Federica Vincenti: Mio marito è un mostro sacro
L’attrice Federica Vincenti ha sposato l’attore e regista Michele Placido e ora ha prodotto il film che lui presenta alla Festa del cinema di Roma. «Non ho mai voluto vivere nella sua ombra», dice a Grazia. E confessa: «All’inizio mi ha dato coraggio, adesso, quando c’è un problema, dice solo: “C’è Federica»
Sono le nove e mezza del mattino e il telefono squilla già all’impazzata. La lunga giornata di Federica Vincenti, 33 anni il mese prossimo, attrice, cantante, produttrice e moglie dell’attore e regista Michele Placido, 70, è cominciata nell’ufficio della sua casa di produzione.
«Non c’è un attimo di respiro: sto lavorando a due spettacoli teatrali, I duellanti e Tradimenti, ora esce il nuovo film 7 minuti diretto da Michele, poi il prossimo che avrà la regia di Andrej Končalovskij. Non trovo nemmeno il tempo di rimettermi lo smalto», mi spiega Federica cercando di silenziare i telefoni e offrendomi un caffè. Minuta, perfettamente truccata, occhi grandi e profondi, questa giovane donna all’apparenza fragile sprigiona carisma e vibra di passione. Dal 2001 compagna di Placido, diventato suo marito nel 2012, dieci anni fa Federica è diventata mamma di Gabriele. E oggi s’identifica con l’aggettivo multitasking.
«La mia vita è una sfida continua per affermare la mia identità, non voglio vivere all’ombra di Michele», mi spiega Federica, origini pugliesi e il diploma all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma. Così, per ritagliarsi un ruolo autonomo, si è messa presto a realizzare film e spettacoli teatrali. L’ultima fatica è proprio 7 minuti: interpretato da Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Ottavia Piccolo e Violante Placido, il film parteciperà alla Festa del cinema di Roma il 21 ottobre e uscirà in sala il 3 novembre. Racconta la storia vera, accaduta in Francia, di un gruppo di operaie a cui il datore di lavoro chiede di accorciare la pausa pranzo di sette minuti. Sembra una richiesta irrilevante, ma scatena un dibattito drammatico tra le donne. Il film, ispirato allo spettacolo omonimo di Stefano Massini, è intenso, magnificamente diretto e interpretato. Quando glielo dico, Federica s’illumina: «Sapesse quanta fatica mi è costato».
Chi glielo fa fare di imbarcarsi nella produzione? Non le bastava recitare?
«Non mi sono mai accontentata di fare la “moglie di”. E a 21 anni, con un capitale di soli 20 mila euro, ho deciso di produrre il primo film, L’uomo giusto di Toni Trupia. Volevo dimostrare che ero credibile. Più un’impresa mi pare difficile, più mi ci butto a capofitto. La sfida è nata proprio quando mi sono fidanzata con Michele».
È così difficile vivere accanto a lui?
«È un personaggio troppo grande e complicato per stargli dietro. S’immagini che, quando l’ho conosciuto, avevo solo 18 anni. Lui mi parlava di arte, teatro, poesia e io avevo paura di non essere all’altezza. Mi sono messa a leggere, studiare, volevo capire e imparare velocemente. Senza contare che la nostra coppia era oggetto di pregiudizi, per via della differenza di età. Mi creda, è stato terribile. Ho lavorato sodo anche per dimostrare che il mio era amore, non interesse».
E Michele ha capito o ha contrastato il suo desiderio di autonomia?
«Mi ha dato coraggio. Al debutto come produttrice sono stata presa dal panico. Pur avendo studiato Ragioneria, credevo di annegare nei conti e nelle carte. Ero disperata, ho chiamato Michele in lacrime: “Non ce la faccio. Sono troppo piccola, per favore fermami”. E sa come mi ha risposto?».
No, me lo dica lei.
«Con una frase che mi è rimasta scolpita nell’anima: “Tu credi di essere piccola, ma il tuo cervello non lo sa, vai avanti”. Allora ho capito che l’età è una convenzione, contano solo le tue capacità. Infatti, oggi ragiono e agisco come una donna di 50 anni».
Non teme che i 37 che la separano da suo marito possano a un certo punto mettervi in crisi?
«No, no. In un rapporto d’amore l’età non ha importanza. Si lasciano anche i coetanei. Credo nella fatalità. E se un giorno ci diremo addio, sapremo di esserci amati e scambiati moltissimo».
Pensa di aver cambiato il suo compagno?
«Gli uomini non cambiano, è sempre la donna a trascinare la coppia. Io, precisa e fiscale, ho messo ordine nel lavoro e in famiglia. Così mio marito può concentrarsi su cinema e teatro. Quando si presenta un problema dice: “Ci pensa Federica”. Lui è l’artista, io ho i piedi per terra».
Ci sono discussioni fra voi?
«È inevitabile. A volte Michele mi accusa di essere troppo pressante. E io m’incaponisco. Ormai ha capito che contro il mio caratteraccio non può niente. Però si fida, condividiamo tutto: è a me che ha dato da leggere il testo di 7 minuti per capire se poteva portarlo sullo schermo».
Nel film recitano tante brave attrici, ma non lei. Non le piacerebbe essere diretta da Michele?
«Mai dire mai. Ma per ora, se mi offrisse un ruolo in un film, mi toglierei la soddisfazione di dirgli di no. Ho il mio lavoro».
Vostro figlio a chi somiglia?
«Al padre, ahimé», e ride. «Gabriele, va già in prima media, è la nostra felicità. Ha sempre detto che da grande vorrebbe aiutarmi nella produzione. Ma dopo avermi visto alle prese con piani finanziari e assegni, ha esclamato: “Non credevo che fosse così”. A dire la verità non è solo così: il lavoro di produttrice m’impone di stare vicinissima agli attori come psicologa e confessore. Forse passo più tempo con loro che in famiglia».
E come riesce a gestire la famiglia allargata di Placido che ha altri quattro figli, tre dalla prima moglie Simonetta Stefanelli e uno dal legame con Virginie Alexandre?
«All’inizio è stato faticoso, ovviamente. Ma sono sempre stata al mio posto e ho capito che toccava a me trovare l’equilibrio. Oggi ho l’orgoglio di rappresentare il punto di riferimento per tutti e cinque i figli di Michele. Sono felice dei loro successi. Ed è bello sentirli dire: “Quando papà non ci sarà più, ci sarà Federica”».
Nella primavera scorsa ha partecipato al talent tv The Voice of Italy. Perché lo ha fatto?
«Il canto è la mia passione, ho studiato da soprano. La musica mi ammorbidisce: non posso passare la vita in ufficio a risolvere problemi finanziari e burocratici. Sento un bisogno prepotente di esprimere l’arte che ho dentro. Ho cominciato a incidere dei brani. È stata la stessa Raffaella Carrà, conduttrice del talent, a incoraggiarmi».
Ma non le viene mai voglia di abbandonare per un attimo le sfide della sua vita per prendersi una pausa?
«Non intendo arrivare a 50 anni piena di rimpianti. Sono Federica Vincenti prima che la moglie di Placido. E non voglio spegnermi dentro».
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