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Lifestyle

Tarocchi per principianti: come iniziare a leggerli (e usarli per conoscersi meglio)

Tarocchi per principianti: come iniziare a leggerli (e usarli per conoscersi meglio)

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I tarocchi non predicono il futuro, ma aiutano a conoscersi meglio: ecco come usarli nella vostra routine di benessere spirituale

C’è chi li associa ancora al mistero, chi li vede come un gioco antico e chi, invece, li usa ogni giorno per conoscersi un po’ di più. I tarocchi, nati nel Nord Italia nel Quattrocento come semplice passatempo, sono oggi uno degli strumenti spirituali più popolari al mondo.

Non servono a prevedere il futuro (come spesso si pensa), ma piuttosto ad aiutare chi li usa a leggere se stesso: a capire cosa sta accadendo dentro di noi, a dare un nome alle emozioni e anche a trovare direzione nei momenti in cui tutto sembra confuso.

Negli ultimi anni, anche grazie ai social e al diffondersi della cultura del self-care, i tarocchi sono diventati una forma di introspezione quotidiana. Non più un rito esoterico, ma un gesto di consapevolezza. Un modo per rallentare, ascoltare e, soprattutto, ricordare che le risposte spesso non sono fuori, ma dentro di noi.

Cosa sono (davvero) queste carte

Le origini dei tarocchi risalgono al 1440, ma il loro significato spirituale arrivò solo nel Settecento, quando alcuni intellettuali francesi iniziarono a vederli come simboli universali del percorso dell’anima.

Oggi, il mazzo più conosciuto è quello di Rider-Waite, creato nel 1909 dal poeta inglese Arthur Edward Waite e illustrato da Pamela Colman Smith: 78 carte, ciascuna con un’immagine e un messaggio, che raccontano la storia di una trasformazione personale.

Ogni carta, dicono gli esperti, è come uno specchio: non predice, ma riflette. Mostra qualcosa che già sapete, ma che non avete ancora trovato le parole per dire. È per questo che, per chi ci crede, più che di magia, i tarocchi parlano di consapevolezza.

(Continua sotto la foto)

Art journal

Come iniziare a usare i tarocchi: guida per principianti

Per prima cosa, serve un’intenzione. Prima di pescare una carta, fermatevi e chiedetevi: “Di cosa ho bisogno oggi?” o “Cosa non sto vedendo e dovrei vedere?”. Le domande migliori sono sempre quelle aperte, perché lasciano spazio alle possibilità.

Poi, scegliete un momento calmo, prendete il mazzo tra le mani e iniziate a mescolare. Non esiste un modo “giusto” di farlo, ciò che conta è ascoltare la vostra intuizione. Quando sentite che è il momento, pescate una carta e osservatela. Guardate i colori, i simboli, le sensazioni che evoca. Magari all’inizio non capirete tutto, ma va bene così: i tarocchi parlano un linguaggio che si impara solo con il tempo.

Un consiglio utile è tenere un piccolo quaderno accanto: scrivere le sensazioni e i pensieri che emergono vi aiuterà a capire come le carte “dialogano” con la vostra vita. Non è magia, è un esercizio di presenza.

I tarocchi come strumento di intuizione e benessere

Molti associano i tarocchi a un rituale mistico, ma in realtà sono un potente strumento psicologico.

Diversi studi scientifici hanno mostrato che il semplice atto di scrivere o visualizzare i propri pensieri attiva aree del cervello legate alla consapevolezza e alla memoria. In altre parole, leggere le carte è un modo per rallentare e dare forma alle emozioni.

Chi li usa ogni giorno racconta che le carte aiutano a sviluppare fiducia in se stessi, a distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è, e a coltivare la calma interiore. Non servono doti particolari: basta la voglia di ascoltare.

Un esercizio semplice? Pescate una carta ogni mattina, come un piccolo rituale quotidiano. Appoggiatela sul tavolo e lasciatela lì per tutta la giornata. Ogni volta che la guarderete, vi ricorderà l’intenzione con cui avete iniziato. Perché, come una meditazione visiva, i tarocchi ci ricordano che l’intuizione non è un dono per pochi, ma una competenza che tutti possiamo coltivare. 

In un mondo che ci spinge sempre a correre, i tarocchi ci invitano a fermarci. A respirare. A creare un piccolo spazio di silenzio dentro le nostre giornate. Non serve molto, basta la volontà di prendersi cinque minuti per ascoltarsi davvero.

© Riproduzione riservata

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