Laura Morante e la figlia Eugenia: «Quell'amore segreto che ci unisce»
Una certa inquietudine. La passionalità. I lineamenti dolci. La ricerca continua di stimoli. Sono i tratti comuni, o così parrebbe, di Laura Morante ed Eugenia Costantini: madre e figlia legate a doppio filo dalla vita e dall’arte.
E ora anche da Anita, la bambina avuta da Eugenia due anni e mezzo fa, che ancora non sa di appartenere a una stirpe di donne speciali.
Attrice, scrittrice e regista cresciuta nell’amore per la letteratura - è nipote di Elsa Morante, autrice del romanzo La storia - Laura è un volto tra i più amati del cinema, ed è strano sentirle dire che recitare non era il suo vero sogno. Lanciata da Nanni Moretti (Bianca) e Bernardo Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo), ha appena presentato al Festival di Cannes Mascarade di Nicholas Bedos, ultimo lavoro di una splendida sessantacinquenne che non si è mai accontentata di essere solo un’interprete: ha firmato regie (Ciliegine, Assolo), pièce teatrali (Io Sarah, io Tosca di cui è anche autrice) e racconti (Brividi immorali, La nave di Teseo).
Ed Eugenia, 37 anni, nata dal suo primo matrimonio con il regista Daniele Costantini, sembra averne ereditato l’esuberanza. Coinvolta nei film fin da bambina - a 12 anni era in Ferie d’agosto di Paolo Virzì - ha girato una trentina di titoli per il piccolo e grande schermo - la serie Boris, Manuale d’amore di Giovanni Veronesi - ma da figlia d’arte si è tormentata molto sulle sue stesse aspirazioni.
Per lei recitare è stato un sogno inconsapevole, per non dire proibito e autocensurato. Per Laura Morante è stata una realtà: un successo inaspettato trasformatosi in passione con gli anni. Oggi sono entrambe nella serie televisiva A casa tutti bene di Gabriele Muccino, da poco su Sky.
Qual era il vostro sogno di ragazzine?
LAURA. «La danza: mia madre diceva che avevo ballato prima ancora di camminare. Ho studiato classica per tanti anni senza però sentirmi mai all’altezza, neppure quando mi hanno preso nella compagnia de I Danzatori Scalzi. Dopo aver fatto teatro con Carmelo Bene hanno iniziato a chiamarmi i registi di cinema e a volte mi stupivo che scegliessero proprio me. Non esitavo a dire quello che non sapevo fare ma forse vedere una ragazzetta così incurante, che non sgomitava per avere la parte, li incuriosiva o magari li affascinava».
EUGENIA. «Ci sono cresciuta, a teatro e sul set. Uno dei miei primi ricordi è proprio di me in braccio a qualcuno davanti a una sala teatrale. Se mi chiedevano di girare una scena per un film mi divertivo, e mi veniva naturale. A 10, 11 anni scrivevo testi teatrali e giravo video, una volta riuscii perfino a far recitare tutta la classe: allora abitavamo nella provincia francese e c’era il marito di mamma che ci filmava (l’attore Georges Claisse, sposato da Morante in seconde nozze, ndr). Dopo però, per molti anni, mi sono chiesta se volessi recitare davvero».
Per tutte e due il cinema è stato una realtà, prima che un’aspirazione?
LAURA. «Diciamo un matrimonio d’interesse che solo col tempo è diventato d’amore. Era talmente più facile che ballare, si guadagnava di più. Lasciai la danza e, sen- tendomi libera per la prima volta, nel mio ultimo spettacolo fui finalmente brava: la rinuncia mi aveva liberata dalla tensione, e iniziai a temere che non sarei mai riuscita in ciò che mi stava a cuore davvero. E oltre la danza c’era solo la letteratura, perché io sono cresciuta tra bibliofili. Eugenia è più cinefila di quanto fossi io alla sua età».
EUGENIA: «Però nell’adolescenza pensavo a tutt’altro, pur avendo debuttato in una miniserie francese, La rivière Espérance. Ero presa a integrarmi a Parigi dopo il trasloco, poi a Roma gli ultimi due anni di liceo. Solo andare a New York nel 2011, con una borsa di studio della scuola di Susan Batson, mi ha aperto gli occhi».
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Foto di Fabrizio Cestari
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