Pierre Cosso: il tempo della rumba
È stato l’idolo delle ragazze in un film cult degli anni 80, II tempo delle mele 2. Poi è sparito in Polinesia con il figlio a bordo di un catamarano. Oggi l’attore francese Pierre Cosso torna in tv a Ballando con le stelle. E, dopo 15 anni vissuti in mare, sta pensando di gettare l’ancora
Pensavo che Pierre Cosso fosse un uomo abituato a vivere della propria immagine, fin da quando, a 20 anni, è diventato l’idolo globale delle teenager, il più desiderato. Il protagonista di un film pop diventato di culto negli Anni 80: Il tempo delle mele 2, con Sophie Marceau. Pensavo che i suoi occhi blu, anche oggi che ha 54 anni, sarebbero stati il colore di fondo di un’ intervista in cui lui si sarebbe tenuta ben stretta la parte del seduttore. E invece Cosso, oggi nel cast di Ballando con le stelle, il programma del sabato sera di Rai Uno condotto da Milly Carlucci, è un uomo con la voce allegra e una storia strana. Quella di una persona famosa che è stata capace di chiudere la porta e lasciare la scena. Uno che era qualcuno nel mondo dei soliti noti, ma 15 anni fa ha preferito nascondersi in un posto dove è possibile sentirsi nessuno: in alto mare. In cerca di sé, probabilmente.
Strano tipo Pierre Cosso, divo francese, icona internazionale, sparito dalle scene per anni. Brevemente riapparso nel 2008 come protagonista di Anna e i cinque, fiction di Canale 5. Poi via di nuovo. A bordo di un catamarano che da molti anni è la sua casa, il suo mondo, la sua vita vera. Nei mari della Polinesia: lui e suo figlio Lino, oggi 11 anni, soli. Cosso ha scelto di fare lo skipper per turisti ricchi che magari gli dicevano: «Lei è identico a quell’attore, sa?». Mentre Lino studiava in barca, grazie a un programma di istruzione a distanza della scuola francese, e gli anni passavano. «Fra cielo e mare», dice Cosso.
Che cosa ci fa, oggi, uno così nel cast di Ballando con le stelle?
«In questi anni Milly Carlucci mi ha chiesto spesso di partecipare al suo programma, ma io non ero pronto. Avevo un figlio da crescere. Era lui la mia priorità, tutta la mia vita. Ogni mia scelta dipendeva dai suoi bisogni. E Lino voleva il mare».
Avete cominciato a vivere, voi due da soli, quando lui aveva 3 anni. Una grande avventura.
«Quando mi sono separato da sua madre, Lino è stato affidato a me e il nostro viaggio è cominciato. A un certo punto, quando è stato il momento di andare a scuola, ho pensato che fosse importante per lui vivere a Parigi, con la mamma: ci ha provato per due mesi e poi è tornato da me e dal nostro catamarano. Voleva il mare, la Polinesia, la libertà».
Voleva il suo papà.
«Sì, anche quello, credo».
Adesso Lino è a Roma con lei. Insieme alla sua nuova compagna, Rautea, e a Noa, il vostro bambino di 4 anni. Hanno tutti lasciato la Polinesia per seguirla in questa avventura romana.
«Per loro non è facile adattarsi alla vita di una città. Ma quando ho deciso di partecipare a Ballando con le stelle hanno scelto di accompagnarmi in Italia e io sono felice di averli vicini».
Ha avuto paura, quando ha deciso di tornare sulla scena?
«Molta. Anzi, ho provato qualcosa di più della paura. Era angoscia: tirare la mia barca in secca, lasciare la mia vita, rimettermi sotto le luci della ribalta, dopo molti anni vissuti senza sguardi e senza specchi. Non è stato facile. Ma adesso che sono qui va tutto bene. In Polinesia ho imparato a vivere completamente nel presente. Eccomi, sono qui».
Chi le ha insegnato a sentirsi dov’è?
«La mia compagna. Rautea è polinesiana e non sa che cosa sia la vita occidentale, sempre concentrata su quello che sarà domani. Me lo dice ogni giorno: oggi siamo qui. E questo è tutto ciò che conta».
Dopo 15 anni vissuti senza specchi, che cosa vede oggi guardandosi?
«Un uomo invecchiato. A volte sembro mio padre: quella faccia che amavo quando ero bambino. Più vado avanti, più capisco di non avere tempo da perdere: cerco di prendere tutto e di condividere tutto. Con le persone che amo e anche con quelle che nemmeno conosco. Cerco di imparare ogni giorno qualcosa».
Oggi che cosa ha imparato?
«Fisicamente, a ballare la rumba cercando di diventare quello che ancora non sono: una persona che sa muoversi con eleganza. Psicologicamente, a tener conto delle paure degli altri. Le difficoltà della mia famiglia, che sta vivendo in una realtà nuova. L’ansia della mia maestra di danza, Maria Ermachkova, che a volte teme di non riuscire a insegnarmi a dare il massimo in pista. Oggi so che devo dare attenzione alle preoccupazioni degli altri».
Che cosa si aspetta da Ballando con le stelle?
«Che i miei figli dicano: “Ma guarda un po’, papà: alla sua età sta ancora imparando qualcosa”».
È stato l’idolo delle adolescenti, oggi vuole esserlo delle donne?
«Oggi sono Pierre, uno che ha avuto la fortuna, o la sfortuna, chissà, di essere conosciuto a 20 anni. E poi ha avuto una lunga storia, che lo ha portato qui e ora».
Che cosa c’è qui e ora, oltre al ballo?
«C’è la gioia di sapere che non ho più dubbi su quel che conta per me. Quando vado a letto la sera e quando mi sveglio la mattina, so per chi lo faccio: per la mia famiglia. Adesso so dove sono ancorato e questa certezza mi rende libero».
Anche di ballare?
«La danza è una gioia che non avevo mai sperimentato. Sto scoprendo molte cose che non conoscevo, compreso qualche muscolo che non sapevo di avere. E che dopo ore di allenamento mi fa male».
Quando Ballando finirà, tornerà in Polinesia?
«Sì, ma forse è arrivato il tempo di gettare l’ancora. Penso che lascerò la barca e mi stabilirò su un’isola: in una casa che guarda il mare, mentre io dipingo e compongo musica. E intanto i miei figli crescono. Al sicuro, dentro la nostra grande famiglia polinesiana».
Grande quanto?
«La mia compagna ha un nonno di quasi 100 anni, quando fanno una festa per il compleanno arrivano in 350. Tutti parenti, tutti insieme. Ecco, vorrei invecchiare così».
Prima di salutare Pierre, gli chiedo che cosa l’ha portato a lasciare tutto, molti anni fa: quale saggezza, quale follìa. «Ho sempre pensato che avrei voluto vivere in barca, fra il cielo e il mare. A 40 anni ho deciso di farlo perché non sopportavo più di sentirmi dire: “Se potessi...”. Potevo, tutti possono scegliere. La vita è una sola, ma le esistenze possono essere tante». Quella di oggi è “rumba”. Domani, chissà.
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