sono molto attaccate alla materia, alle cose in generale,  sono più attaccata ai rapporti umani, alle sensibilità e ai sentimenti,  all'essere vicina proprio alle persone. Però ci sono degli oggetti che  in qualche modo mi ricordano degli eventi, delle cose molto particolari e  importanti della mia vita. Il mio Borsalino è questo cappello  abbastanza importante per me perché l'ho portato sin da piccola, in  qualche modo mi ha differenziata da tutte le altre bambine che a 10 anni  certo non pensavano di portare un cappello maschile così, e invece io  lo portavo già e questo in qualche modo mi ha fatto pensare di avere una  forte personalità, di farmi considerare anche un po' speciale.
Questo  film, Inland Empire di David Lynch, che adoro come regista. In  questo film c'è in un certo senso l'apoteosi della sua poetica: lui  riesce in qualche modo a trasmetterci questa realtà terrificante ma solo  con dei suoni, con delle ambientazioni, con questi visi un po'  grotteschi, con i colori, con le luci, la fotografia. Lo trovo veramente  speciale, mi dà sensazioni molto forti e mi aiuta molto nella  creatività.
Questo diciamo che è uno dei primi abiti che ho  cucito da me con una vecchia stoffa anni 70 di mia mamma. Ero andata ad  una festa indossandolo. Qui ci sono le prime esperienze, qualcosa che mi  ricorda quello che io  sono stata e di come ho iniziato a cucire.
Una  delle prime volte che sono stata a Parigi, la mia mamma mi aveva  portato in una libreria del Louvre , che oggi ancora c'è, e avevo  acquistato questo libro: un piccolo dizionario del costume della  moda con tutte le parole in francese. Io ero già una forte appassionata  di moda e mia mamma mi ha spinto verso questo mondo, in maniera  inconsapevole, perché mi ha lasciato seguire quello che io avevo nella  testa.
Il mio primo abito doble, che ho indossato alla prima sfilata  della Mila Schön : è stato il momento in cui c'è stato il  passaggio di testimone dalla signora Schön a me, quando le ho  portato i fiori, sono uscita per la prima volta in passerella, è stato  molto molto emozionante: è un ricordo forte e pieno di emozione. Quel  momento è stato veramente formidabile.
Il White Album dei Beatles,  che io adoro: una musica veramente speciale, questo disco l'ho comprato  a New York, quindi mi ricorda comunque un bellissimo viaggio e anche  l'essere andata alla ricerca di queste cose così speciali, così  particolari in un mega posto pieno zeppo di dischi meravigliosi degli  anni passati.

Qual è la firma stilistica di Bianca  Gervasio?
La firma stilistica di Bianca Gervasio per Mila Schön  è decisamente il tratto un po' fluido, un po' curvo, togliere tutto  quello che è angolo, tutto quello che è geometria ma appuntita, è come  togliere tutta quella parte che irrigidisce l'eleganza. I tagli sono un  po' asimmetrici, un po' curvi, bicolore, hanno tutto questo mondo qui.E  poi in particolare ho fatto tutto un lavoro legato alle vestibilità, più  asciutte, più moderne, più contemporanee.
 
Un consiglio per i  nuovi stilisti
Ai nuovi stilisti parlerei di determinazione, di  passione, di non perdersi mai, ovvero di seguire comunque le scuole ma  in un certo modo: mai perdersi, non seguire una scuola semplicemente  perché si vuole fare lo stilista. Lo stilista è un insieme di cose, è  come essere il regista di un film.

Una scoperta recente
Una  scoperta che ho fatto di recente è sicuramente approfondire i rapporti  umani; non che non l'avessi fatto fino a ora, però diciamo che in questo  momento capisco che anche nel mondo della moda si possono approfondire i  rapporti umani perché c'è tanta gente simile a me, con tanta voglia di  comunicare, trasmettere delle emozioni. Questa scoperta mi rende molto  felice e mi aiuta a portare avanti comunque questo lavoro.

Il  passo falso stilistico definitivo?
Il passo falso stilistico  definitivo potrebbe essere quello di creare qualcosa della quale non si è  convinti, cioè mandare in passerella, piuttosto che mettere in  collezione, dei capi che sono legati soprattutto ad un mondo  commerciale, che sono importanti sì ma se non hanno dentro quel pizzico  di creatività non andranno da nessuna parte.

Vivere al  limite o dietro le quinte?
Mmmh, al limite.

Il  nero è un colore?
Sì.

Un mondo di pixel o scorci  impressionisti?
Scorci impressionisti.

Dipingimi un  quadro o scrivimi un libro?
Tutti e due.
 
Una fiaba o  un racconto fantastico?
Una fiaba.

Quale capo p/e  2011 sceglieresti per me ora?
Sceglierei un abitino in organza di  seta con farfalle oro perché fanno risaltare molto bene la tua  carnagione e mi piacerebbe tanto vederti indossare questo capo.

© Riproduzione riservata

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