Contrordine: tutto va per il meglio. Basta liberarsi dalla fissa del Pil
Ho letto un paio di articoli, ottimisti, sulla situazione del mondo (e anche su come possiamo migliorare la nostra). Siccome non succede spesso, vale la pena di parlarne.
La prima buona notizia è che le cose non stanno affatto andando male, come tutti amano dire, scrivere, dibattere su tutti i mezzi di informazione esistenti. Voglio dire che sì, certo, la crisi esiste, le diseguaglianze sociali anche, il fondamentalismo è effettivamente un pericolo e le guerre ci sono ancora, però il mondo oggi, nonostante tutto, è un posto migliore in cui vivere anche solo rispetto a 50 anni fa.
È la tesi, di questi tempi entusiasmante, di un libro presentato da Federico Rampini su La Repubblica - Va già meglio di Charles Kenny, economista di fama mondiale - che ho intenzione di comprarmi subito perché ho capito che potrebbe essere molto utile nei dibattiti con i pessimisti di professione che incontro tutti i giorni.
Con una sorta di “ottimismo della ragione” l’autore dimostra che il mondo in cui viviamo è migliore di come ce lo rappresentiamo. Per esempio, solo 50 anni fa più di metà della popolazione mondiale era denutrita o sottonutrita e adesso la percentuale è scesa al 10 per cento.
Meno della metà dei bambini frequentava una scuola elementare e oggi l’alfabetizzazione è una realtà che tocca punte del 90 per cento, Africa compresa. La verità, spiega Kenny, è che siamo orientati negativamente nel giudizio sui progressi del mondo e dei vari Paesi dall’ossessione del Pil: usare solo parametri economici per valutare i livelli di benessere è un errore o comunque un limite che non coglie tutti i passi avanti fatti in altri campi, che rendono le disuguaglianze molto meno forti.
Per esempio, in tutto il mondo si vive di più, e più sani. Studiando di più, come abbiamo già detto, e con un accesso estremamente ampio all’informazione e alle telecomunicazioni. Per non parlare, pur con tutti i problemi che ben sappiamo, anche dell’avanzare della democrazia.
Devo ricordarvi che 40 anni fa le donne non votavano in Svizzera e oggi votano anche in Egitto? Insomma, viva il bicchiere mezzo pieno! Quanto al nostro piccolo “particulare”, l’altra buona notizia è che un gruppo di studiosi del San Raffaele ha scoperto il sistema per proteggere l’efficienza mentale, anche in vecchiaia. Ed è semplicissimo. Bastano tre piccole, buone abitudini, da cominciare a seguire subito (più tre consigli aggiuntivi). Primo: 30 minuti di attività fisica al giorno.
Va bene tutto, anche la più banale delle passeggiate. Secondo: dieta mediterranea, e noi partiamo avvantaggiati. Terzo: attività della mente. Che vuol dire cruciverba, sudoku, qualunque gioco ti costringa a pensare. Ma anche lavorare funziona da stimolo al cervello. E qui, ringraziando il cielo, la riforma delle pensioni ci darà un bel contributo...
Consigli aggiuntivi: sono importanti la qualità del sonno, un’intensa attività sociale ed evitare lo stress. Lo sapevo che c’era l’imbroglio...
© Riproduzione riservata