Caterina Balivo: «E poi sono cambiata»
Per il suo nuovo show Caterina Balivo scende dai tacchi e porta i famosi a scalare il Monte Bianco. A Grazia, intanto, la conduttrice parla dell’altra avventura della sua vita. Con un uomo che l’ha trasformata e un bambino che le ha insegnato finalmente che cos’è la pazienza
Sono le 10:58 quando Caterina Balivo si presenta al nostro appuntamento fissato per le 11 in un bar del quartiere di Porta Romana a Milano. Mi ero fatta l’idea di una personalità spumeggiante, su di giri, non attenta al dettaglio. Perciò questa puntualità che spacca il minuto, mi sorprende. All’appuntamento arriva struccata, scarpe sportive, un’abbondante sciarpa di lana intorno al collo e cellulare in mano, di quelli vissuti. Mi dice subito: «Questa è la mia prima intervista dopo la gravidanza, sa?». Sembra tesa.
Le propongo di spostarci in uno spazio più silenzioso, dove sia possibile fare due chiacchiere in tranquillità. Per raggiungerlo usciamo dal bar e passeggiamo. Starle accanto è un’esperienza da raccontare. Caterina Balivo è popolare, nel senso più ampio del termine, la gente che incontriamo si gira in continuazione. Spiata e indicata a dito dalle donne, fissata senza tregua dagli uomini, fermata da chiunque. E Caterina si ferma, appunto, con chiunque la saluti. Sembra serena, una donna nuova. Ma è da un po’ troppo tempo che non si racconta. Oggi è sposata con Guido Maria Brera, scrittore e manager finanziario. È mamma di Guido Alberto, un biondino di 3 anni che le fa «bruciare un sacco di calorie», «È un terremoto. D’altronde, tale madre... ». Ha davanti una nuova prima serata con lo show Monte Bianco, dal 9 novembre su Rai Due alle 21.10, prodotto da Magnolia e condotto insieme con l’alpinista Simone Moro. Il primo show d’avventura con personaggi della tv. Obiettivo dei concorrenti: conquistare la vetta del Monte Bianco. «È un esperimento televisivo. Racconteremo la montagna come un posto avventuroso, adrenalinico. Per me è stata una grande esperienza. Sveglia alle 4.30, senza uno studio tv o una toilette a disposizione. Però lo rifarei domani».
Sembra molto a suo agio in montagna.
«Pochi sanno che abito lì dal venerdì al lunedì. Mio marito ha due figli che vivono in Alto Adige. Stavolta avrete davanti la vera Balivo, una conduttrice selvaggia».
Niente tacchi per un po’.
«Meglio così. D’altronde li porto solo in tv o ogni tanto, quando voglio svettare. Sono un tipo che non ama le costruzioni. Le mie colleghe, invece, sono passate tutte dal chirurgo».
Tutte?
«Tutte. Per quanto mi riguarda, a volte gioco, posto sui social una foto in sottoveste, come ho fatto di recente. Ma niente di più, mio figlio poi non lo faccio mai vedere. Solo per campagne a fondo sociale, magari eco, accetterei di farlo».
Ha davanti una nuova esperienza in televisione. Che cosa pensa della tv di oggi?
«Mi piacciono i programmi come Pechino Express. Sono una grande fan di Maria De Filippi, anche se mi mette un po’ soggezione. Quest’estate io e mio marito l’abbiamo vista in barca e l’abbiamo inseguita con il gommone. Una vergogna. Però ci siamo presentati ed è stata molto gentile. Poi mi piacerebbe partecipare a Ballando con le stelle di Milly Carlucci, Milly lo sa».
Che cosa non le piace, invece?
«Quando i conduttori dicono: “Anch’io ti capisco perché sono mamma”. Oppure: “Anch’io l’ho vissuto”. Se fossi uno spettatore penserei: “Chi se ne frega”».
Facciamo il punto, Caterina. Guardando indietro, lei ha avuto una carriera esplosiva e veloce. Si racconti.
«Sono nata molto fortunata, due genitori insegnanti, persone semplici e rette. Ho due sorelle più piccole, una medico e l’altra architetto. Ho un aspetto gradevole, sono alta, mangio e ingrasso poco. Parlo e credo di avere un discreto cervello. Mi sono capitati fidanzati né stupidi, né di basso livello. Ho cominciato a condurre trasmissioni su Rai Uno a 25 anni da sola e sono arrivata in prima serata a 27. E me la cavavo pure. Immagino sia normale che qualcuno abbia pensato: “Questa è insopportabile”».
Tutta fortuna?
«Penso che chi mi abbia dato della raccomandata, col tempo, abbia dovuto ricredersi. Perché le mie trasmissioni andavano bene: ho portato Detto Fatto dal 3 per cento di ascolti all’8 per cento. E poi perché sono stata lontana dalla tv per ben due anni, e non certo per una scelta fatta da me».
Lei ha dichiarato che dopo un’intervista, in cui fece il nome dell’allora direttore di Rai Uno Mauro Mazza, non ha più lavorato in tv. Nel 2011 è addirittura passata in radio.
«Avevo dichiarato che il motivo per cui il mio programma Festa Italiana, su Rai Uno, era stato cancellato dovevano chiederlo al direttore, non a me. In quel periodo ero in lizza per condurre Domenica In e invece, all’improvviso, tutti i miei progetti in Rai sono sfumati. Sono finita in radio, grazie ad Alfonso Signorini. Ma in quel periodo sono stata molto male. Se non avessi avuto un uomo solido accanto, sarei andata fuori di testa».
