«I bravi ragazzi, gli stupri e il corpo degli uomini»: l'editoriale di Silvia Grilli
Tutte le donne che conosco, io compresa, hanno subito nel corso della loro vita qualche abuso da parte degli uomini. Tutti gli uomini che conosco, davanti agli ultimi stupri di Palermo e Caivano tengono a precisare che solo i mostri violentano.
Perché lo stupro viene identificato esattamente con questo: un episodio orrendo di cronaca nera compiuto per strada da un branco di farabutti o da una gang di figli di camorristi, che violenta le minorenni sotto qualche tipo di minaccia. Ma la violenza sessuale non è solo quell’evento estremo, inequivocabilmente orribile, da cui tutti si dissociano dando la responsabilità ai genitori, alla scuola, alla disoccupazione, alla droga, all’alcol, al degrado, alla pornografia online, ai social, alle chat, alla perdita dei valori.
In realtà lo stupro è un’abitudine molto più diffusa e tra gli autori ci sono mostri che conosciamo: amici, parenti, mariti, vicini di casa, datori di lavoro, sacerdoti, le nostre celebrities preferite, i politici che abbiamo votato. Bravi ragazzi che hanno spinto verso il basso la testa delle ragazze per ottenere sesso orale non consenziente, che hanno girato un video con una donna durante un rapporto e l’hanno inoltrato alla squadra di calcetto, bravi ragazzi che l’hanno fatta bere un po’ e lei c’è stata, bravi ragazzi che si stavano divertendo e volevano fare sesso, tutto lì. Ne conoscete qualcuno?
Eppure quando una donna parla di qualsiasi tipo di sopraffazione c’è sempre la stessa reazione da parte degli uomini (e scrivo in ordine decrescente di percezione dell’abuso).
La violenza domestica? Non tutti gli uomini.
Gli stupri nelle università? Non tutti gli uomini sono così.
Le molestie per strada? Non tutti gli uomini.
Una donna che si perde nell’alcol è una a disposizione? Non per tutti gli uomini.
I superiori che le toccano il sedere? Non tutti gli uomini.
I capi che le interrompono mentre parlano? Non tutti gli uomini.
Le donne che fanno tutto il lavoro domestico nonostante lavorino fuori quanto i compagni? Non tutti gli uomini.
Quando ogni persona di sesso maschile che conosco obietta che il bacio di Luis Rubiales, presidente della Federazione calcistica spagnola, alla campionessa della nazionale Jenni Hermoso non sia minimamente paragonabile agli stupri di Napoli e Palermo, è certamente ovvio. Non è evidentemente paragonabile all’essere violentata da un branco, ma è certamente abuso: sono maschio, sono il capo, tu mi attrai, mettiti a disposizione. Lo stupro è solo uno degli effetti più terribili di un sistema che sfrutta le donne e va riconosciuto.
Penso anche, però, che la guerra tra i sessi sia dolorosa sia per i maschi sia per le femmine e non arriverei alla provocazione della regista Emma Dante di “evirare il maschio portatore di fallo fallace”. Le donne vivono una grande sofferenza, ma la vivono anche gli uomini. Un ragazzo di 18 anni mi ha detto: «Credo che oggi sia più difficile essere un giovane maschio che una giovane femmina».
La società continua a imporre agli uomini standard di cui non hanno più il primato. Alle ragazze è stato detto che possono essere tutto ciò che desiderano e loro lo hanno fatto. Prendono i voti migliori a scuola, raggiungono ruoli rilevanti nella società, guadagnano e possono gestire la loro vita come vogliono, anche facendo figli da sole. Non può finire che la mascolinità spodestata dalla storia usi la forza per recuperare il potere perso nei confronti di donne sempre più libere. Bisogna trovare un modo per uscire dalla guerra tra i sessi.
La rabbia non può essere l’unica emozione evidente degli uomini. Non ne usciremo mai finché i maschi coltiveranno l’idea che debbano mostrarsi sempre duri e non chiedere mai aiuto. Perché è scontato che una donna ammetta di stare emotivamente male, ma non un uomo? Come creare un mondo in cui i ragazzi esprimano quello che provano, trovino anche un linguaggio per parlare dei loro corpi nello stesso modo gioioso e franco con cui lo fanno le ragazze?
Sappiamo che la pornografia informatica dilagante è violenta e distruttiva per l’intimità sentimentale. Sappiamo che anche i giovani uomini, come le giovani donne, soffrono la competizione con standard fisici inarrivabili. Sappiamo che si rinchiudono sempre di più tra loro stessi e i loro amici maschi. Ma ci sarà un modo diverso per parlarsi invece di rassegnarsi allo scontro tra i sessi? È necessario provarci.
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