Scott Eastwood: Un Eastwood non accetta mai un no come risposta
Suo padre è Clint, ingombrante mito di Hollywood. Così Scott Eastwood ha passato anni presentandosi ai provini con il cognome della madre. Ora è tra i protagonisti del film d’azione Fast & Furious 8, ma con Grazia ricorda i 12 anni di gavetta.
Come molti figli d’arte, Scott Eastwood ha un problema che somiglia a una condanna: quello di dover passare la vita a parlare di suo padre Clint, cinque volte premio Oscar, mito vivente del cinema americano e, probabilmente, l’unico a Hollywood ad appoggiare più o meno apertamente il presidente americano Donald Trump.
Ma Scott, 31 anni, occhi azzurri e fisico da surfista, ha trovato la formula perfetta per confrontarsi con il gigante di famiglia. Come? Ha passato metà della carriera a fingere di non conoscerlo: si presentava ai provini come Scott Reeves, il cognome della mamma, l’hostess Jacelyn Reeves, veniva scartato come capiterebbe a ogni Signor Nessuno, ogni tanto guadagnava qualche comparsata.
Qualche volta è riuscito anche a far parte di un film del padre, ma mai in ruoli di rilievo: in Gran Torino, per dire, si trova davanti Clint che gli dà della femminuccia. E poi ciak, a casa.
«Mio padre mi ha sempre voluto rendere forte e indipendente. Quando gli chiedevo qualcosa, mi rispondeva: “No” e diceva: “Vai fuori a guadagnartela”», ricorda oggi. Il Clint che lo ha scartato per film come American Sniper è lo stesso che, anni prima, lo aveva sbattuto contro un muro e preso a pugni perché il giovane Scott era andato a una festa con la sorella Kathryn e non l’aveva riaccompagnata quando era rientrato.
Ma oggi Eastwood Junior sorride. Perché la lunga gavetta è finita e ad aiutarlo sono stati, due anni fa, il ruolo da protagonista supersexy nel video della canzone Wildest Dreams della popstar Taylor Swift, poi quello di uomo della NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale americana, nel film Snowden del regista Oliver Stone. Ora l’attore si è conquistato una parte nel film tutto motori, armi e testosterone Fast & Furious 8, nelle sale dal 13 aprile, che prima di debuttare al cinema ha già battuto un record: quello di trailer più visto di sempre nelle prime 24 ore, con 139 milioni di visualizzazioni online.
Tra i muscolosi Vin Diesel e Dwayne Johnson, e una Charlize Theron in versione criminale, Scott ha il ruolo di agente di un’organizzazione di sicurezza che lavora sotto copertura. Insomma, quasi un ritorno agli esordi, quando doveva nascondere il cognome che portava.
Ritorna Fast & Furious, ma “orfano” di Brian O’Conner, interpretato da Paul Walker (l’attore è morto nel 2013, in un incidente stradale, ndr).
«Paul era come un fratello maggiore per me. Ci siamo conosciuti nel 2005, sul set di Flags of Our Fathers, ci dirigeva mio padre. Mi manca moltissimo. Ma sarebbe fiero di vedermi nella saga».
Adesso il nome Scott Eastwood è ben impresso sui cartelloni di Fast & Furious 8. Si ricorda ancora quando, invece, essere figlio di suo padre e voler fare l’attore erano un peso?
«Tutti pensano sempre che fosse un vantaggio chiamarmi Eastwood, ma non è mai stato così. Papà fa parte della vecchia scuola: a 16 mi ha mandato a lavorare in cantiere o a fare il parcheggiatore di auto fuori dagli hotel. Dovevo pagarmi il college. Ma lo capisco, viene da quella mentalità seguita al crack degli Anni 30: non puoi avere nulla che tu non ti sia guadagnato».
E lei, in più, si nascondeva.
«Non sono mai stato il ragazzo più popolare della scuola e quando sono cresciuto, a Los Angeles, non venivo preso sul serio come attore. Allora ho deciso di trasferirmi a San Diego e, alle mie condizioni, ho iniziato a lavorare. Ed è così da 12 anni ormai».
