Vittoria Puccini: «Sono una madre in prima linea»
L’impietosa luce di Zoom. Niente trucco. Il leggero segno degli occhialetti da piscina perché è appena tornata dall’abituale ora di nuoto. Nonostante tutto questo Vittoria Puccini è sempre bellissima.
Inoltre: è cortese come una principessa ma amichevole come una che conosci da sempre.
E in effetti è così. Basta percorrere al volo la sua carriera ventennale, dal debutto nel 2000 nel film di Sergio Rubini Tutto l’amore che c’è al successo popolare e televisivo di Elisa di Rivombrosa, per capire come oltre l’aspetto angelico ci sia una donna in parti uguali disciplinata e appassionata, entusiasta e professionale.
Ora è su Rai Uno (per quattro serate) una vicequestore del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online che dà la caccia a criminali che adescano minorenni in Rete. La serie thriller, diretta da Ciro Visco, si intitola Non mi lasciare ed è in gran parte girata in una Venezia un po’ magica e un po’ spettrale.
Più avanti uscirà al cinema la commedia Vicini di casa, tratta da un testo teatrale spagnolo, spassosa storia di coppia stanca (Puccini e Claudio Bisio) la cui vita sessuale viene improvvisamente movimentata dai nuovi vicini (Valentina Lodovini e Vinicio Marchioni), che sono ancora in piena e rumorosa luna di miele.
Versatile e sempre più matura come interprete, Vittoria, 40 anni compiuti da poco, recentemente è diventata presidente di UNITA, l’associazione di categoria che riunisce gli attori italiani e che spinge perché abbiano un contratto di lavoro e garanzie che adesso non hanno e che ha già fatto accordi con i Ministeri per far partire diverse iniziative tra cui una serie di incontri di formazione con gli insegnanti delle scuole.
Gli attori di cinema e teatro metteranno a disposizione il loro sapere (conoscenza del corpo, capacità di parlare in pubblico) per studiare nuove forme di didattica più coinvolgenti per i ragazzi. Insomma, non una cosa da poco.
Aveva mai immaginato che un giorno si sarebbe occupata anche in questi termini della sua professione?
«Né immaginato né programmato. Però, va detto, sono cresciuta in una famiglia in cui si parlava molto di politica, di leggi, di diritti e doveri dei cittadini. I miei sono stati attivisti da ragazzi e mio padre era docente di diritto amministrativo. Poi, certo, diventare presidente di questa associazione è stata una sorpresa».
Ama gli imprevisti?
«Amo che la vita mi sorprenda. Sono curiosa, non mi è mai passata la voglia di mettermi in gioco. Non prendo mai le cose sottogamba e quindi difendere la mia categoria è una missione seria e cerco di dedicarle tempo ed energia».
Nella serie Non mi lasciare si parla di ragazzi in pericolo, di quanto siamo o non siamo in grado di proteggere i nostri figli. Da madre di un’adolescente (Elena, 15 anni, avuta dall’attore Alessandro Preziosi, ndr) come vive questi temi?
«Io credo che il grande terreno di confronto oggi con i ragazzi siano i social. Le nuove generazioni sono molto più aperte al mondo, conoscono più cose rispetto a noi alla loro età. Sono più consapevoli delle differenze di colore, identità, sesso, provenienza. Una volta con mia figlia stavamo parlando di bambini che avevano due papà. Pensavo di doverle fare un discorso ma lei mi ha fermato dicendo: “Che problema c’è, io sono cresciuta guardando Modern Family”. Ecco io ho come sfida quella di dare a mia figlia gli strumenti per crescere davvero forte e libera. Sono però anche consapevole che la maggiore apertura dei social ha un altro lato della medaglia, quello estremo, proprio quello che raccontiamo in Non mi lasciare. Il mio personaggio indaga nel dark web, il luogo oscuro della Rete dove si praticano attività illegali, dove si può vendere e comprare di tutto: armi, droga, bambini. I ragazzi spesso vengono adescati proprio attraverso i social e le PlayStation, ecco perché non posso essere lasciati soli e un controllo degli adulti ci deve essere».
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Testo di Paola Jacobbi - foto di Federico De Angelis - Styling di Tamara Gianoglio
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