Spifferare segreti, fare un po' di sano gossip con le amiche e spettegolare fa bene alla salute del cervello. E, a sorpresa, anche alla società. Ecco perché
Se vi sentite in colpa perché lo sport in cui primeggiate è il pettegolezzo agonistico, non dovete più preoccuparvi: sparlare degli altri fa bene.
Studi, ricerche e saggi di scienziati illustri hanno dimostrato finalmente che gossip e dicerie non solo fanno parte del tessuto connettivo delle società dai tempi di Adamo ed Eva, ma addirittura fanno bene alle sinapsi del cervello.
Ecco perché.
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Il gossip fa bene a livello psicologico
Il chiacchiericcio frivolo, la cattiveria detta a mezza bocca con nonchalance e il passaparola confidenziale seguito da “shhh!” per raccomandare acqua in bocca sono pratiche che assicurano a chi le fa un immenso piacere.
Un godimento assai simile a quello gastronomico che si prova assaggiando un manicaretto delizioso.
Tutti quanti ne siamo accomunati, chi più chi meno, e pare addirittura che il pettegolezzo faccia sentire tanto meglio quanto peggior sono le notizie apprese, almeno secondo uno studio basato su risonanza magnetica condotto dalla South Cina Normal University.
Si tratta del buon vecchio “mal comune mezzo gaudio”, ossia il piacere che si prova quando anche agli altri non girano benissimo le cose.
Per arrivare poi allo schadenfreude, termine tedesco che significa “piacere provocato dalla sfortuna altrui” e che è comunissimo, nonostante si cerchi tutti di nasconderlo.

Studi sull’efficacia del pettegolezzo per il benessere della psiche
L’ultimo studio sul tema è quello pubblicato dall’autorevole rivista di scienza The Atlantic con il titolo Gossiping Is Good. The suprising virtues of talking behind people’s back.
A sottolineare le virtù del parlare dietro agli altri c’è anche il team di ricercatori delle Università del Texas e dell’Oklahoma: pure loro sono convinti che sparlare faccia bene, soprattutto alle due persone che lo fanno contro una terza.
I due pettegoli, infatti, si sentiranno estremamente uniti e vicini mentre sparano cattiverie sull’assente; molto più coesi di quando invece si ritrovano a dovere riportare (controvoglia) cose piacevoli e complimenti rivolti a terzi.
Secondo gli studiosi olandesi dell’Università di Groningen, chi è solito ascoltare con bramosia e riferire con altrettanta passione malignità sul conto degli altri ne guadagna in pacatezza, riflessività e autostima.
Il primissimo scienziato che incominciò a tessere le lodi del gossip è stato Robin Dunbar, antropologo inglese che già sul finire degli anni Novanta riconosceva al pettegolezzo la capacità positiva di procurare un’identità condivisa.

Il gossip fa bene a livello sociale
Proprio l’identità condivisa di cui parlava Dunbar sul finire dei Nineties è alla base dei molteplici effetti benefici che svolgerebbe il pettegolezzo sulla società.
Sparlare degli altri comporta diverse funzioni sociali molto importanti: innanzitutto soddisfa il bisogno innato che abbiamo di narrazione; aiuta ad acquisire competenze; fa nascere dei legami; favorisce la coesione di cerchie ristrette, di amicizie intime con cui ci si possa lasciare andare, spifferando un segreto; permette di esercitare la morale, esprimendo un giudizio in base all’etichetta sociale vigente.
Ma il motivo principale per cui spettegolare ha un ruolo chiave è che permette di plasmare gerarchie.
Parlare male di qualcuno significa togliergli valore, screditarlo con l’illusione di riabilitare se stessi, di guadagnare in stima e potere agli occhi degli altri.
E spesso non si tratta soltanto di un’illusione... Sparlare degli assenti crea legami sociali e rafforza il concetto di reputazione, una delle fondamenta di qualsiasi comunità.

Il pettegolezzo ha origini antiche
Il pettegolezzo è considerato una delle più antiche istituzioni sociali in quanto funziona come atto comunicativo che veicola aggressività ma che in un certo senso riesce a gestirla e metabolizzarla senza che questa sfoci in violenza.
Sparlare dell’altro quindi farebbe bene anche perché permette di sfogarsi senza arrivare ad affrontare fisicamente il rivale.
C’è poi il gossip che prende di mira i Vip, quello che in tempi moderni si celebra sulle riviste generaliste (ma spesso specializzate proprio in rumors).
Anche questo tipo di chiacchiera esisteva nell’antichità, basti pensare al successo della miscellanea di aneddoti derisori che Svetonio raccolse nel suo Vite dei Cesari, raccontando di tutto e di più sugli imperatori del passato per la gioia degli antichi romani.
Gioia nel vero senso del termine: sentire cose negative sul conto degli altri ha un effetto consolatorio e chimicamente rilascia ossitocina, una sostanza che provoca piacere fisico.

Cosa succede alla vittima del pettegolezzo?
Passiamo dall’altra parte della barricata: cosa prova la vittima della diceria, nel caso scoprisse di esserlo?
Innanzitutto dipende dal livello della calunnia: nei casi più gravi, le conseguenze sono molto negative, a volte perfino irreversibili.
Secondo gli studiosi dell’Università di Berkeley, le vittime di maldicenze gravi devono assolutamente intraprendere un percorso di analisi e supporto psicologico per farsi aiutare nel superamento del trauma.
Perché di trauma si parla: scoprire ciò che gli altri pensano di noi non è mai piacevole.
Eppure a parte i casi da demonizzare di bullismo, mobbing e altre forme estremamente aggressive (e pertanto illegali), anche la vittima di un pettegolezzo innocuo può beneficiarne in qualche modo.
Essere oggetto di chiacchiericcio, infatti, denota una certa rilevanza e centralità sociale, facendo finire il malcapitato al centro dell’attenzione e dandogli dunque importanza.

I libri che trattano di gossip
C’è Il pettegolezzo o l’arte di dir male e come liberarsene, un’antologia di brani letterari di nomi autorevoli quali Shakespeare, Goldoni, Pirandello e il sopracitato Svetonio curata da Giada Sanchini.
Per affrontare la tematica a livello meno letterario e più psico-sociologico, il saggio Pettegolezzi e reputazione di Nicoletta Cavazza, psicologa sociale dell’Università di Modena e Reggio Emilia, sarà una lettura illuminante.
Gli amanti del gossip storico, invece, possono rifarsi gli occhi (e le orecchie) con Le orecchie lunghe di Alessandro Magno di Federicomaria Muccioli, docente di storia greca dell’Università di Bologna che racconta interessanti pettegolezzi di Cleopatra & Co.
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