Nneya Richards, o semplicemente Nneya come la conosciamo tramite i suoi canali social, è nata e cresciuta a New York. A quindici anni era già una contributor per Teen Vogue e tra le tante, tantissime, collaborazioni sul suo curriculum compare anche un progetto a cui ha lavorato insieme al team di Michelle Obama. Esperta di viaggi e stile, ecco cosa ci ha raccontato nell'intervista.
Ci racconti chi sei e cosa fai nella vita?
Dopo i social di parole (Facebook), foto (Instagram), video (TikTok) e ora anche voce (Clubhouse), quale sarà il prossimo social secondo te?
I social media sono in continua evoluzione. La mia università è stata una delle prime ad avere Facebook - in realtà io l'ho avuto l'ultimo anno di liceo in versione beta. La possibilità di Facebook di condividere foto ha portato al passo successivo, Instagram, che si pone su un livello più pubblico. Anche TikTok si è sviluppato dopo che per anni le persone si sono allenate per produrre brevi sketch su piattaforme come Vine. Ho provato anche Periscope, diciamo che mi sono dilettata con tutti i social. La diffusione di Clubhouse? Personalmente ho sempre amato i podcast e gli audiolibri. Direi che Twitter è in realtà il social media delle parole, per questa ragione scrittori e giornalisti lo preferiscono. Quello che verrà dopo sarà un'esplorazione dei sensi che ci porterà nel regno della fantascienza. Quindi, per ora, dirò che si tratterà di un'estensione degli esistenti in versione più interattiva: la visualizzazione di gruppi e la connettività, come si vede su Clubhouse, è proprio quello che Instagram sta provando con il gruppo Lives. E forse è quello che desideriamo in questo momento.
Nneya Richards
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Abbiamo visto negli ultimi anni proteste prendere voce e potere grazie ai social: sarà sempre di più così? I social possono avere davvero un ruolo nel definire la storia?
Assolutamente. Le proteste sono sempre state raccontate dai media. La NAACP ha tenuto appeso la famosa bandiera "A Black Man Was Lynched Yesterday" fuori dalla sua sede, sulla 5th Avenue a New York, dal 1920 al 1938. E questo ha creato consapevolezza. I social media fanno la stessa cosa: offrono una piattaforma e amplificano voci che altrimenti non sarebbero ascoltate. Ora, se alcune piattaforme sopprimano o diano gli stessi spazi ad alcune voci rispetto che ad altre, è oggetto di dibattito. Sì, i social media possono influenzare le elezioni, fare pressione sulle figure politiche e creare responsabilità pubblica e cameratismo. I social media hanno già avuto un ruolo nel definire la storia più volte negli Stati Uniti. Le organizzazioni hanno sempre avuto bisogno delle persone e di assicurarsi che i voti fossero contati, nell'ultimo periodo sono riuscite a mobilitare tutte/i ancora di più proprio attraverso i social media. Questo è solo un esempio. L'ingiustizia non può più vivere nel vuoto e questo è in parte dovuto ai social media - ma, allo stesso tempo, dobbiamo capire il nostro privilegio di paese del primo mondo. Ci sono molti angoli della terra che non popolano il nostro feed.
I social hanno, in molti casi, contribuito a modificare la percezione della nostra immagine, a volte in positivo (la body positivity e la sua diffusione), altre in negativo (l'ambire a stereotipi finti o comunque "filtrati"). Tu che ne pensi?
Io creo delle belle immagini per i social media, per me questa è un'arte. Voglio che la gente veda gli angoli belli dell'Italia e desideri venire qui. Nella mia specialità, i viaggi, un esempio dell'effetto negativo di questa "vita filtrata" è spiegabile con la sindrome di Parigi: sintomi fisici e psicologici che chi visita Parigi per la prima volta sperimenta quando non è esteticamente come pensava che fosse. Con le mie parole racconto alla gente com'è veramente un posto. Cerco di essere sui social media il più possibile come sono nella vita reale. Ma non possiamo dare la colpa ai social media per questo. Pensate ai presentatori televisivi italiani degli anni '90 e ad alcuni membri del governo Berlusconi, sono certamente di un'estetica particolare. I social media sono un riflesso della società e dei suoi valori, non il loro creatore. Guardate il vostro feed. Guardate il contenuto con cui vi state impegnando costantemente. Allineatevi con l'algoritmo e cercate il mondo che voi volete vedere qui. I creatori, le pubblicazioni, le celebrità che vi parlano e vi danno sollievo.
Nneya
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Quali step dovrebbe fare il sistema moda italiano per essere davvero inclusivo oggi?
La responsabilità e la rappresentanza dall'alto verso il basso sono importanti. Venendo dagli Stati Uniti, ciò che è così scoraggiante nel sistema della moda italiana è la mancanza di responsabilità e rispettive ripercussioni per chiari atti di razzismo e intolleranza. A volte è chiaro che il PR americano di un'azienda dovrebbe scusarsi, non è una cosa che riguarda tutta l'impresa, o la filiale italiana. Ignorare il razzismo e dire "non vedo il colore" potrebbe sembrare il cerotto che il sistema moda italiano mette sull'intolleranza. Mette in cattiva luce un luogo e un sistema che ammiro molto. Lo fa apparire provinciale rispetto ad altre capitali della moda ed è un disservizio nei confronti delle persone brillanti della moda italiana che ho incontrato, incluse quelle di questa pubblicazione. Quando gli amici mi interrogano su quegli errori che diventano molto pubblici, rispondo che nella mia esperienza ho lavorato con persone che non sono così, ma mi chiedo: "Sono nella bolla di lavoro con delle brave persone e semplicemente non ho ancora incontrato quelle sbagliate?" Penso che una maggiore diversità all'interno del sistema della moda italiana nelle posizioni più alte, non solo nelle modelle, aiuterebbe. Sono cresciuta con un gruppo di amici così diversi, il mio compagno è bianco e italiano. Posso dir loro: "So che questo non è il tuo cuore. Quindi cambia la formulazione di questo concetto". Pensateci, se aveste la diversità ai vertici delle organizzazioni in termini di etnia, genere, orientamento sessuale, potreste cogliere gli errori prima che diventino pubblici. L'inclusione dall'alto verso il basso, davanti e dietro la telecamera, farebbe un'enorme differenza. Sono anche nel consiglio di amministrazione di una non-profit negli Stati Uniti che mira a fare questo.
La moda negli ultimi anni è stata letteralmente travolta e pervasa dai social: l'hanno resa di sicuro più aperta e democratica. Come te la immagini nel futuro?
Come persona che lavora sia come scrittrice che come influencer, accolgo il cambiamento. C'è il valore di mostrare e non dire dei social media. Per tanti decenni la moda è stata un cerchio impenetrabile e l'inclusione ha portato divertimento ed entusiasmo. Senza di esso le cose diventano stantie. La moda è uno spazio che dovrebbe costantemente reinventarsi, un riflesso del mondo che cambia.
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