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Grazia

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Factory

Giorgia Fumo, da ingegnere a comica freelance

Giorgia Fumo, da ingegnere a comica freelance

foto di Rossella Malaguarnera Rossella Malaguarnera — 2 Dicembre 2024
Abbiamo incontrato Giorgia Fumo all'Hotel Sina The Gray nel cuore di Milano per un esclusivo servizio e abbiamo parlato del suo nuovo libro, di senso dell'umorismo e delle idiosincrasie dei Millennials.

“Ingegnere, improvvisatrice teatrale e stand-up comedienne", questo recita la pagina LinkedIn di Giorgia Fumo, comica freelance, come si definisce oggi, e in cui vi sarete sicuramente imbattuti sui social o in tv.

Laureata in Ingegneria Gestionale, un lavoro “sicuro” come Senior Analyst, Digital Strategist e consulente di Marketing Intelligence e, parallelamente una passione per il teatro, che diventa stand-up comedy, Giorgia è approdata prima a Comedy Central (emittente tv dedicata al mondo della comicità di Sky Italia) e poi in finale a “Italia’s Got Talent”.

Nel frattempo, tanto, tantissimo lavoro (anzi, lavori), tanti treni, tante serate che diventano una tournée che la porta in teatri via via più grandi e importanti (a Milano si è esibita all’Arcimboldi, facendo sold out e, a Roma, all’Olimpico davanti a 1200 persone), il successo sui social grazie a una serie di divertenti personaggi, e, ciliegina sulla torta, un libro-manuale, “Ingegneria della vita adulta” (ed. Harper Collins) che racconta le difficoltà del diventare adulti tra lavori precari e relazioni contorte.

Quando la intervistiamo, tra uno scatto e l’altro del servizio moda che vedete in queste foto, negli spazi dell’Hotel Sina The Gray a pochi passi dal Duomo, la scopriamo esattamente com’è sul palcoscenico dei suoi spettacoli: spassosa, coinvolgente, un fiume di parole da cui è difficile non farsi travolgere.

1.Giorgia Fumo
2.GIorgia Fumo

Giacca e pantaloni EMPORIO ARMANI, sandali VERSACE, gioielli GIOVANNI RASPINI, borsa TORY BURCH

La prima cosa che ti chiediamo è proprio com'è nata questa passione per il palcoscenico e  l'improvvisazione teatrale.

È nata quando vivevo a Pisa. Mi stavo per laureare, avevo appena iniziato a lavorare e avevo sempre saputo che avrei fatto qualcosa di comico però non ne avevo mai avuto l'occasione. Ho scoperto che in città c'era un corso d'improvvisazione teatrale, piccolo, piccolissimo. Si ritrovavano in un oratorio, in una zona sperduta (quando mi hanno spiegato come raggiungerlo mi hanno detto: "Mi raccomando, se ti "sfanalano" non ti fermare perché sono gli scambisti!” - ride ndR). Ho pensato fosse perfetto perché io, come tutti gli stagisti degli Anni Dieci, lavoravo 15 ore al giorno, non avrei mai avuto il tempo di imparare qualcosa a memoria. Per due ore avrei svuotato completamente la testa, perché con l’improvvisazione teatrale è così: ti devi concentrare così tanto su quello che stai facendo che qualunque problema tu abbia, sparisce. Ho iniziato a fare le lezioni con Federico Stefanelli, che poi è diventato il coach della Nazionale d'improvvisazione, e Federico Guerri. Erano ultra ferrati, le loro non erano solo delle lezioni o degli allenamenti, erano proprio dei mini workshop. Poi si finisce per fare amicizia con le altre persone, si esce tutti insieme, si va agli spettacoli, ai raduni e mi sono specializzata.

Nel frattempo eri a Pisa e studiavi Ingegneria, giusto?

Sì sì, ho fatto Ingegneria, mi sono laureata e mentre lavoravo facevo improvvisazione teatrale. Per me è stata un’esperienza molto bella devo dire, anche se probabilmente ingegneria è come il parto: c’hai gli ormoni che poi ti fanno dimenticare il trauma e ti rimane solo il ricordo bello. Almeno per me è stato così!

