Le due donne di George
Nel suo ultimo film George Clooney è una star del cinema involontariamente comica. E anche in questa intervista l’attore scherza e si prende in giro. Solo su due argomenti è serissimo: la devozione per sua moglie Amal e l’appoggio a Hillary Clinton per la corsa alla Casa Bianca
Da giovane, ogni volta che qualcuno ti fa un complimento, gli credi. Tutti, un giorno o l’altro, ti diranno che sei un genio. Ma non è così: e prima lo capisci, prima avrai successo». L’attore più celebrato di Hollywood, George Clooney, oggi mi accoglie facendo il modesto.
In realtà, ha appena scatenato una bufera dando dello xenofobo all’aspirante candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, che propone politiche severe nei confronti degli immigrati. «L’ho incontrato, una volta», racconta. «Eravamo seduti vicini e abbiamo parlato un po’. Qualche ora più tardi, lui partecipa a uno show televisivo e dice che sono basso. E io: “Donald, ma se non mi hai nemmeno visto in piedi!”». Clooney ha già dichiarato che, alle prossime elezioni, voterà per la democratica Hillary Clinton: «Sono un suo supporter e sto raccogliendo fondi per la sua campagna», ha detto. Non si tratta di un impegno da poco: quando nel 2012 George organizzò un evento per l’attuale presidente Barack Obama, raccolse quasi 10 milioni di euro in una sola serata. E questa è solo una delle sue imprese “civili”: qualche settimana fa è stato ricevuto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che gli ha chiesto consigli su come affrontare l’emergenza migranti e ha ascoltato la sua opinione sulla complessa questione della guerra in Siria.
Clooney, ora, non è più solo nelle sue imprese. Dal settembre 2014 forma, con l’avvocato internazionalista Amal Alamuddin, la coppia più fotografata del jet set. Lui resta il sex symbol hollywoodiano dai capelli grigi e lei, sua moglie, è diventata in pochissimo tempo un’icona di stile: quando è al suo fianco, certo, ma anche quando è da sola, in versione donna in carriera, mentre difende l’ex presidente delle Maldive Mohamed Nasheed o si batte per riportare in Grecia i fregi del Partenone.
Eppure, al cinema, a Clooney tocca «la parte dell’idiota» (parole sue), perché è quello il ruolo che i registi Ethan e Joel Coen gli hanno riservato nel film Ave, Cesare!, appena uscito, in cui George interpreta un vanitoso attore della Hollywood Anni 50, Baird Whitlock, che viene rapito sul set di un kolossal ambientato ai tempi dell’antica Roma.
Che cos’è questa storia dell’idiota? Perché pensa che i fratelli Coen abbiano scelto proprio lei per un ruolo così?
«Non lo so. Quando nel 2000 abbiamo girato il primo film insieme, Fratello, dove sei?, sono arrivato sul set convinto di dover sembrare parecchio ingenuo. “No George”, mi hanno detto. “Perché l’effetto comico funzioni, tu devi agire sempre come se fossi il più furbo di tutti”. E, da allora, così ho fatto».
Com’è stato, invece, interpretare una celebrità di Hollywood? In fondo è un ruolo che conosce...
«Sì, so anche che il primo passo per essere un vero idiota è pensare di te: “Sono una grande star del cinema”. Il difficile viene dopo: cominci a divertirti e fai divertire anche gli altri, ma poi non puoi più smettere».
Nel film lei è sempre vestito da antico romano e non cambia mai costume. Come si è trovato a indossare la gonna per tutto quel tempo?
«Non mi è dispiaciuto, era un bel gonnellino, no?».
Sua moglie Amal ha mostrato anche una gran passione per la moda. L’ha influenzata nella scelta del suo look per questo film?
«Sì, mi ha detto: “La tunica fattela fare di pelle, è così che si porterà quest’anno”. Scherzi a parte, quando reciti, succede più volte di trovarti davanti a un costume di scena e pensare: “Questo metterà sicuramente fine alla mia carriera”. Comunque Amal non ha avuto niente a che fare con la tunica corta che indosso. Anzi, rivendica con orgoglio di non aver mai messo bocca sul mio look in Ave, Cesare!».
E, invece, quando è fuori dal set, sua moglie la consiglia nel vestire?
«No, non ha mai detto niente di particolare, ma so che inorridirebbe se sapesse che metto ancora degli abiti che hanno diverse stagioni alle spalle. Più che altro, con l’abbigliamento, il nostro problema è un altro».
