Linguaggio inclusivo: cosa fare, quando usarlo e cosa non fare
Stiamo studiando cosa significhi linguaggio inclusivo e per farlo abbiamo messo sul piatto della conoscenza la necessità di familiarizzare con il concetto di spettro e dunque di fare differenza tra sesso, identità di genere e orientamento sessuale, cosa sono gli stereotipi di genere e come siano strettamente legati ai cosiddetti ruoli di genere e al problema delle discriminazioni.
Ma quando e come usare un linguaggio inclusivo? Cosa fare o non fare per essere più inclusivi nella comunicazione parlata, scritta e per immagini. Proviamo a tracciare alcune indicazioni.
Linguaggio inclusivo: cosa fare
Nella lingua italiana si è sempre utilizzato il maschile con l'intenzione di raggruppare tutte le persone ma alla luce della contemporanea complessità umana, è diventato riduttivo. Di linguaggio inclusivo si dibatte da anni cercando soluzioni soddisfacenti come, ad esempio, le linee guida del Parlamento Europeo. Ma vediamo le possibilità quali sono:
Asterisco e caratteri diversi: l'asterisco * è un espediente grafico per esprimere la neutralità. Anche le lettere x, y, z o altri segni grafici vengono utilizzati come desinenze non essendoci - ancora - una regola universale condivisa per la lingua italiana.
Schwa: in fonologia e linguistica indica una vocale centrale media e il simbolo di scrittura corrispondente è questo ə . Si può utilizzare in desinenza per indicare il genere neutro e inclusivo.
Perifrasi: artificio linguistico che, applicato al linguaggio inclusivo, aggira il binarismo secco maschile/femminile.
Conoscenza, studio, formazione: sono tre pilastri fondamentali per accogliere il cambiamento. In modo particolare per chi si occupa di informazione, comunicazione e tratta temi delicati per lavoro. Un errore molto comune è non sapere come ci si rivolge alle persone non-binarie dato che alcune si identificano in entrambe i generi o in nessuno. La cosa migliore quindi è chiedere come preferiscono essere appellatə. Il termine anglosassone per questa pratica virtuosa è preferred gender pronoun. Un altro errore è confondere il significato di coming out (scelta volontaria) con outing (qualcun altro rivela per noi qualcosa che non abbiamo mai esplicitato) e che nel linguaggio corrente è diventato d'uso trasversale. Non più accettabile è scrivere o rivolgersi alle persone transgender o transessuali con il solo maschile. Emblematico il caso di Maria Paola Gaglione e del suo fidanzato Ciro transgender (in transizione da femmina a maschio) a cui è stato fatto deadnaming e usato il pronome femminile dalla maggior parte degli organi di stampa. In genere quando si trattano argomenti specifici di gruppi sociali diversi dal nostro è bene dare spazio e voce a coloro che vi appartengono.
Linguaggio inclusivo: cosa non fare
Appropriazione culturale: significa da parte della cultura dominante appropriarsi delle tradizioni e degli stilemi di un'altra cultura. Un esempio semplice: le trecce rasta su modelle bianche.
Tokenism: attività che consiste nel nominare o assumere una persona, che appartiene a un gruppo di minoranza, solo per prevenire eventuali critiche e dare l’impressione che le persone vengano trattate in modo equo.
Virtue Signalling: ostentare azioni e comportamenti che sono socialmente ben visti al solo scopo di ottenere consenso senza una reale attitudine all’inclusività.
Sea Lioning: significa chiedere, fare domande retoriche e capziose per ottenere informazioni di cui si ha già contezza col solo scopo di drenare l’energia altrui su un argomento caldo e di discussione.
Attivismo performativo: o anche attivismo di facciata che inscena comportamenti ritenuti socialmente nobili ma che non hanno un reale impatto nel quotidiano. Esempio: usare il quadrato nero #blacklivesmatter perché è “trendy”.
Deadnaming: chiamare una persona transgender con il nome e il pronome precedente al cambio di identità sessuale.
Diet culture: esasperazione della magrezza, del fitness e del cibo polarizzato in solo due sensi buono/cattivo per aderire a un modello di perfezione impossibile non solo fisica ma anche mentale.
Tone policing: quando un gruppo privilegiato, di maggioranza o dominante chiede a minoranze o gruppi marginalizzati di moderare i toni nel momento in cui esprimono la frustrazione di vivere situazioni di esclusione. Di fatto è un tentativo di silenziamento che si concentra sulla forma e minimizza il contenuto.
Slur: significa letteralmente calunniare. Sotto l'ombrello di questo termine possiamo inserire le parole dal significato dispregiativo e gli insulti. Per contro una corrente molto forte all'interno di gruppi non dominanti è il lavoro di riappropriazione di taluni termini. A tale proposito come esempio citiamo il lavoro dell'artista Tea Hacic sulla parola t***a.
Trigger: argomenti molto delicati o polarizzanti andrebbero in qualche modo segnalati o comunque trattati da esperti per non cadere nell'errore di perpetrare stereotipi, bias e pregiudizi. Un esempio tipico sono le frasi sessiste e il fenomeno del victim blaming quando si tratta di violenza e violenza di genere. Tale pratica sposta la discussione o l'attenzione su chi subisce e non su coloro che abusano.
Glamourizzare temi sociali importanti: esempio eclatante la copertina di un mensile famosissimo che rendeva glamour il tema dell'ospedalizzazione psichiatrica.
Assumere a priori che le persone siano neurotipiche: un tema molto delicato è raccontare lo spettro della neurodiversità / neurodivergenza parola utilizzata all'interno della comunità di persone autistiche per definirsi. Un altro errore da evitare è usare frasi come "affetto da autismo" e in genere la terminologia della guerra quando si tratta di salute psicofisica.
Pinkwashing, greenwashing, rainbow washing, whitewashing etc: è una pratica di marketing percepita come negativa perché utilizza i valori dell'emancipazione femminile, dell'ecologia, della comunità LGBTQIA+ per operazioni di mera pubblicità di facciata. Originariamente la pratica del whitewashing nasce per indicare l'uso di un attore caucasico nei panni di un personaggio di altra etnia per renderlo più appetibile al grande pubblico. Nel tempo ha assunto connotazioni più ampie includendo qualsiasi operazione cosmetica della cultura dominante.
Credit ph: Pexels
© Riproduzione riservata