Alle origini della bellezza
Entrata nell’azienda di famiglia quattro anni fa per occuparsi di RSI (Responsabilità Sociale di Impresa), dallo scorso febbraio Virginie Courtin è la direttrice generale di Clarins (nella foto sotto). La casa francese, fondata nel 1954 da suo nonno Jacques, fin dalla nascita ha puntato sulla natura e sul rapporto di comunicazione diretta con il marchio, inventando la “carta cliente” presente in ogni prodotto.
Due pilastri della filosofia Clarins che sono alla base anche di T.R.U.S.T.: la prima piattaforma di tracciabilità totale della cosmetica selettiva. Che è poi la ragione dell’incontro con Virginie. T.R.U.S.T., cioè “fiducia” in inglese, è l’acronimo di Tracciabilità, Responsabilità, Unicità, Sicurezza e Trasparenza e assomiglia a un’odissea high-tech nel mondo delle piante. Lanciata ufficialmente negli Stati Uniti nell’ottobre del 2022, la piattaforma ha da qualche giorno la sua versione italiana ed entro la fine di settembre sarà consultabile in 20 lingue.
Come è nata l’idea?
«Instaurare una relazione di dialogo e fiducia è un po’ il nostro marchio di fabbrica. Mio nonno, ancor prima dell’invenzione della “carta cliente” nel 1968, aveva l’abitudine di scrivere bigliettini a chi acquistava nuovi prodotti per avere un feedback. E visto che la richiesta di informazioni sui cosmetici è cresciuta in modo esponenziale, ci siamo impegnati a rendere queste informazioni il più possibile esaurienti e fruibili».
In che modo?
«Attraverso la tecnologia Blockchain, nata dal lavoro di diverse startup su programmi di tracciabilità, anche se non in ambito cosmetico. È uno strumento innovativo sia per conservare e trasmettere dati sia a livello di affidabilità. Dà accesso a tutta una serie di informazioni: gli ingredienti di origine vegetale contenuti nella formula, la loro origine geografica, il metodo di raccolta, le loro proprietà e certificazioni bio ed equo-solidali, le diverse fasi del processo di produzione. Insomma, un vero “dietro le quinte”. Ma ciò che rende assolutamente affidabile il sistema è che nessuno può modificare i dati una volta inseriti, nemmeno noi di Clarins»
Come dire: la natura incontra l’avanguardia tecnologica.
«Sì, è una sorta di dialogo tra agricoltori e produttori depositari di un sapere botanico che si tramanda da generazioni e il mondo virtuale. A volte non è stato semplice fare opera di convincimento».
Quante sono le piante con cui state lavorando?
«Complessivamente circa 200, di cui una trentina provenienti dal Domaine Clarins, un laboratorio a cielo aperto nel cuore delle Alpi francesi, in cui si applicano i metodi dell’agricoltura rigenerativa che permette di preservare la fertilità del suolo. E poi ci sono le specie vegetali esotiche. La farmacopea locale è per noi un’importante fonte d’ispirazione. Inoltre cerchiamo di stabilire un rapporto con le comunità del luogo impegnate nella raccolta e nella lavorazione delle piante, che possa essere proficuo per il loro sviluppo, aiutandoli nella realizzazione di progetti concreti come pozzi e scuole. Senza contare la necessità di avere diversi produttori per una stessa pianta: lavorando tutti in modo eco-compatibile, i raccolti sono incerti, soggetti a siccità, gelo o precipitazioni intense che il cambiamento climatico rende più acuti. Poter diversificare le produzioni diventa quindi fondamentale per avere sempre la disponibilità degli ingredienti necessari alle nostre formule».
La piattaforma italiana di T.R.U.S.T. è disponibile da pochi giorni: che cosa possiamo trovarci?
«Al momento ci sono 67 estratti vegetali e 50 prodotti che prevediamo diventeranno quasi 100 entro la fine del 2024. L’obiettivo naturalmente è quello di coprire via via tutto il catalogo skincare di Clarins. Per quanto riguarda l’accesso alle informazioni invece, basta andare sul nostro sito alla sezione prodotti o inquadrare il QR code sulle confezioni. È un lavoro titanico e una sfida appassionante e il traguardo è diventare un’ impresa completamente eco-friendly, con un impatto positivo sull’ambiente»
Testo di EVA MORLETTO da PARIGI
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