Rianne ten Haken: «Quando mi dicono che sono troppo sexy»
Rianne ten Haken è una delle top model più richieste e ora è la musa del nuovo profumo di Dsquared2. Qui posa per Grazia e racconta l’infanzia in campagna, gli infortuni in passerella e i no che la facevano finire davanti allo specchio a chiedersi: «Che cosa c’è di sbagliato in me?»
Se ti capita di intervistare un’attrice, anche famosissima, internazionale, bellissima, di solito succede sempre la stessa cosa: scopri che dopotutto è una donna normale. Che non è altissima, che ha qualche imperfezione che te la rende subito simpatica e magari scatena in te un po’ di competizione. L’effetto insomma è lo stesso di quando guardi su internet le gallery delle celebrità in vacanza per vederle senza trucco. Quando invece incontri una come Rianne ten Haken, tutto questo non vale più. Perché di fronte hai una donna che è tutt’altro che normale.
Occhi di ghiaccio, luminosi e abbaglianti, un sorriso generoso e un po’ largo, un metro e 80 di top model. Rianne è una bambola di 29 anni, che se tu ne avessi 12, vorresti tenerla nella tua cameretta dei giocattoli, per vestirla e pettinarla proprio come ha fatto lo stylist Michele Bagnara questa mattina, sul set del servizio fotografico di Grazia. E come stanno facendo truccatori e parrucchieri quando entro nella sua stanza dell’hotel Magna Pars di Milano. Le stanno sistemando una parrucca a caschetto ondulato castano scuro, come quella che Rianne indossa nella campagna pubblicitaria di Want, il nuovo profumo di Dsquared2, il marchio degli stilisti Dean e Dan Caten. Appena varco la soglia, sgrana gli occhi e mi dice: «Oh, sei bellissima!». Io, che con 10 centimetri di tacco e non arrivo alla sua spalla (e lei ora è scalza). Io, che mi considero sì abbastanza carina, curata, penso che questa versione maxi di Trilly Campanellino mi sta prendendo in giro. Non fosse che, dopo nemmeno cinque minuti, mi rendo conto, da come interagisce con gli altri nella stanza, da come guarda tutto curiosa e sorridente, che forse è vero quello che si dice di lei: è anche simpatica. Soprattutto quando prende in mano un paio di forbici e dice, scandendolo: «For-bi-ci: è la mia parola preferita in italiano. Senti come suona bene: for-bi-ci». Rianne ha iniziato la carriera di modella nel modo in cui sembrano cominciare tutte: scoperta da un agente mentre era a passeggio con i suoi genitori. A 15 anni ha vinto il concorso Elite Model Look. «Mamma ha subito detto di no. Ma poi io ho insistito e mi sono fatta accompagnare a Parigi per il concorso. Ho vinto e ho firmato il contratto con l’agenzia. Però ho iniziato a lavorare due anni dopo: dovevo prima finire il liceo».
Con il suo fisico, non aveva pensato prima di fare la modella?
«In realtà no. A parte che in Olanda sono tutti altissimi e io sono nella media. Ero molto giovane allora. Sono cresciuta a Lelystad, un paesino in campagna, nel mezzo di niente. Solo mucche e le mie due sorelle. Mai parlato di moda con loro, mai vissuto in città. Quando ho iniziato a sfilare, non sapevo neanche che cosa fosse il lavoro di modella, ero timida e mi sentivo strana. In questa professione non puoi neanche vestirti da sola: tutti ti toccano, ti guardano e parlano di te come se tu non fossi lì».
E la moda ora le piace?
«Tutti la amano. È qualcosa che abbiamo dentro, che sia un abito da sera o un bel paio di jeans, la moda è un modo di esprimere noi stessi. Certo, poi è anche un mercato internazionale che dà lavoro a tantissime persone».
Non ci sono mai state gelosie con le sue sorelle?
«In realtà no. D’altronde io sarò quella con le gambe, ma loro hanno il cervello» (ride). «La più grande, Joleni ha 31 anni e lavora all’ambasciata olandese di Bogotà, in Colombia. La più piccola, Annerieke, ne ha 25, ed è un’insegnante».
Di lei tutti dicono che è un raro esempio di modella simpatica. Le altre top model come sono?
«Veramente so essere odiosa anch’io, se ho avuto una cattiva giornata. Credo che se sei contenta di quello che fai, del tuo lavoro, se ti consideri privilegiata come faccio io, non puoi permetterti il lusso di essere scortese con gli altri. Sono una ragazza gentile, ma è una cosa che non si dovrebbe nemmeno notare».
In un ambiente molto competitivo, però.
«Negli anni ho capito una cosa: nel mondo della moda esiste una competizione senza regole. Uno più uno non fa mai due. Puoi essere la donna più bella del mondo eppure nessuno stilista potrebbe mai volerti in passerella. Per il mercato sei un prodotto e devi imparare a vederti come tale. Quando ti chiamano per una campagna pubblicitaria, non ti scelgono per la tua personalità, ma per quello che trasmetti a chi ti guarda: se sei fortunata, quello che sei è ciò che a loro serve in quel momento».
