Il più grande Spettacolo è il ragazzo dentro ognuno di noi
Ma perché Fiorello ha tanto successo? La seconda puntata ha superato in ascolti perfino la prima. Chissà la terza... Comunque la sensazione è che da lui venga una “lezione” che potrebbe esserci utile.
Dodici milioni di telespettatori hanno seguito #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, due in più rispetto alla settimana precedente. Un successo che ha sconcertato molti, per primo il mitico Fiorello, che nonostante tutto non si aspettava una risposta così plebiscitaria.
Ovviamente le critiche non sono mancate, ma poche, un po’ gratuite e nate più dal bisogno di collocarsi fuori dal coro degli applausi, che da vere carenze dello show o del suo animatore. Ma vale comunque la pena di partire da queste per capire meglio, appunto, la lezione del nostro.
Sabina Guzzanti è quella che ha attaccato per prima definendolo “noioso”. Lui ha replicato con un “rosicona”. Secondo voi, chi è stato più spiritoso? L’accusa più diffusa, però, è stata quella di essere diventato “nazionalpopolare”. Che in sostanza vuol dire essere capace di parlare e piacere praticamente a tutti, gente diversissima per età, cultura, gusti.
Considerarlo un limite è ben bizzarro, no? Certo, c’è gente che al pop, tanto per fare un esempio, preferisce la musica dodecafonica e va benissimo. Ma questo nulla toglie al valore del primo. Qualcuno ha anche scritto che in teatro le sue imitazioni, le battute, tutto il tono è più urticante, diretto, anche cattivo, ma saper cogliere la differenza tra pubblici è proprio dei professionisti.
E questo mi sembra Fiorello: un grande professionista, completo, a tutto tondo. Uno che sa parlare, cantare, fare imitazioni, improvvisare, in una parola intrattenere, e per 3 ore 3 (!), con un’energia praticamente inesauribile. E professionale mi sembra tutto il lavoro che sta dietro il suo spettacolo, che non ha un solo momento di casualità.
Improvvisazione, sì, ma sul rigore di “un grande varietà”, come ha scritto Aldo Grasso, studiato nei minimi dettagli e da una squadra (da molto tempo la stessa) di eccellenti “tecnici”. Definizione che negli ultimi tempi è diventata molto di moda, perché c’è una diffusa voglia di esperti, gente che ne capisce, di cui fidarsi e che garantisca la qualità del lavoro.
L’altra parola, molto usata nei commenti sullo spettacolo del lunedì e sul suo protagonista, che mi sembra significativa per tutti noi, è: leggerezza. Sapete, vero, che nell’ultimo anno i film comici hanno bruciato tutti i record di incassi? E come potrebbe essere diversamente? La gente ha voglia, anzi ha proprio bisogno di ridere, di staccare un po’ dalla realtà quotidiana con tutti i problemi che ben conosciamo.
Così Fiorello, nonostante i suoi cinquant’anni, mette in scena il ragazzo che è dentro ciascuno di noi e che chiede di continuare a giocare, perché la sua allegria può solo farci del bene. Infine, elemento insieme esilarante e rassicurante, nel suo show tutto diventa possibile: dalla Hunziker che parla con la Merkel alla Fenech che parla con Sarkozy, a Novak Djokovic che gioca a tennis con una pentola.
Tutti gli ospiti ci sembrano amici divertenti, tanto quanto le storie di Fiorello e di sua figlia alle prese con la piastra dei capelli ci sembrano la nostre. Non è vero? È tutto un’illusione che finirà appena si spegneranno le luci dello show? Chi se ne importa, l’importante è che funzioni.
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