Barbora Bobulova: «Come sono arrivata a odiarmi»
Sorella di un terrorista in un film, madre che costringe la figlia alla castità in un altro. Al Festival Barbora Bobulova arriva con due ruoli al limite. Che, promette, faranno soffrire il pubblico quanto ha sofferto lei a interpretarli
Due film a Cannes. E nello stesso giorno, il 23 maggio. «Non so come farò: dovrò correre da un red carpet all’altro», esclama compiaciuta ma un po’ preoccupata Barbora Bobulova, 43 anni, slovacca di nascita e italiana d’adozione, che al Festival accompagnerà Dopo la guerra di Annarita Zambrano (nella sezione “Un Certain Regard”) e Cuori puri di Roberto De Paolis (alla “Quinzaine des Réalisateurs”).
Barbora, bel viso, senso dell’ironia e talento spendibile sia nella commedia sia nel dramma, è diventata popolare grazie a film come Il principe di Homburg, Cuore sacro, Manuale d’amore 2, Immaturi, Scialla!.
E ora, sulla Croisette, presenterà due volti completamente diversi. In Dopo la guerra interpreta la sorella di un terrorista italiano riparato in Francia. In Cuori puri è una madre di periferia che impone alla figlia adolescente il voto di castità fino al matrimonio. «Non potrebbe esistere un personaggio più distante da me», dice l’attrice che dall’ex compagno, l’aiuto regista Alessandro Casale, ha avuto due figlie: Lea, 10, e Anita, 8.
Lei non consiglierebbe alle sue figlie di conservare la verginità il più a lungo possibile?
«Non credo proprio. La mamma del film lo fa per un esasperato senso della religione mentre le mie bambine non sono nemmeno battezzate. Non è stato facile: sono arrivata a odiare il mio personaggio».
Ha già cominciato a parlare della sessualità alle piccole?
«Non ancora, ma lo farò al momento giusto. Per il momento dissemino indizi che mi aiutino ad affrontare l’argomento. Voglio che le bambine imparino le cose da me».
Lei ha ricevuto l’educazione sessuale in casa?
«No, di certe cose non ho mai parlato con i miei genitori né con le mie due sorelle. Ho scoperto tutto da sola o con le amiche».
Com’è la sua famiglia di origine?
«Nordica. Da noi non si esternano le emozioni, non ci si scontra, né volano i piatti. Eppure ogni tanto sarebbe liberatorio».
E da lei sono volati i piatti quando si è separata?
«No, Alessandro e io e non abbiamo deciso di lasciarci da un giorno all’altro, ma al termine di un lungo confronto. Non volevamo far soffrire le bambine. Infatti continuiamo a vederci, trascorriamo dei weekend tutti insieme. Siamo sempre una famiglia».
« Appena arrivata in Italia mi sentivo diversa. Pelle chiarissima, capelli lunghi, avvertivo lo sguardo degli uomini su di me e temevo di venire violentata. Per difendermi mi vestivo come un maschio »
È in Italia da vent’anni: le è stato difficile adattarsi?
«All’inizio sì: mi sentivo diversa. Pelle chiarissima, capelli lunghi, avvertivo lo sguardo degli uomini su di me e temevo di venire violentata. Per difendermi mi vestivo come un maschio. Poi, con il tempo, ho capito che certi apprezzamenti espliciti sono innocui».
Era sulla difensiva anche nei rapporti sentimentali?
«Sì, per i primi anni ho vissuto da sola, non mi è stato facile aprirmi agli uomini. Da quattro anni sono single e mi sento benissimo». Nei mesi scorsi, per girare il film Hotel Gagarin, è finita in Armenia: non aveva nostalgia di casa? «Sono stata cinque settimane senza vedere le bambine ma non piangevo ogni sera. Un distacco fa bene a tutti. E amo talmente il mio lavoro che mi sentirei in colpa se andassi in vacanza».
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