Greta Menchi : «Se hai un sogno devi postarlo»
Ha cominciato a 16 anni filmandosi in camera da letto e mettendo tutta u2028la sua vita su Youtube. Ora che ne ha 20, Greta Menchi è seguita da un milione di follower e pubblica il suo primo libro. «Ma», dice a Grazia, «Non confondo mai chi mi segue con i veri amici
Si fa attendere tre quarti d’ora, si scusa, dice di aver trovato traffico di ritorno dal Salone del Mobile di Milano e io ripenso alle parole che ha twittato poco prima, incorniciate da una sfilza di cuoricini ricevuti da 341 mila follower: «La capacità di essere in infinito ritardo e continuare a perdere tempo». La webstar Greta Menchi vanta numeri da capogiro sui social network. Prima di parlarle mi chiedevo perché, ma mi è bastato scambiare con lei due chiacchiere per capirlo. Greta è simpatica, come tutti i 20enni di oggi in cerca di una chance.
Lei l’ha trovata su YouTube. Ha iniziato a filmarsi a 16 anni, nella sua camera da letto, e oggi che ne ha 20 è una “vlogger” (che sta per “video-blogger”) con 774 mila iscritti al suo canale e un milione di follower su Instagram. Ha appena scritto Il mio libro sbagliato (Fabbri) che può già essere preordinato in formato cartaceo e digitale. E non è tutto: Greta approderà il prossimo 5 maggio su Sky Uno con Social Face: al suo fianco per 12 puntate ci saranno altri youtubers come Favij, i Mates, Simone Paciello e Francesco Posa. «Perché oggi se hai un sogno», mi spiega, «conviene affidarlo al proprio pc: alla peggio, avrai dei bei video-ricordi delle tue giornate». Ma se va bene, come sta accadendo a lei, rischi di diventare una star.
Perché ha scelto come titolo Il mio libro sbagliato?
«Perché parte dalla fine della mia storia, invece che dall’inizio. Scrivere mi è sempre piaciuto: quando lo facevo sui social network avevo un riscontro positivo. Allora mi sono detta: perché non pubblicare qualcosa di mio, e a modo mio?»
E sarebbe?
«Divertente e realistico: il web ti insegna che non ci sono barriere tra chi parla e chi guarda, a me piace raccontare la mia vita così com’è, senza finzioni. Lo stesso ho fatto nel libro. A volte, invece, le persone si lasciano affascinare da vite perfette e mondi fantastici, ma la realtà non è così».
La sua com’è?
«Positiva, pronta a nuove avventure, piena di appuntamenti di lavoro».
È sempre stata così?
«No, anni fa era pesante. Vivevo una routine fatta di nuoto agonistico e scuola, nient’altro. Mi filmavo in cameretta, da sola o con le amiche. Finché due anni fa ho deciso di mostrare a tutti com’era la mia routine e ho ripreso un’intera mia giornata. Scuola, autobus, compagni, tutto. Il video Greta takes school è stato visto da mezzo milione di persone, non riuscivo a crederci».
Come se lo spiega?
«Credo che tante ragazze possano ritrovarsi nella mia normale vita da 20 enne. Sono spontanea».
La seguono più ragazze o ragazzi?
«Prima solo ragazze, adesso anche ragazzi».
Il suo fidanzato è preoccupato?
«Forse, ma penso che un po’ di gelosia vada bene. Troppa no, diventa ingestibile. Però devo dirle una cosa: non sono proprio fidanzata. Ho vissuto un breve periodo in Inghilterra e lì ho conosciuto un ragazzo con cui mi vedo ancora. Non c’entra niente con il web ed è un bene: amo parlare con lui di tutte le altre cose. Però non credo troppo alle relazioni a distanza».
Com’è l’amore secondo Greta?
«Esserci sempre l’una per l’altro: non sentirsi ogni due minuti, ma essere contenti perché l’altro c’è, nel bene e nel male. Lo stesso vale in altri rapporti: i miei veri amici mi sono sempre accanto, anche se sono lontana».
Lei vanta migliaia di follower: quanti amici veri?
«Pochissimi. Ma di loro mi fido veramente. Avere punti di riferimento è tutto: uno è il mio amico Francesco, che mi ha sempre sostenuta, prestandomi anche la prima videocamera. Ma su tutti la numero uno è mia mamma Silvia. Non mi chieda quanti anni ha, se lo dico in pubblico mi uccide».
Essere figlia unica le è mai pesato?
«No, sto bene da sola. Da piccola chiacchieravo con i più grandi e oggi ho una squadra di persone con cui lavoro e mi diverto. Mi tengono sempre impegnata: impossibile sentire la solitudine».
Non ha mai voglia di tenere qualcosa solo per sé, senza mostrarlo al mondo dei social?
«Qualcosa sì, non tutto può essere capito sul web: quando posti un contenuto devi accettare che tutti possano dare il loro parere. Lì ti scontri con l’invidia e la cattiveria. Ma anche con ragazze affezionate che con i loro messaggi ti fanno sentire la loro migliore amica».
Che cosa dobbiamo aspettarci dal suo programma televisivo Social Face?
«Sarà un riassunto di tutto il meglio del web dei nostri giorni. Il bello è che siamo stati lasciati liberi di essere noi stessi, senza snaturarci: niente copioni, né filtri. Mi sono ritrovata a fare cose imbarazzanti».
Per esempio?
«Fare la statua umana vestita da Wonder Woman davanti al Duomo di Milano con tutti che mi guardavano».
Le è pesato essere l’unica ragazza del programma?
«I ragazzi sono più liberi di fare ciò che vogliono: se mi tirano una torta in faccia, poi io devo struccarmi e ritruccarmi. Per fortuna parliamo di miei amici, tutti carini e disponibili: c’è stato molto rispetto».
Continuerà con YouTube anche dopo l’esperienza televisiva?
«Certo, non ho intenzione di abbandonarlo. YouTube è stata una rivoluzione: ha dato a migliaia di persone la chance di lanciarsi, pensiamo alla popstar Justin Bieber. A me piace pensare che a 50 anni rivedrò il video di quando ne avevo 16, e mi commuoverò. Se poi diventa pure un trampolino per altri progetti, ben venga».
I video, il libro, la tv. Fa davvero tutto da sola?
«Se deleghi, le cose non vengono mai altrettanto bene. Io scrivo, giro, monto ed edito i miei video da sola da sempre. Faccio l’alba, ma ormai sono abituata. Mi trucco pure da sola. Ho imparato a furia di provare. Oggi riuscire a fare dritta la riga dell’eyeliner è una gioia».
In che cosa d’altro vuole riuscire?
«Mi piacerebbe girare un film, magari un horror. Sono una fan della serie tv American Horror Story. Volevo fare l’attrice fin da piccola, lo sa? Con il triciclo fingevo di partire per Milano e mia madre rideva: “Ma dove vai?”. Intanto oggi a Milano ci vivo».
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