3.Giorgia Fumo
4.Giorgia Fumo
5.Giorgia Fumo

Trench, borsa e abito in pelle TOD'S, occhiali da sole ALAIA, stivali SCAROSSO

Hai lavorato come Senior Analyst, Digital Strategist e Consulente marketing Intelligence, però in parallelo hai continuato anche con il teatro e con la stand-up comedy. In che modo la tua esperienza lavorativa ha influito nel tuo approccio sul palcoscenico?

Ha influito tanto, perché in primo luogo il lavoro è stata una grande ispirazione - infatti io parlo tantissimo di lavoro nei miei pezzi - perché è una cosa che ho vissuto, ed è una cosa di cui a volte si parla in termini anche molto tragici, perché è una situazione non facile, soprattutto per i giovani. La mia formazione e il mio lavoro mi hanno fornito molti strumenti per affrontare la carriera da artista. C’è un grande equivoco sui lavori artistici, ossia che il creativo debba essere un po' un matto, uno che vive in un mondo suo. In realtà è una carriera da freelance a tutti gli effetti e bisogna essere molto pratici, molto organizzati per sopravvivere e per pianificare tutto come un business. Tutto quello che ho imparato, dal come si fanno le riunioni, a come si contratta un prezzo, come si capisce se un’offerta è buona, mi è molto servito poi nel mio altro lavoro.

Nel 2023 però succede qualcosa: lasci quello che è il tuo lavoro ufficiale per dedicarti solo alla carriera di comica freelance. Cosa ti ha portato a decidere “Ok basta, mollo tutto e faccio solo questo”?

Sono arrivata a questa decisione una sera nel camerino del teatro Filodrammatici dove ero in stagione con uno spettacolo tutto fatto di monologhi (La Repubblica Indipendente della Comicità) e a un certo punto iniziano a scendermi le lacrime sulle guance. Un pianto così dal niente, silenzioso e inarrestabile. Mi sono girata verso Manuela Mazzocchi, l'autrice che mi aiutava a revisionare i miei pezzi, a tagliarli soprattutto per la televisione, l’ho guardata e ho detto: “Non ce la faccio più”.  Ero esausta, viaggiavo molto anche per il mio lavoro di analista ed era diventato tutto molto impegnativo, mi occupava tempo e testa e temevo di arrivare anche a commettere qualche grosso errore tanto ero stravolta. Sono stata sveglia tutta la notte a ragionare su quanto fosse plausibile farlo diventare un lavoro vero. Avevo sempre considerato il primo lavoro come una coperta di Linus con cui pagavo affitto e bollette, certo, ma iniziavano ad arrivare anche delle offerte importanti che però chiaramente non potevo più svolgere solo i fine settimana o in qualunque momento libero avessi. Mi sono detta: “Se non lo faccio adesso lo rimpiangerò per sempre”. E ho deciso, ero sul divano-letto di una mia amica e le ho detto: “Susanna, io adesso chiamo Giampiero - che era il nostro capo - e gli dico che lascio!" e a quel punto ho fatto la telefonata decisiva.

6.GIorgia Fumo
8.Giorgia Fumo
9.Giorgia Fumo

Abito con oblò sulla schiena, borsa e guanti in pelle VERSACE, calze WOLFORD, scarpe a punta SCAROSSO, orecchini GIOVANNI RASPINI

Apriamo il capitolo social: nel tuo caso, ma anche nel caso di molti altri artisti e  comici, i social sono stati un amplificatore per la creatività. Come vivi questo impegno?

Quando ho iniziato a fare contenuti sui social avevo già esperienza sul campo dall'altra parte, ovvero quella di chi analizza questo tipo di prodotti, quindi già sapevo quanto sarebbe stato impegnativo e l’avevo anche messo in conto. Sapevo come funzionano certi meccanismi, le mode, i trend, quanto e come postare. Sono uno strumento che ti permette tantissima sperimentazione perché hai il contatto diretto con il pubblico: se fai una cosa e piace, piace e basta. Può magari non andare benissimo all’inizio, però se tu sei genuinamente convinto di quello che stai facendo, hai un'idea, non ti fai sedurre dalla tentazione di scopiazzare i trend - che è una roba che vedo che va molto di moda - se riesci a essere onesto e onestamente creativo, ti possono dare delle grandi soddisfazioni e a me ne hanno date!
Ho una community molto carina, sono veramente rari i casi di gente che mi lascia commenti brutti o antipatici, c'è coesione con persone che si sentono fra di loro anche per organizzarsi e venire a vedere gli spettacoli. Quella sui social è una comunicazione diretta e senza filtri, mentre gli altri mezzi ne hanno sempre uno, che sia un autore, una produzione, qualcuno che devi convincere che la tua idea sia buona prima di realizzarla. Qui invece la fai e basta, ed è l'unico livellatore. Per quanto abbiano tantissimi problemi, sono molto grata ai social perché quello che ho ottenuto da questo mezzo non avrei potuto ottenerlo in nessuna maniera.