Quale?
«Spesso, se la sera dobbiamo uscire, lei passa ore a prepararsi, a truccarsi e a scegliere un abito che nessun’altra donna metterà quella sera. Io, invece, magari passo parte di quel tempo a giocare a basket e mi preparo solo all’ultimo. So che non è corretto, ma in fondo voi dite che è lei quella con il senso dello stile».
Siete sposati dal 2014: quali regole vi siete dati per andare d’accordo? Quanto è cambiata la sua vita con il matrimonio?
«Primo, cerchiamo di non stare mai lontani per più di una settimana. Poi cerchiamo di incontrarci nei tre posti diversi in cui viviamo: a Los Angeles, in Inghilterra e in Italia, sul lago di Como. In Gran Bretagna ho la possibilità di concentrarmi sulla scrittura dei miei film o sulle mie attività umanitarie (Clooney si è impegnato per le vittime del conflitto in Darfur e per il popolo armeno, ndr). A Los Angeles faccio più l’attore o il regista».
Com’è la sua giornata, ora che è un uomo sposato?
«Non molto diversa da prima: mi sveglio intorno alle 7, mi preparo un caffè, faccio un po’ di ginnastica e poi lavoro fino a sera».
Non fa mai la spesa? E, quando va al supermercato, non le cade mai l’occhio sulla parete delle riviste di gossip? In fondo lei è uno degli attori più fotografati.
«Sì, ogni tanto lo faccio. Ho letto che starei divorziando, giusto? A lei risulta?».
No, ultimamente dicono che sua moglie sia incinta.
«No, no, quella notizia l’abbiamo già smentita. Adesso dobbiamo occuparci del divorzio».
Lei scherza molto, sua moglie le tiene testa?
«Do molta importanza al senso dell’umorismo perché è la forza che ti aiuta a ridimensionare le difficoltà. L’umorismo e la capacità di ridere di noi stessi sono le basi del mio matrimonio con Amal. So che può sembrare impossibile perché lei è un avvocato e ha l’aria di essere una persona serissima, ma è così».
Riuscirebbe a vivere con una donna senza senso dell’umorismo?
«Ridere è un modo per dimostrare di non aver paura di nessuno. In più, se ridi di te stesso, regali serenità anche gli altri».
Come nel suo film. A quale attore si è ispirato per interpretare il protagonista di Ave, Cesare?
«A Victor Mature, l’italo-americano protagonista di film come La tunica. Lui sì che faceva ridere. Una volta, per esempio, cercò di entrare al Country Club di Los Angeles, che allora non ammetteva gli attori. E quando, all’ingresso, glielo fecero notare lui rispose: “Guardi, ci sono 75 film che provano che io tutto sono tranne che un attore”».
Lei invece lo è e molto famoso. Di recente hanno fatto il giro del mondo le foto di lei e sua moglie mentre adottavate un cane. Voi viaggiate tantissimo, come fate a prendervene cura?
«Le foto raccontano solo una parte della storia. La verità è che nella mia famiglia abbiamo sempre avuto animali e, purtroppo, l’ultimo dei miei genitori era morto. Così, mentre mi trovavo in Inghilterra, ho cominciato a cercare un canile in Ohio per regalarne loro un altro. E m’imbatto in questa bassotta malandata chiamata Millie. Insomma, non ho fatto una crociata animalista in difesa dell’adozione dei cuccioli abbandonati, ho solo costretto mio padre, che ha 82 anni, a prenderne uno: so quanto un cane possa riempire la vita di una persona, specialmente se anziana».
A proposito, che rapporto ha lei con il tempo che passa?
«Dirò una banalità, ma più invecchio, più capisco quanto ogni attimo sia prezioso. Adesso cerco soprattutto di stare il più possibile con mia moglie, con i miei genitori e con gli amici che ci vogliono bene».
Sembra un po’ malinconico.
«Dal punto di vista di attore, so che ci saranno sempre meno ruoli per me. Invece, come regista, ho davanti a me infinite possibilità: quello è un lavoro molto creativo che non ha età».
So già a che cosa si sta riferendo George: Suburbicon, il film che dirigerà nel 2017. E, siccome Clooney non può fare a meno degli amici, a scriverlo saranno proprio Ethan e Joel Coen. Chissà se ad Amal piacerà.
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