Come ha reagito?
«Mi arrovellavo per capire perché mi fosse successo. Pensavo: “Vedi, se fossi stata zitta, magari lavoreresti ancora”. La cosa divertente è che ho sofferto, ma oggi sono fiera del fatto di essere stata me stessa».
Com’era ai tempi d’oro, quando tutto andava bene?
«Altezzosa. Oggi non sono certo diventata diplomatica, ma più comprensiva, ho un atteggiamento risolutivo, non dispotico. Quando hai successo in giovane età vuoi difenderlo, diventi aggressiva, non vuoi ascoltare nessuno, conti solo tu. Se avevamo una riunione e i miei collaboratori erano al bar, una volta dicevo: “Che se lo prendano a casa, il caffè”. Oggi: “Ok, aspetto”».
Diceva prima di essere nata di bell’aspetto. Ha mai giocato, con questo?
«Ho avuto corteggiatori molto famosi, ma non vi dirò mai chi. Ma più mi tiravo indietro più si gasavano e dicevano: “Questa è una tosta”. Mi sono fatta corteggiare, in amore ero quella che loro volevano che fossi, quella della tv. Menefreghista, un po’ cattiva, un treno. Ho fatto soffrire ex fidanzati e traumatizzato persone che non lo meritavano».
Poi è arrivato suo marito, Guido Maria Brera.
«Un amore totalizzante. Sono completamente soggiogata da lui. Sono sempre stata determinata, risoluta. Ma lui è l’unico che è riuscito a farmi cambiare programmi, progetti e stile di vita. Non avrei mai pensato di vivere in montagna, per esempio. O di avere una famiglia allargata. Io non volevo nemmeno figli. Lui è coinvolgente per natura. Ha organizzato il nostro matrimonio da un caicco in Turchia e ci siamo sposati l’anno scorso a Capri».
Ha capito subito che era quello giusto?
«Immediatamente. Ci siamo conosciuti in un bar bruttino di Roma, ero con due amiche, si è presentato come scrittore. Ha capito che con me, la carta vincente, sarebbe stata fare la parte dell’uomo debole, perché io voglio sentirmi la “donna forte”».
Che cos’ha pensato quando l’ha visto?
«Un colpo di fulmine. Poi è finita lì. In quel periodo ero molto corteggiata, quindi non potevo chiedere il numero di telefono di uno scrittore scapestrato. Lui mi ha fatto recapitare una lettera. È stato l’unico con cui sono andata a cena a tête-à-tête, dopo tre anni che non lo facevo con nessuno. I “fine cena” a due, se non è aria, sono sempre imbarazzanti. Con lui, appena seduti a tavola, ci siamo messi d’accordo: “Diciamoci tutta la verità”».
E che cosa vi siete confessati?
«Gli ho raccontato come sono fatta, cioè presente, passionale. Lui mi ha raccontato di avere due figli».
È stato onesto.
«Lì per lì volevo morire, non ho mai voluto un uomo con figli. Eppure oggi, se litigo con Guido, sto male tutto il giorno, non riesco neanche a lavorare. Lo cerco per chiarire, divento una stalker, messaggi, telefonate. A casa gli guardo sempre il telefono, anche davanti a lui. Se trovassi qualcosa farei lo strascìno».
Cioè?
«Lo prenderei per i capelli e lo trascinerei per strada. Sono napoletana. Gli uomini delle altre non si toccano. Quello che mio è mio. I miei programmi tv non sono miei, questa intervista non è mia, mio marito sì».
E suo figlio?
«Anche. Guido Alberto mi ha cambiato moltissimo, mi ha resa più paziente, comprensiva. Ma anche vivere in una famiglia allargata mi ha fatto crescere molto. Si può affrontare solo se ami tanto l’altra persona. Mi sono divertita a fare la baby sitter ai figli di Guido, finché poi mi è venuta voglia di averne uno mio».
Si sente realizzata oggi, lavoro a parte?
«Secondo me una donna può sentirsi realizzata anche senza un figlio, ci sono molte donne che non possono averne o semplicemente non ne vogliono. Ma senza un uomo, non possiamo essere felici. Stare in equilibrio da sole è difficile, innaturale. Ci tengo a dire che mi sentivo donna anche senza un bambino. Ma non mi sentivo tale, quando non avevo accanto l’uomo giusto».
Ha anche sofferto, per amore?
«Moltissimo. Mi hanno spesso lasciato. Per una segretaria, per una più sexy, perché rompevo le scatole. Per sfogarmi, scrivevo. Ho scritto pagine disperate, bellissime».
La nostra chiacchierata continua in strada, con un caffè americano in mano per scaldarci. Caterina guarda davanti a sé, si confida: «Non sono mai stata una cattiva ragazza. Solo un tipo esuberante, sincero, sfacciato, quello sì. Una che non ha perso tempo a versare lo champagne in faccia a una che le stava antipatica, una che tirava i capelli alla più bella della scuola, ma ho detto no a persone a cui tutte avrebbero detto sì».
La felicità passa dalla verità, ha ragione lei. Penso questo, mentre mi sorride salutandomi dal finestrino del taxi diretto in via Mecenate, verso gli studi del suo Detto Fatto. Le vette si scalano con il cuore.
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