L’American dream non sarà perfetto, però...
Due notizie dagli Stati Uniti (ci sono appena stata in vacanza e quindi sono interessata): entrambe positive per i cosiddetti diritti civili. Però una, ahimè, mi ha anche un po’ delusa. E soprattutto ha confermato che it’s a long way…
Si parla sempre dell’America come la terra della libertà, dove tutto, o quasi, è possibile. Nasci povero e - non c’è problema - puoi diventare miliardario. Sei nero, e fino a ieri oggettivamente discriminato, e ti eleggono Presidente.
Basta girare per le strade (come ho fatto io, per un paio di settimane, in quelle della California) per capire che la loro è davvero,
autenticamente, una società multietnica, aperta a tutte le culture, e che a tutti consente un’opportunità. Insomma l’American dream non è solo un mito letterario o cinematografico e questo spiega perché noi, vecchia Europa, che abbiamo tanta storia sulle spalle e siamo per questo saggi, ma anche, ahimè, disincantati, guardiamo spesso a loro come a un Paese tutto sommato giovane, che ha ancora energia e voglia di cambiare le cose.
Aggiungeteci, poi, che gli americani sono simpatici, cordiali, aperti al dialogo (talvolta anche non richiesti…) e soprattutto, per quel che mi riguarda, amanti della moda italiana: mai ricevuto tanti complimenti in vita mia per le mie scarpe…! Però una notizia che ho letto qualche giorno fa mi ha sconcertato e fatto un po’ ripensare a questo loro ruolo di avanguardia, soprattutto per quel che riguarda la parità tra i sessi, che è sempre un ottimo parametro per valutare il livello di democrazia di un Paese.
Leggo, ed è scritto con grande enfasi, che uno dei tre dibattiti presidenziali, gli incontri televisivi tra Barack Obama e lo sfidante repubblicano Mitt Romney, sarà condotto da una donna, Candy Crowley , giornalista della Cnn. Bene, no? Dico di più: normale, ovvio, banale. Niente affatto, se si considera (ed è questa la vera notizia) che non succedeva… da 20 anni!
Ma allora tutto il mondo è Paese... che delusione. Ci conforti, però, il fatto che tre sedicenni del New Jersey, evidentemente coscienti del problema, avevano lanciato una petizione online proprio per chiedere una donna moderatrice e più di 100mila persone avevano aderito. Vogliamo provare qui da noi?
Giro pagina e leggo un’altra notizia molto interessante e cioè che una donna, Tammy Smith , 49 anni, è stata nominata generale dell’esercito americano. Ottimo. Ma non è finita: il generale Smith è una gay dichiarata. Okay, i suoi capi avranno fatto finta di non sapere. No, niente affatto, perché, come vuole la tradizione, le stellette sulla divisa le sono state appuntate… da sua moglie.
Insomma, ed è questa la verità, in quel Paese sono capaci di cambiamenti, che qualche volta sono delle vere rivoluzioni, perfino in un mondo, come quello dell’esercito, che certo non brilla per apertura nei confronti delle donne e, più in generale, dei “diversi” (come ci aveva raccontato tanto bene Demi Moore nel suo Soldato Jane quando faceva l’attrice e non la moglie abbandonata).
Colpo finale: scopro che i generali dell’Army sono 260 e ben 60 sono donne! Va bene, ho capito, avete vinto voi (e non perdo neanche tempo a verificare la situazione italiana…).
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