È contessa, va a cavallo, vive nel jet set, ma lavora la terra. Merito di una famiglia che, spiega a Grazia, le ha insegnato a non dare per scontati i suoi privilegi. E sono questi i valori che Matilde Borromeo vuole trasmettere ai suoi figli. A cominciare dal suo prossimo impegno: salire in sella per le donne maltrattate
Matilde Borromeo detesta aspettare, quindi non infliggerebbe mai a un altro il tempo dell’attesa. Ragione per cui ha preventivamente annunciato un ritardo, suo, che in realtà non c’è stato. Infatti arriva all’orario previsto, a bordo di un’auto nera collegata a un rimorchio. Scende, saluta, scarica le sue due cavalle, le porta nei box. Torna a passo veloce, prende la scopa di saggina, pulisce il rimorchio da fieno ed escrementi, sbatte le scarpe su una ruota per sbarazzarsi del fango, sposta una ciocca di capelli dal viso senza trucco. Tutto a posto: l’intervista può cominciare.
Matilde, 33 anni, ha la bellezza lunare e astratta che ci si aspetta dal suo rango (suo padre, Carlo, è Conte d’Arona). Ma è una donna concreta e ha ben in testa la lista delle priorità: «Troviamoci subito qualcosa da mangiare e un posto dove chiacchierare tranquille». Detto, fatto. Due minuti dopo siamo davanti a un panino e a una bottiglietta d’acqua, in un ufficio vuoto del Centro Ippico di Vermezzo (Milano), immerso nel verde del Parco del Ticino. Qui, dal 24 al 27 novembre, si terrà il più importante concorso internazionale ippico di salto a ostacoli, il Milano Winter Show. Matilde sarà la madrina dell’evento che, quest’anno, sponsorizzerà “SeeMe” (vedi a pagina 92), un’iniziativa a favore delle donne vittime di violenza. «Il 25 novembre l’Onu celebrerà il 20º anniversario della creazione del fondo per le donne maltrattate», dice Borromeo. «A noi è sembrato naturale dedicare a questo tema l’attenzione che merita e i fondi raccolti durante la gara».
Matilde è una delle sorelle Borromeo. La terza, dopo Isabella (41 anni, moglie del conte Ugo Maria Brachetti-Peretti) e Lavinia (39, moglie di John Elkann, presidente di Fca). Sono tutte nate dal matrimonio di Carlo Borromeo con la modella tedesca Marion Zota mentre dalla relazione con Paola Marzotto, arrivano invece Carlo, 34 anni, e Beatrice, 31, moglie di Pierre Casiraghi.
Una bella sfida, Matilde, coniugare il glamour senza tempo del suo mondo con un argomento duro e attualissimo come quello della violenza sulle donne.
«Ma io credo sia importante far arrivare anche qui un tema così forte e urgente. E dare il nostro contributo».
Declinare il mondo del privilegio con una realtà fatta non solo di durezza, ma anche di normalità: lei ci riesce?
«È una cosa che devo fare, anche come madre per educare i miei figli a stare nel mondo, quello vero. Ho due bambini (nati dal suo matrimonio con Antonius von Fürstenberg, ndr): Carl Egon, 5 anni, e Alexander Carlo, 4. Sono orgogliosa dei valori che ci arrivano dai nostri antenati, da un arcivescovo come Carlo Borromeo, il santo di famiglia. Voglio che i miei figli mantengano vivi umiltà e generosità».
È facile essere umili se si viene da una famiglia nobile?
«Io vedo più difficoltà a esserlo nelle persone che, per capacità e merito, sono riuscite a guadagnare tanti soldi velocemente. È difficile gestire il potere del denaro».
Lei è stata educata a farlo?
«Io sono nata nel privilegio, ma mio padre ci ha insegnato che per avere una cosa dovevamo guadagnarcela».
Oggi è una donna che gestisce un’azienda agricola nel pavese. Eppure vive a Milano, perché?
«Perché io e mio marito siamo una giovane coppia che ha anche voglia di divertirsi: la città ci dà possibilità di incontri e serate. La campagna è la mia passione e il mio impegno di ogni giorno. La mattina porto i bambini a scuola e poi guido per più di un’ora per raggiungere l’azienda. Dove mi aspettano un paio d’ore di riunione con i responsabili dei vari settori. E con mio padre, che è a capo di tutto. Io imparo, lavoro, urlo e sbraito».
Lei? Con quella faccia d’angelo?
«Guardi che io sono una iena. Quando mi arrabbio, vince la mia parte tedesca. Mia madre è una persona molto forte e io penso di aver preso molto da lei. Le donne mi capiscono, soprattutto quelle con i figli: il tempo è quello che è, ogni mezz’ora è un lusso e noi dobbiamo incastrare tutto».
Le sorelle Borromeo sembrano uscite da un libro sulle principesse. Lei è la più tosta di tutte?
«Abbiamo forze molto diverse. Io sono la più diretta: quello che ho da dire lo dico. E non sopporto le persone che si nascondono».
Andiamo avanti con la sua giornata tipo. Che fa dopo il lavoro in azienda?
«Torno a casa, sto con i bambini, li metto a letto. A volte devo uscire e invece vorrei svenire dalla stanchezza».
Come risolve?
«Mi prendo una pastiglia di integratore. E via».
Dalle stalle alle stelle.
«Io sto bene in tutti e due i mondi».
In panni molto diversi.
«Certo, se esco a cena sono vestita come si conviene. Ma, durante il giorno, giro così come mi vede: con i calzettoni lunghi, messi sopra i pantaloni da cavallo, pronti per essere infilati in un paio di stivali. Io vado anche a portare i miei figli a scuola vestita così».
Se lo puo permettere: è alta, magra, elegante e nobile.
«No, me lo posso permettere perché ho deciso di non sprecare tempo in travestimenti inutili».
Molto sicura di sé, direi.
«Al contrario. A mettermi un po’ di ansia a volte è il rapporto con le persone. Ogni tanto mi trovo a una festa in mezzo alla gente e non so attaccare un discorso. Sono un po’ troppo riservata, ecco».
Vede spesso le sue sorelle?
«Abbiamo tutte delle vite molto impegnate».
Le mancano?
«Sì, anche se non siamo esattamente cresciute insieme. Negli anni in cui crei i legami, io mi sentivo molto più piccola delle mie sorelle grandi. E vedevo Carlo e Beatrice solo nei fine settimana. Siamo cresciuti come fratelli, ma non sotto lo stesso tetto. Adesso che ho figli so che non è stata la stessa cosa. L’ affetto c’è, l’ amore anche, ma diventare grandi insieme è diverso».
Diceva che la sua mamma tedesca le ha passato forza e rigore. Mi parli del suo lato italiano. Dov’è?
«Credo che stia in una certa sensibilità verso le persone. E verso il bello, può sembrare cattivo nei confronti dei tedeschi, ma non so dirlo in modo diverso: la cultura italiana è molto più vicina alla bellezza. Noi ci viviamo in mezzo, anche quando non ce ne accorgiamo».
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