Dimenticate la ragazza all’ombra di Tom Cruise. In questi quattro anni dal divorzio, Katie Holmes ha dimostrato di essere una single in gamba. Al cinema, dove ha debuttato alla regia, e come mamma di Suri, la figlia avuta dal divo. E anche se è ormai pubblica la relazione con la star Jamie Foxx, qui l’attrice spiega a Grazia perché sentirsi “il capo” è più divertente che avere un fidanzato
Ci sono solo due priorità nella mia vita: voglio fare bene il mio lavoro ed essere la migliore mamma possibile per mia figlia. Solo questo». Quando incontro Katie Holmes all’hotel Four Seasons di Beverly Hills, l’attrice mi accoglie con una frase che racconta molto di lei. Tra le righe significa: non chiedetemi se è vero che ho una relazione con il mio collega Jamie Foxx (i giornali americani la danno per certa, ma i due attori non hanno mai ufficializzato) e, per favore, evitate domande sul mio ex marito Tom Cruise. Katie, che ha divorziato dal divo nel 2012, vuole che si parli di quello che è riuscita a diventare per conto suo, senza essere messa in relazione all’uomo che ha (o non ha) accanto: un’attrice con una sua carriera, una madre single e, scopriremo, una donna che a 37 anni poteva benissimo accontentarsi di quello che aveva già, ma ha deciso di rischiare.
Un azzardo, per esempio, si chiama Touched with Fire, film ancora inedito in Italia, in cui interpreta una ragazza bipolare che s’innamora di un uomo affetto dallo stesso disturbo e prova a tornare alla normalità insieme con lui. Un altro passo che poteva essere rischioso è il film All We Had, la sua prima regia, molto acclamata all’ultimo Tribeca Film Festival di New York, che racconta il legame di una giovane madre e di una figlia che devono cavarsela da sole nell’America della crisi economica. Senza dimenticare il ruolo di Jackie Kennedy nella serie tv The Kennedys, che nei prossimi mesi tornerà con la seconda stagione, After Camelot (negli Stati Uniti viene chiamato “Camelot” il periodo della presidenza di John Fitzgerald Kennedy).
Di recente è stata una first lady, una ragazza affetta da disturbo bipolare, una madre al verde e ha debuttato come regista. Che cosa è stato più difficile per lei?
«Sono state tutte esperienze significative, ma il ruolo della ragazza bipolare è stato il più complicato. Sentivo addosso tutta la pressione di portare sullo schermo una donna malata e non volevo sbagliare per non fare un torto a tutte le persone che conoscono quella condizione».
Il film pone una questione: fino a che punto si resta se stessi, se, per trovare un equilibrio, bisogna assumere farmaci che, in qualche modo, ti cambiano? Lei ha trovato una risposta?
«No, se non quella che, quando sei in una certa condizione, è giusto cercare un rimedio alla sofferenza. Non sono un’esperta, ma dalla mia esperienza, se hai una bronchite, prima o poi dovrai prendere delle medicine, se vuoi star meglio».
Sua figlia Suri (avuta con l’attore Tom Cruise) ha compiuto 10 anni. Quando è nata è stata considerata a lungo la prima baby celeb della nuova generazione. Che bambina è diventata?
«Il fatto che stia crescendo così rapidamente mi spezza il cuore. È molto curiosa e ha una passione esagerata per le storie e la lettura. Inoltre, quando viaggiamo, cerco sempre di farle conoscere i luoghi che visitiamo, non mi limito a passare dal set all’albergo, senza uscire. Adesso, poi, sto imparando a lasciarle anche un suo spazio perché il mio lavoro può essere invasivo per una bambina».
Siete sempre inseguite dai paparazzi.
«Siamo sotto i riflettori da quando è nata, quindi Suri è come vaccinata contro i fotografi, per lei non sono una cosa strana. Tuttavia faccio il possibile per separare la nostra vita pubblica da quella privata: a volte non ci riesco, ma non mi arrendo».
Suri frequenta una scuola pubblica o privata?
«Una scuola privata, per le ragioni di cui dicevo prima».
Che cosa fate quando torna a casa e state insieme?
«Siccome viaggiamo molto, alla fine quello che preferisco è giocare. Realizziamo un sacco di progetti con carta e stoffa: ci sono tantissimi colori in casa nostra».
Guardando alle ultime notizie leggiamo di tensioni razziali, armi, migranti che fuggono da guerre e povertà, attentati terroristici. È mai preoccupata per il futuro di sua figlia?
