Fotogallery Tartan: cinque cose da sapere sul trend dell’autunno-inverno 2013
...
Storia e curiosità sullo "scozzese"
Il fashion system insegue le "anti-mode" da molto tempo ma oggi, più che mai, utilizza i dettagli stilistici delle sottoculture, per inserirli nel vintage unisex che tanto fa gola alle fashioniste. Il tartan è fra questi. Nasce da antiche popolazioni celtiche, attraversa il tempo e arriva a noi grazie al punk e al grunge che lo inseriscono nel loro alfabeto vestimentario. Che sia nella sua versione originale, o con trama destrutturata, o immerso in palette colori che esulano dalla classica, che sia indossato come un plaid; il tartan, detto anche stampa check, lo si ritrova sulle passerelle quasi ogni anno. Ecco 5 cose da sapere.
1) Origini: L’origine del tartan, viene comunemente identificata nella cultura scozzese, tuttavia la prima vera prova su tessuto pare essere lontana dalle isole britannichee risalirebbe alla cultura di Hallstatt in Europa Centrale e datata tra il 100 a.c. e il 400 a.c. Il tartan che arriva a noi, comparve in Scozia per la prima volta all’inizio del XVIII secolo. Solitamente associato alle Highlands, dopo la sconfitta subita dagli scozzesi a Culloden, nel 1746, fu vietato indossarlo. Solo verso la fine del XVIII, il tartan divenne ufficialmente un modo per distinguere i diversi clan e le zone della Scozia. Il particolarismo dei clan si manifestava proprio nel tartan, i cui disegni e colori variavano da un clan all’altro. In origine i tessuti presentavano un disegno molto semplice con due o tre colori, ottenuti con piante e radici o comunque da prodotti naturali. Con l’elaborazione dei coloranti chimici, i motivi sono diventati più elaborati e vari. Lo scrittore Sir Walter Scott fu, in parte, responsabile dell’imperversare del tartan nei costumi del periodo, infatti, nel 1822, convinse il Re Giuorgio IV, in visita ad Edimburgo, a indossare il celebre motivo scozzese. Nel 1920 Burberry progettò il “Burberry check” che ancora oggi è riconoscibile come texture iconica del marchio.
2) Etimologia: tartan fu tra le prime voci inglesi di moda accettate in Francia nel 1806, ma già dal Cinquecento, veniva utilizzato il termine tiretaine, dal verbo “tirer” che fa riferimento al tessuto a quadri ottenuto. Il modello degli Highlands, scozzesi di lingua gaelica, fu chiamato breacan, cioè molti colori. Nel tempo i significati di tartan e breacan, sono stati combinati per descrivere un certo tipo di modello, su un certo tipo di tessuto.
3) Anatomia del tartan e simbologia: texture realizzata tramite l’alternarsi di fili colorati intrecciati, fili di ordito e trama, ad angolo retto tra loro. Si lavora come una tela: due sopra - due sotto l'ordito, avanzando un filo a ogni passaggio. Questo processo da forma a linee diagonali visibili con diversi colori di fondo, che, all’apparenza, sembrano nuovi colori e si miscelano a quelli originali. L’idea che i diversi colori del tartan abbiano un significato specifico, è puramente moderna. Gli storici però individuarono nel tartan rosso la “divisa da battaglia” perché progettato per non mostrare il sangue. In America, i tartan vengono creati in base a provincie e territori, soprattutto in Canada dove i colori assumono significato simbolico. Il verde simboleggia praterie o foreste, il blu laghi e fiumi e il colore giallo è talvolta usato per indicare le diverse culture.
4) Il punk, il grunge, la moda: Inizialmente, nell’epoca vittoriana ed edoardiana, l’abbigliamento scozzese era una componente dell’abbigliamento maschile ma poi entrò a far parte anche della moda femminile, per via della sua associazione all’aristocrazia inglese e militare. Grazie a questo, il tartan sviluppò un’aria di dignità e unicità, che la moda captò subito. Nel 1970 il malcontento dei punk per la classe dirigente, si diffuse proprio tramite l’abbigliamento e il tartan ebbe un ruolo importante, seppur non centrale, perché utilizzato in modo non ortodosso divenne simbolo di ribellione. Negli anni 90 a Seattle nacque il grunge, sottogenere del rock americano che fu reso famoso da band come i Nirvana e i Pearl Jam. Come la loro musica, Kurt Cobain e Eddie Vedder avevano un look che era essenzialmente anti-moda, perché fatto d’indumenti scoordinati e sovrapposti, solitamente di dimensioni o troppo grandi o troppo piccole. Di lì a poco, in parallelo si sviluppò nel fashion system uno stile più urbano, che faceva riferimento al grunge come sottocultura con annessi dettagli. Paul Smith approfondisce – stilisticamente – il lato colto del grunge e da vita a uno stile british internazionale; Rei Kawakubo esplora molte volte il tartan con Comme des Garçons; Jun Takahashi creò un effetto plaid dalla testa ai piedi per l’A/I 2000-2001 e dipinse capelli e viso di tartan; la giacca di Issey Miyake con effetto ottico 3D di una trama tartan del primo Novecento; Dolce & Gabbana che per l’A/I 2008-2009 omaggia lo stile country.
5) Tartan on catwalk: Andrea Incontri inserisce la stampa check nella sua idea di femminilità impalpabile, con lo chemiseir che riporta la trama tartan quasi alle origini; Antonio Marras lo riveste di pizzo, creando un sottile contrasto; Ashish, dalla sua, lo porta in passerella in versione plaid, con una palette colori che rimanda inevitabilmente alla terra. La collegiale di Blugirl declina il tartan anche nel verde irlandese, mentre nella sua versione classica lo abbina a maxi cardigan e gilet animalier; Clements Ribeiro associa passamaneria e tartan rosso; Céline dedica gran parte della sua collezione alle varie texture e le mixa; Creatures of the wind si concentra sui due colori portanti della stampa check: il rosso e il verde e il "vira" in versione fluo. Issey Miyake lo destruttura, ingrandisce la trama, la rimpicciolisce e mette l’accento sul rosso, il blu e il verde, creando total look dal particolare effetto ottico; Jil Sander propende per la sua versione plaid di lana con scacchi di di grandi dimensioni; Junya Watanabe esalta l’anima punk del tartan inserendolo sul chiodo; Jacobs per Marc by Marc Jacobs, riveste il tartan della sua aura originaria, aristocratica e bon ton; Moschino celebra lo stile british attraverso cappelli Scotland Yard e tartan, omaggiando la divisa delle guardie reali, l’equitazione, centrifugando il tutto con l’ironia intelligente tipica del brand; Saint Laurent, grazie alla rivoluzione di Slimane, riporta in vita il grunge al femminile, lanciando una vera e propria tendenza che conquistata le fashioniste.
© Riproduzione riservata