Tatiana Calderon, pilota: «Le donne possono arrivare ovunque. Anche in Formula 1»
Tatiana Calderon è stata la prima donna dell'America Latina a guidare una monoposto in F1, l'abbiamo incontrata per farci raccontare la sua splendida avventura
Aveva nove anni quando si innamorò di una macchina. Era una bambina vivace, intelligente, amante degli sport (li ha fatti praticamente tutti!) e soprattutto testarda. «Se vuoi guidare, devi avere una pagella impeccabile»: e così fu.
Viso acqua e sapone (ma ama truccarsi), la pilota colombiana Tatiana Calderon, classe 1993, ha tutte le carte in regola per darci più di qualche lezione di vita. La prima: continuare a credere nei propri sogni, sempre. La seconda: non c'è niente che una donna non possa fare. Anche guidare una monoposto e sfrecciare nei circuiti di tutto il mondo. Tenetevi stretti: qui si vola.
Leggete l'intervista in esclusiva per Grazia.it!
Courtesy of Carrera eyewear
Partiamo da una constatazione: oggi le donne ai box sono sempre più numerose. Come giudichi questo cambiamento?
Quando ho cominciato a lavorare nei paddock erano davvero poche, ma da circa 4/5 anni ho notato che la situazione è cambiata. Penso che, oggi, nell'ambiente sportivo dei motori, le donne possano competere allo stesso modo degli uomini e non solo come sportive ma anche come ingegneri, meccanici, pr e manager. In generale, noto che in molti sport nei quali le donne non venivano considerate – un esempio: il calcio – c'è stato un grande cambiamento di mentalità. Così è successo per la Formula 1: ci stiamo impegnando a comunicare e far capire che non ci sono ragioni per cui una donna non debba partecipare. Penso che stiamo andando nella direzione giusta. C'è ancora molto su cui lavorare, ma abbiamo fatto enormi passi in avanti.
Oggi le donne che amano vedere le gare in pista sono sempre di più. Ma esistono ancora dei pregiudizi nel mondo della Formula 1?
Possiamo essere competitive: non ho dubbi a riguardo. Ovviamente siamo diverse dagli uomini a partire dalla forza fisica; questo non significa che non possiamo fare le stesse cose, ma che semplicemente abbiamo modi diversi di risolvere i problemi. La difficoltà è capire che le differenze esistono ma che non sono un impedimento. Penso, però, che spesso noi donne dobbiamo fare degli sforzi in più per dimostrare quello che siamo e quanto valiamo.
La tua storia è giudicata come un esempio di “empowerment femminile” e le donne di tutto il mondo ti stanno festeggiando per il tuo strong mind e coraggio. Pensi di poter essere un simbolo per le donne che vogliono distinguersi in un mondo popolato soprattutto da uomini?
Penso di sì, la mia esperienza può ispirare chi, nel mondo dello sport e del lavoro, deve attraversare molte difficoltà per ottenere quello che vuole. Spero che la mia storia possa incoraggiare tutte nel continuare a seguire i propri sogni e a non porre limiti alle proprie capacità. Io sto facendo quello che amo e quindi sono felice di poter aiutare le donne a credere in loro stesse.
Qual è l'evento che più di tutti ha segnato la tua carriera?
Guidare per la prima volta in Formula 1, l'anno scorso (Tatiana è stata la prima donna latino-americana a guidare una monoposto in F1, ndr). Ho sempre sognato di arrivare a questo punto e quindi è stato davvero molto emozionate. Sentivo una grande pressione ma ero estremamente concentrata sul mio obiettivo. Con me c'era la mia famiglia e questo ha reso ancora più speciale l'evento.
A proposito di famiglia: quali sono state le reazioni dei tuoi genitori quando hai detto loro che volevi diventare pilota?
All'inizio mia mamma non era molto felice (ride, ndr) e mi ha incoraggiato a fare altri sport come tennis ed equitazione. Ben presto, però, si è resa conto che la mia passione era guidare e quindi si è arresa ma non senza condizioni: se volevo continuare a guidare, dovevo eccellere anche a scuola. E siccome volevo gareggiare, non sono venuta meno ai patti. Di fronte alla mia passione non hanno potuto che scegliere di supportarmi in tutto e per me questo è stato fondamentale.
Quando hai capito precisamente che i motori sarebbero stati il tuo futuro?
Ero davvero molto giovane. Ho cominciato quando Pablo Montoya era in Formula 1, non mio perdevo una gara: avevo tra i 9 e 10 anni, davvero una bambina. Sembrava una cosa da pazzi, ma io ero convinta di quello che volevo!
Guidare una macchina da Formula 1 richiede anche un certo sforzo fisico: che tipo di allenamento fai?
Ho sempre amato lo sport, dall'inizio. Giocavo a calcio, a tennis, facevo equitazione: ho praticamente provato di tutto! Questo mi ha sicuramente aiutato perché competere richiede un notevole sforzo fisico – non solo in Formula 1, il discorso vale per tutte le categorie – e tutti i tuoi muscoli sono coinvolti: dalle braccia alle gambe senza dimenticare il collo che fa uno sforzo enorme. L'allenamento è molto duro, ma io ho cercato sempre di essere al miglior livello fisico possibile. Da questo punto di vista gli uomini sono avvantaggiati perché hanno il 30% di massa muscolare in più rispetto alle donne; per raggiungere un certo livello ed essere capace di scendere in pista ho dovuto allenarmi tutti i giorni. Ancora oggi è così: 5 giorni a settimana e, quando non ho gare, dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17 con un training sia fisico che mentale. Chi fa questo lavoro, infatti, deve essere mentalmente molto forte, saper reagire velocemente, coordinarsi; deve essere multitasking. Quando sei in macchina fai moltissime cose contemporaneamente, incluso gestire le indicazioni che ti arrivano via radio.
Ci sono mai stati momenti in cui hai pensato di mollare?
Sì, quando le cose non andavano come volevo. Però poi, anche nei momenti più difficili ho pensato che non avrei mai potuto vivere senza le gare; la mia motivazione è sempre stata più forte. Credo che sia fondamentale essere molto paziente e continuare a lavorare duro.
Non solo motori e lavoro: cosa fai per rilassarti e prenderti cura di te?
Non è molto facile per me rilassarmi (ride, ndr) ma devo imparare a staccare. Amo la natura e, quindi, appena ho un po' di tempo, vado in montagna, al mare o al lago. Quando riesco, guardo un po' di TV, qualche serie su Netflix e leggo un libro. Oppure esco per un caffè – sono una gran fan del caffè!
Special thanks + Hair & make-up by La Biosthétique
Qual è, invece, la tua beauty routine?
Mi prendo molto cura della mia pelle: a causa dei frequenti viaggi e dell'allenamento, è spesso molto secca. Cerco di pulirla bene, mattina e sera, e poi uso un buon idratante – di giorno sempre con un fattore di protezione SPF. Anche per i capelli utilizzo prodotti nutrienti, mentre, quando ho un evento speciale, non rinuncio al make-up: sono convinta che possa davvero farti sentire speciale!
Thanks to Marion Ferg and to La Biosthétique
Words: Michela Marra
#onmyvanitytable series created by Daniela Losini
© Riproduzione riservata