È andato via perché la gente la riconosceva e le metteva addosso un’etichetta?
«Era una situazione che non poteva avere fine: ancora oggi, ogni volta che mio padre esce di casa, è tutto un “Signor Eastwood”, “Signor Eastwood”. Non faceva per me».
E quando c’è stata la svolta vera della sua vita?
«Non ricordo un episodio preciso. All’inizio nessuno voleva neanche farmi provare una parte. Poi magari serviva un tipo belloccio e allora arrivavo al provino. I responsabili dei casting mi guardavano come se non importasse loro nulla di me. Ma io insistevo, inviavo cassette con le mie interpretazioni. Mi hanno ignorato, qualcuno si è anche arrabbiato ed è arrivato a intimarmi di non farmi più vedere, ma alla fine le cose hanno cominciato a girare nel verso giusto».
E nel frattempo arrotondava facendo il modello, vero?
«Non ho mai voluto fare il modello, ma posare per qualche foto era comunque un lavoro, anche se non è mai stato il mio obiettivo».
Tuttavia questo l’ha reso molto popolare tra le ragazze e l’ha fatta anche finire in un video di Taylor Swift.
«Quando vengo definito sex symbol mi viene da ridere. In realtà sono solo cresciuto in una famiglia dove si diceva che per una mente sana ci vuole un corpo sano. O viceversa».
Sua madre Jacelyn è una salutista?
«Lei mi ha insegnato che, nella vita, è facilissimo diventare pessimisti. Più attività fisica fai, più stai bene, più tieni lontani da te i pensieri negativi».
Che cos’altro ha imparato da sua madre?
«Lei è sempre stata un esempio di generosità e di attenzione verso gli altri. Non le è mai interessata la fama, anche se avrebbe potuto beneficiarne molto, ma preferiva essere sempre a nostra disposizione. Da lei ho imparato anche una cosa che mi è tornata utile adesso: è facile essere risucchiati dal lavoro, ma rallentare è l’unico modo per capire che cosa stai facendo davvero della tua vita».
Invece con suo padre che cosa ha in comune?
«La passione per il golf. Per lo stare all’aria aperta. E per il volo: abbiamo il brevetto. Spesso ci vediamo per pilotare insieme».
A trattare le donne da chi ha imparato, dalla sua mamma o dal suo papà?
«Da entrambi. È ancora molto diffusa l’idea del maschio alfa, sempre pronto a fare il duro. Io preferisco i gentiluomini, quelli disposti ad ascoltare e ad aprire la portiera dell’auto alla propria ragazza».
E questo chi gliel’ha detto, suo padre?
«Gli amori di mio padre non si contano, non credo che i suoi consigli sulle donne valgano molto», ride.
E allora ci dica che donna le piace.
«Non ne ho una ideale. Preferisco quelle spontanee, che non fanno il doppio gioco e che sono divertenti, perché l’ironia femminile è il massimo».
E una donna di lei che cosa deve accettare?
«Il fatto che sono un 30enne un po’ atipico: mi piace la musica vecchio stile, come il blues. Quando mi siedo a tavola, tengo ben lontano il cellulare, perché preferisco parlare e non mandare messaggini. E poi amo la vita all’aperto».
Tempo fa giravano delle sue foto in cui faceva jogging scalzo. È quel tipo di atleta che vuole sentire il contatto con la natura?
«No, no: quella volta mi ero solo reso conto di non avere con me le scarpe da corsa e non volevo perdere l’occasione di fare un po’ di moto».
Lo sport l’aiuta a essere competitivo? Fast & Furious è un film d’azione dove sembra che facciate tutti a gara a chi è più tosto.
«Il mondo degli attori non è molto diverso. Quando sei sul set sai solo una cosa: che fuori ci sono centinaia di persone che vogliono il tuo posto. E che, una volta finito quel film, dovrai ricominciare da capo. Ancora oggi c’è chi manda indietro le mie email, ma questo mi carica ancora di più: se la porta è chiusa e non hai le chiavi, puoi sempre buttarla giù».
E se questa non è una frase da Eastwood, ditemi voi che cosa è».
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