Lino Guanciale: «Ho deciso di essere un uomo migliore»
Meno male che di Lino Guanciale non ci si stanca mai. Perché in marzo l’attore, 42 anni, sarà onnipresente: su Raiuno con due serie, Noi, in onda dal 6, e Sopravvissuti, un thriller su un gruppo di naufraghi, dal 28. Mentre a teatro, il 26 dello stesso mese, debutta al Piccolo di Milano con lo spettacolo Zoo, scritto e diretto da Sergio Blanco.
Noi è l’adattamento italiano di This Is Us, una serie americana di enorme successo. È la storia di una giovane coppia che perde, durante il parto, uno dei suoi tre gemelli e che decide di adottare un neonato abbandonato, un bimbo di colore, nello stesso ospedale. Nella serie seguiamo i personaggi nell’arco di una trentina di anni: mamma Rebecca (l’attrice Aurora Ruffino), il padre Pietro, Lino Guanciale, e i tre figli: Claudio (Dario Aita), attore tv pentito, Caterina (Claudia Marsicano), in lotta perenne con la bilancia, e Daniele (Livio Kone), l’ex bimbo abbandonato, alla ricerca del padre naturale.
Lino Guanciale aveva cominciato a guardare This Is Us nel 2019. «Durante il primo lockdown», spiega l’attore, «mi sono visto le prime tre stagioni un episodio dietro l’altro. Trovo geniale l’idea di mescolare i piani temporali, per cui i diversi momenti delle vite dei personaggi vengono mostrati in ordine non cronologico». Per quanto riguarda Pietro, più che gli anni che passano, vediamo che a cambiarlo sono le relazioni con le persone che ama, i suoi figli, di cui si prende cura prima da neonati, poi da bambini, quindi da adolescenti. Un viaggio verso la maturità come genitore e come uomo.
La sua di maturità quando è arrivata?
«Intorno ai 30 anni. Per me è stata l’età in cui sono riuscito a ricongiungermi con il bambino che ero stato. La mia adolescenza, infatti, è durata parecchio, fino alla fine dei 20».
Com’era quel bambino?
«Passavo lunghi pomeriggi a leggere, a tentare di capire anche libri difficilissimi presi a caso dalla libreria dei genitori. Avevo passioni un po’ diverse dai miei coetanei: tra un libro e andare a giocare a pallone in piazza, la mia priorità era immaginare avventure».
Di che tipo?
«Saghe sul genere L’isola del tesoro, storie di pirati come quelle di Emilio Salgari. Mi divertivo a mettere in scena le loro storie da regista e interprete».
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