«Voglio essere ottimista. Viviamo in un grande Paese e, nonostante gli Stati Uniti abbiano attraversato dei momenti bui, siamo sempre riusciti a superarli. Bisogna sperare e non arrendersi mai: è questo il messaggio che mi aspetto dal presidente che verrà eletto a novembre».
A proposito di Casa Bianca, lei ormai è il volto della first lady Jackie Kennedy. Anche lei era una donna costretta a vivere sotto i riflettori.
«Gli Anni 60 erano un’altra epoca rispetto a quella di oggi. Adesso tutto è diventato pubblico: con smartphone e social media qualcuno può scattarti una foto o girare un video e distribuirli in qualsiasi istante. È come se ogni stanza avesse occhi e orecchie. Quello che ho amato di Jackie, però, è la sua capacità di mostrarsi in pubblico con grazia e coraggio, anche nei momenti più difficili, come l’assassinio di suo marito. Ha trovato il modo di condividere il suo dolore con l’intero popolo americano: questo è probabilmente uno dei motivi per cui è diventata un’icona e siamo qui a parlare di lei con estrema ammirazione».
Nella serie The Kennedys: After Camelot che cosa vedremo?
«Jakie sposerà il milionario Aristotele Onassis e si trasferirà a New York. È il periodo in cui si darà molto da fare per la città e dimostrerà ancora una volta la sua stoffa di donna incredibile».
Jackie era un’icona di stile. Anche lei ama la moda?
«Molto, anche perché, quando interpreti un personaggio, anche il suo modo di vestire è essenziale per far capire chi sia. Ho poi la fortuna di essere amica dello stilista Zac Posen, che mi ha insegnato a vedere il duro lavoro che c’è dietro ogni singola collezione. Mi piace che ogni abito non nasca solo da una tendenza, ma possa trarre ispirazione da un’opera d’arte o da uno stato d’animo».
Che rapporto ha con i tappeti rossi? Le piace sfilare davanti ai fotografi?
«Ogni volta che hai la possibilità di calcare un red carpet devi essere felice, perché vuol dire che le cose stanno andando bene e che hai partecipato a un film importante. E poi sono lusingata che, ogni volta, ci sia uno stilista che crede in me al punto da volere che io indossi un suo abito: i miei preferiti, oltre a Posen, sono Valentino e Stella McCartney. Ammetto, infine, che è molto emozionante tutto il rituale di preparazione, prima di un evento. Io mi diverto moltissimo».
Immagino sia una collezionista di abiti.
«In realtà, se guardasse dentro i miei armadi, troverebbe più scarpe. Anche se la mia vera passione non sono gli accessori, ma le fotografie: ne faccio stampare tantissime e la nostra casa ne è piena».
Si ricorda quali lavori ha fatto prima di diventare un’attrice famosa nella serie tv Dawson’s Creek?
«Ho cominciato a lavorare quando ancora andavo al liceo. Ho sistemato talmente tanti prati che mi è rimasta la passione per il profumo dell’erba appena tagliata. Tuttavia guadagnavo pochissimo: la paga più alta che ho avuto a quel tempo credo sia stata di 20 dollari. Invece con il mio primo assegno guadagnato per un ruolo ho comprato un maglione decorato con perline: costava 200 dollari, ma ce l’ho ancora».
E adesso che è una celeb deve ancora sostenere provini per ottenere una parte?
«Certo. Sono contenta perché ora, con i canali online come Netflix e Amazon, si aprono tantissime possibilità per noi attori. Anche se per me la novità più emozionante degli ultimi mesi è stato il mio primo film da regista».
In All We Had lei è produttore, regista e protagonista. Come si è sentita a essere “il capo”?
«Meraviglioso, ma non per il ruolo in sé, quanto per la possibilità di essere parte di ogni passaggio della realizzazione del film. Quando capitava il giorno in cui dovevamo girare una scena senza di me, quasi mi sembrava di non far niente».
Che cosa la rende felice, a parte il lavoro?
«Passare più tempo con la mia famiglia, per esempio con le mie sorelle che vivono a New York. Oppure svolgere attività rilassanti come dipingere, organizzare feste di compleanno, sciare e passeggiare nei boschi».
Sono passati quattro anni dal suo divorzio da Tom Cruise. Che tipo di uomo sta cercando?
«Qualcuno che capisca la mia indipendenza, ma anche il mio desiderio di riuscire sempre a seguire e capire di che cosa ha bisogno Suri. Mi creda, essere una madre che lavora impegna moltissimo del mio tempo e delle mie energie».
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