A lei quando è successo?
«Per esempio con i clienti americani, che non mi amano moltissimo: per i loro canoni la mia immagine è un po’ troppo sexy, quasi aggressiva. Ma sono quello che sono, non posso trasformarmi in una ragazza bionda e minuta».
Non mi dica che questa consapevolezza le è arrivata subito.
«Ovviamente no. All’inizio essere rifiutata fa parte del gioco. Poi, però, dopo che hai lavorato con i più grandi stilisti, fotografi e sei finita sulle principali riviste di moda del mondo, i no diventano molto duri da accettare. E allora non fai che guardarti allo specchio e chiederti: “Che cosa c’è che non va in me?”. Ma è proprio in quei momenti che devi essere sicura di te e, come dice la mia mamma, pensare solo a fare del tuo meglio».
Lei sta scardinando ogni mio pregiudizio sulle modelle. Sembra simpatica e saggia. Ora mi dirà anche che non è mai a dieta e che, anzi, mangia moltissimo?
«Mangio in modo molto sano e ne sono fiera. Sono cresciuta in una fattoria, quindi sono abituata a cibi semplici ma genuini, frutta e verdura mi piacciono e, ovviamente, non basta: mi alleno quotidianamente, faccio molto yoga, come sa chi mi segue su Instagram. Quando ti nutri con equilibrio, restare in forma è più facile. È tutta una questione di trovare il modo di ascoltare il tuo corpo».
Quali sono le sue icone di bellezza?
«Lauren Hutton. E poi Romy Schneider, lei era semplicemente perfetta».
Lei è stata modella simbolo di Versace. Ed è legata a un rapporto duraturo con Dsquared2. Che cosa vi unisce?
«Gli stilisti Dean e Dan Caten per me sono come una famiglia e sono sempre stati molto sinceri con me, per questo siamo diventati amici. Quando sono sul set con loro sono rilassata come in vacanza. I fotografi Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin, che hanno curato la campagna del profumo Want, hanno reso tutto un divertimento. Ne avevo fatte altre così, ma questa mi è stata letteralmente cucita addosso. Non sono stata semplicemente “la faccia” di un prodotto. E poi adoro il sottofondo ricco di vaniglia di quest’essenza».
Che cosa le piace di più del suo mestiere?
«Essere indipendente, viaggiare, essere portata in posti meravigliosi che la maggior parte delle persone sognano. E ammetto che mi piace essere circondata dal lusso e avere la possibilità di poter indossare abiti unici. È lavoro, certo, ma una buona parte è anche divertimento».
Anche quando capita di cadere in passerella? A lei è successo a Milano, vero?
«Sì, certo: ero la prima ad uscire nel finale, con 30 altre modelle dietro di me. Al momento di girare, sbatto su una di loro e finisco a terra. Ma non è stata l’unica volta. In carriera mi è capitato anche di perdere le scarpe, gli orecchini, una volta ho letteralmente strappato un vestito camminando. Ma non è un dramma».
E che cosa invece prende seriamente?
«Non molte cose. Nella vita non scherzo se si tratta dei miei amici e della mia famiglia. Vivo a New York, ma torno a casa ogni due mesi. È importante per me non perdere il contatto con la mia vecchia vita, andare in bicicletta, ritrovare le persone alle quali voglio bene. Mi serve per staccare e rimanere con i piedi per terra».
Le piacerebbe tornare a vivere in Olanda?
«Dicono che, quando vai via di casa molto giovane, finisci per idealizzare il posto in cui sei cresciuta. Forse è vero, ma un giorno mi piacerebbe tornare a casa, sì».
Quella della modella è una carriera che non dura tantissimo. Ha già pensato al dopo?
«Pianificare il futuro adesso è impossibile. Credo che a 29 anni puoi ancora lasciarti trascinare dalla corrente. Poi chissà, ho un diploma, sono maestra di yoga, qualcosa farò. Un’idea di business ce l’avrei già: aprire in Olanda una catena di manicure alla moda. Lì praticamente non ce ne sono. Io invece sono ossessionata dalla manicure e sono bravissima con lima e smalto: guarda».
La modella interrompe l’intervista e inizia a mettersi da sola lo smalto. Nel frattempo mi spiega che quest’anno bisogna assolutamente avere le unghie a mandorla, perché quelle squadrate non si portano e poi ingrossano troppo le dita. La preparazione è finita. Rianne si infila nel vestito fatto su misura per lei dai Dsquared2 per la presentazione di stasera.
«È bellissimo! Non ho mai avuto prima un abito fatto apposta per me. Non dovrò mica ridarlo indietro?». Quando le dicono che invece dovrà, mi si avvicina e sottovoce, ridendo, in modo però che la sentano tutti, scherza: «Mi sa che invece me lo tengo. Tanto domattina parto all’alba per New York e quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi».
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