Leggo tra le varie cose che nel 2021 sei anche stata l'unica comica italiana ad arrivare alle semifinali del Funny Women Awards, giusto? Com'è l'ambiente della stand-up comedy internazionale, per quello che hai avuto modo di poter vedere, rispetto a quella italiana?

Allora, all’epoca facevo già improvvisazione teatrale in inglese, avevo fatto uno spettacolo a Berlino, quindi era una cosa che già masticavo, soprattutto per tenere allenato il mio inglese. Quell’anno, per la pandemia, i Funny Women Awards erano stati aperti anche ai comici internazionali, con delle preselezioni video. Mi sono detta, “Ma sì, scusa, proviamo! Alla più brutta, che può succedere?" E però succede che vado avanti e arrivo fino alle semifinali. Ci sono andata con un'ingenuità che poi mi ha salvata dall’ansia, perché lì ho capito che è un ambiente molto più competitivo. La qualità, il livello è tutto altissimo. Ho visto ragazzi universitari che trascorrevano un mese intero a Edimburgo per il Fringe Festival e portavano un musical fatto sulla guerra degli Emù in Australia!
Noi abbiamo un decimo della loro competizione, sicuramente loro hanno più strumenti, più locali dedicati, più direttori artistici, più riviste che fanno le review degli spettacoli ma in tutto questo noi riusciamo, secondo me, a organizzarci con maggiori libertà.

10.Giorgia Fumo
11.Giorgia Fumo

Abito con faux-fur MISSONI, décolletées SALVATORE FERRAGAMO, anello e orecchini TORY BURCH

Parlando di stand-up comedy, secondo te le donne sono ancora in minoranza in questo settore, almeno in Italia, rispetto ai colleghi maschi?

Guarda, una delle cose che mi rende più fiera è che da quando ho iniziato a fare stand-up proprio come lavoro, dai video su Comedy Central a tutto il resto, tante ragazze mi scrivono che vogliono provare, altre mi dicono che hanno iniziato, mi chiedono consigli, anche il pubblico è cambiato, ora è molto misto, molto femminile, ma anche molto diversificato e intergenerazionale. 
Quindi credo effettivamente che, se a livello professionale siamo ancora in minoranza - ma in quale settore lavorativo, a parte il mondo “estetico” e quello delle babysitter, non è così? -  non sia una cosa così strana. Vengo dall'ingegneria, il mio primo lavoro è stato in un cantiere navale, non mi faceva strano essere l'unica ragazza di un parterre di uomini. Anzi te lo posso dire? Delle volte ero anche contenta perché avevo il bagno da sola! C’è decisamente più varietà rispetto a qualche tempo fa ed è una cosa che può solo arricchire l'offerta e obbligare tutti anche ad alzare l’asticella, a fare di meglio.

Qual è la cosa più difficile nel fare stand-up comedy?

Accettare che non tutto quello che scrivi faccia ridere, sicuramente. E poi per me è stato accettare, soprattutto agli inizi, che non devi dare tutto subito, fare lo spettacolo più lungo, la cosa più bella, mettere tutte le tue battute sempre, anche se all'inizio hai un po' quest’ansia.
Dal punto di vista emotivo è un lavoro molto solitario. Rispetto a quello dell'improvvisazione teatrale, in cui sei sempre in scena con altre persone e crei con loro, interagisci, qui sei molto più libero ma anche molto più solo.

C'è una battuta, uno sketch, di cui sei particolarmente orgogliosa?

