Ecco perché tutti stanno criticando il nuovo album di Taylor Swift


Dopo settimane di attesa e speculazioni, The Life of a Showgirl, il dodicesimo album di Taylor Swift, è finalmente uscito.
Ma invece di un coro di elogi, come da tradizione, questa volta l’accoglienza è stata tutt’altro che unanime. Le recensioni si dividono, i fan si interrogano e i social ribollono di opinioni contrastanti: cosa è successo a quella pop star che, fino a ieri, sembrava non poter sbagliare un colpo?
L’artista più influente del mondo, abituata a dominare classifiche e conversazioni, ha scelto di cambiare ancora una volta pelle. The Life of a Showgirl è un album che segna un ritorno ai ritmi più pop dopo la malinconia poetica di The Tortured Poets Department, ma lo fa in modo spiazzante, con un tono ironico e leggero che molti non si aspettavano.
Un progetto costruito sul contrasto: brillante in superficie, ma con un’anima incerta, divisa tra la voglia di divertirsi e il bisogno di dire qualcosa di più profondo.
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Un album che divide (e spiazza)
Le critiche al nuovo album non riguardano solo la qualità musicale, ma anche la direzione artistica di Taylor Swift. Dopo anni in cui la cantante aveva conquistato pubblico e critica con album intimisti, raffinati e spesso introspettivi, The Life of a Showgirl suona come un’improvvisa sterzata.
Brani vivaci, testi più audaci e una produzione scintillante firmata da Max Martin e Shellback riportano la popstar verso sonorità più radiofoniche, ma non tutti sembrano pronti a seguirla in questo nuovo capitolo.
Molti fan storici si dicono disorientati: dove prima c’era introspezione, ora ci sono battute ironiche e doppi sensi; dove prima c’era vulnerabilità, ora regna un’ironia tagliente, quasi provocatoria. È come se l’artista avesse voluto liberarsi da anni di malinconia per riscoprire la leggerezza del pop, ma in questo passaggio qualcosa si fosse perso.
A colpire è anche la distanza emotiva che caratterizza alcune canzoni, percepite da parte del pubblico come più “costruite” e meno autentiche. Un effetto amplificato dal titolo stesso dell’album, che gioca con l’idea della showgirl, simbolo di performance e spettacolo, ma anche di apparenza.
E forse è proprio questo a rendere The Life of a Showgirl un disco tanto divisivo: sembra una riflessione sulla fama e sul ruolo della donna di spettacolo, ma senza la profondità che molti si aspettavano da Taylor Swift.
Il peso dell’aspettativa
Parte della reazione negativa dipende anche da un fattore inevitabile: le aspettative.
Taylor Swift non è solo un’artista, è un fenomeno culturale. Ogni sua uscita discografica diventa un evento mondiale, accompagnato da ascolti collettivi, teorie online e milioni di commenti. In questo contesto, qualsiasi cambiamento di tono o di registro viene amplificato.
Dopo un periodo segnato da successi epici (dall’Eras Tour ai record di streaming, fino al suo status di icona globale) un album “solo” divertente, leggero e spensierato può sembrare un passo indietro.
Ma forse è proprio questa la chiave per interpretarlo: The Life of a Showgirl è il tentativo di un’artista trentacinquenne, al culmine della fama, di prendersi meno sul serio. Di scrollarsi di dosso il peso di un’immagine perfetta e mostrarsi, per una volta, semplicemente umana.
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