Ce ne sono due che amo particolarmente, la prima è quella delle due Germanie, che ho scritto sul treno mentre andavo a fare una serata al Ghe Pensi Mi, (un locale a Milano), è un pezzo che funziona sempre ed è legato a un momento in cui ero sempre in giro, è un po' la battuta simbolo di quel periodo. E poi il mio pezzo sui viaggi dei boomer, perché l’ho presentato per la prima volta al Teatro Olimpico e c’erano i miei genitori ed era la prima volta che vedevano un mio spettacolo in grande con 1200 persone, e lì si sono resi conto che era un lavoro vero!


 

12.Giorgia Fumo
13.Giorgia Fumo
14.Giorgia Fumo

Cappotto, body, gonna a pieghe e borsa a bauletto MAX MARA, bracciale e collana GIOVANNI RASPINI, occhiali da sole ALAIA, stivali SCAROSSO

Da pochissimo è uscito anche il tuo primo libro, “Ingegneria della vita adulta - Manuale vago per farcela a farcela”. Cosa ci troveremo dentro?

È un manuale vero e proprio, quindi potete o leggerlo tutto filato oppure aprire e leggervi un capitolo quando vi va, oppure fare tipo libro game e, appunto, andare a caso. È chiaramente un libro che fa ridere però io l'ho voluto costruire in maniera rigorosa: ci sono le note, le citazioni, ho inserito i grafici, le formule che funzionano davvero. Mi piace che ci siano più livelli, è un libro originale, me l'ha detto anche la casa editrice e l'ho notato perché in libreria non sanno in che settore metterlo. La gente mi manda le foto di dove lo trova: chi in “miglioramento personale”, chi in “umorismo", chi in “psicologia" e il fatto che sia un libro che non si riesca a classificare mi riempie di orgoglio perché mi fa dire che ho fatto una cosa nuova.

Parlando invece allo spettacolo "Vita bassa”, tu racconti le esperienze e le vicissitudini comuni tipiche della vita da Millennials, una generazione un po' in bilico tra tante cose. In che cosa secondo te noi Millennials siamo bravi? In che cosa possiamo darci una pacca sulla spalla?

Su due cose: la prima è che siamo la generazione tendenzialmente più auto-ironica. Abbiamo imparato a prenderci in giro da soli molto presto e tra tutti, Boomers e Gen Z, tendenzialmente accettiamo le prese in giro meglio rispetto ad altri. La seconda, che secondo me è la più importante, è che abbiamo imparato a collaborare, abbiamo imparato a usare internet quando c'erano i forum, dove, se tu avevi un problema, c’era qualcuno dall'altra parte dell'Italia o del mondo con un nickname a caso che ti aiutava a risolvere il tuo problema. Così abbiamo imparato a programmare, a montare i fan video delle serie che ci piacevano e metterli su YouTube, a scrivere le fan fiction, a riunirci nei raduni. Questa capacità di collaborare, di creare delle cose tutte insieme, anche fra sconosciuti, è una roba che dovremmo riconoscerci più spesso, perché è un po' sparita. Ora i sistemi sono sempre più user friendly, le persone sono sempre più isolate o chiuse nella loro bolla. Noi eravamo capaci di dialogare, di costruire delle cose con gente che non apparteneva alla nostra cerchia più ristretta.

Last question: “Vita Bassa” chiude le ultime date per quest’anno, per il 2025 che cosa ci aspetta?
Ho in serbo un 2025 croccantino, nel senso che ci saranno un sacco di nuove date di “Vita Bassa" fino a maggio e poi lo manderò in pensione perché ho in caldo un nuovo spettacolo, posso spoilerarti solo che si parlerà tantissimo di lavoro e che uscirà in autunno. E poi, come dico sempre sui social quando imito le influencer, “c'ho i secret project” e pure quelli saranno belli impegnativi. E proseguirò la presentazione del libro, insomma ci sono in ballo tantissime cose e ne sono molto contenta.

 

15.Giorgia Fumo
17.Giorgio Fumo
17.Giorgia Fumo

Cappotto e borsa SALVATORE FERRAGAMO, calze WOLFORD, gioielli GIOVANNI RASPINI, décolletées SCAROSSO

Credits:

Talent: Giorgia Fumo
Foto: Martina Ferrara
Video: Riccardo Rovelli
Mua/hair: Silvia Sidoli using EspressOh
Creative e Art Direction: Sara Moschini e Daniela Losini
Location: Hotel Sina The Gray
Intervista: Rossella Malaguarnera

© Riproduzione riservata

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