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Sentirsi a proprio agio in costume è possibile: consigli pratici (e psicologici) per godersi davvero la spiaggia

Sentirsi a proprio agio in costume è possibile: consigli pratici (e psicologici) per godersi davvero la spiaggia

foto di Alessandro Alicandri Alessandro Alicandri — 10 Luglio 2025
sentirsi a proprio agio in costumeansia in spiaggia
Dal dialogo col proprio corpo al costume giusto: ecco come superare l’ansia da spiaggia e sentirsi finalmente bene anche sotto l’ombrellone

«Se vuoi un corpo da bikini, indossa quel dannato bikini». In una frase solo in parte ironica e di certo lapidaria, la blogger Julie Booher riassume così la reazione a una domanda complessa che molte persone si chiedono in estate: come sentirsi a proprio agio con un costume?

Sempre nello stesso post dice: «Il tuo corpo non sarà mai perfetto per i tuoi standard, quindi perché non inizi a volerti bene adesso - con tutti tuoi difetti e insicurezze - e indossi quel cavolo di bikini? Se hai un corpo, sei pronta per il bikini». Sempre nel post invita le lettrici a "parlare" al proprio corpo come se fosse un'entità staccata da noi, dialogando con le sensazioni che si hanno addosso in modo costruttivo.

Julie forse la fa facile, ma l'atteggiamento è sempre un buon punto di partenza in un percorso che ha moltissimo a che fare con la propria mente e su come un momento così centrale per l'estate di molti, non debba mai diventare (come spesso diventa) un inferno.

**Se l'estate (e le vacanze) vi creano ansia o tristezza, leggete qui**

(Continua dopo la foto)

estate mare abbronzatura

Sguardi e corazze

Abbiamo chiesto a Riccardo Onorato, content creator noto nelle sue pagine social come @guyoverboard, un'opinione su come sentirsi a proprio agio in costume. Si tratta di tematiche sulle quali ragiona quotidianamente a supporto di chi vive, come ha vissuto lui, un percorso di consapevolezze non privo di difficoltà.

«Ho notato che il motivo per cui non ci siamo svestiti o alcuni non si svestono al mare non sono in realtà le parole che può pronunciare una persona, ma il loro sguardo» dice. Lo sguardo in effetti può essere un coltello che ferisce da lontano e per l'appunto «coprirsi è come indossare una corazza che con il tempo ho sostituito con uno scudo molto più potente: circondarmi di amici e persone che supportano il mio tipo di fisico, che mi fanno sentire a mio agio».

Il mio corpo non è "Instagrammabile"?

«Sono convinto che dietro l'esposizione del proprio corpo, sui social o in spiaggia, ci sia anche un limite legato alla disabitudine oltre che alla paura» racconta Riccardo «L'abitudine a spogliarsi e mostrarsi, anche sui social, in costume o senza maglietta fa sentire sul lungo termine molto più a proprio agio, a prescindere dal corpo che abbiamo. Ho notato che da quando ho cominciato a fregarmene e a farlo senza preoccuparmi troppo di possibili conseguenze, lo faccio con sempre più serenità. Non è sempre facile, non va sempre come vorrei, ma lo faccio comunque».

Una persona che ha fiducia in sé stessa può non accettare il ricatto del voler essere la fotocopia di qualcun altro, somigliante a un modello apprezzato sui social. Può davvero fare la differenza avere come riferimenti persone più simili a noi, disinnescando pensieri giudicanti nel nostro di sguardo con un confronto impossibile. Spesso quell'ansia da prestazione è sfiancante. E se usassimo quelle energie per vivere, esistere, calarsi nella realtà? Un corpo visto da uno sguardo vivace e gentile, è sempre sotto una lente magica. Pensate di usare quella lente su voi stessi.

ragazze curvy in costume

Come faccio a fregarmene?

«Il problema non è il corpo, ma come il corpo diventi per altri un giudizio di valore» racconta la psicologa e psicoterapeuta Michela Rumiano. «Ci sono pazienti con corpi minuti di cui mi occupo che non vengono reputati capaci, validi e paragonati a oggetti fragili. Ecco: nessuna opinione sul corpo può diventare mai un "voto di valore" di chi siamo. Noi non siamo un corpo, piuttosto abbiamo un corpo e in quel corpo siamo persone» spiega. «Il corpo è una casa, è un luogo che ci ospita e proprio in quanto casa, è lì dentro che dobbiamo trovare le nostre sicurezze».

«In un lungo percorso fatto tanto di sofferenza, un paziente in transizione di genere, ad esempio, frequenta la spiaggia con un vestiario che lo fa sentire a suo agio, con una grossa canottiera da basket, non rinunciando così alle occasioni che la vita o una vacanza gli offre» spiega la dottoressa Rumiano.

Il punto sembra riportare al tema più importante di tutti: perché bisogna rimandare il momento in cui vivere? «Ho capito che se il mio desiderio era di organizzare un viaggio al mare per poi non farmi il bagno, stavo perdendo qualcosa che non era solo un'occasione di vita, ma anche un danno economico» racconta Riccardo «Così ho iniziato a fregarmene, andando persino oltre e imponendomi di andarci non indossando costumi "coprenti" come quelli da surf, ma proprio gli slip, quelli che in tanti vorrebbero addosso solo a chi ha corpi "perfetti"».

L'annoso tema del corpo in salute

«La salute non è un merito e non è nemmeno qualcosa che una persona esposta sui social dovrebbe usare come patentino per poterci stare e fare dei contenuti» dice poi Riccardo «Le mie cartelle cliniche non mi tolgono il diritto di raccontare quello che faccio o peggio, privarmi di vivere per paura di essere visibile. Altrimenti si innesca un circolo vizioso che è esattamente il cuore del problema, rafforzando le conseguenze di quell'isolamento». Dire che un corpo è visibilmente sano è come dire che una scatola è perfetta solo perché ha la forma di una scatola. Di scatole ne esistono un milione, così come i corpi che devono poter vivere liberamente per potersi evolvere.

«Il rapporto con il nostro corpo può essere faticoso e variare nel tempo» spiega Michela Rumiano «per cui spesso la sicurezza la ricerchiamo nello sguardo degli altri, dimenticando la nostra complessità. Il corpo racconta la nostra storia, con cicatrici più o meno visibili, non è solo involucro di pelle, ma energia che si muove dentro, è veicolo attraverso il quale comunichiamo, ci espone ai nostri limiti e ci protegge come confine tra me e l'altro. Siamo più complessi di come "appariamo"».

amici in costume in estate sicurezza

Come sentirsi a proprio agio in costume? Consigli pratici

Partiamo dall'esterno. Se siete vicino a persone che vivono con difficoltà questo aspetto della vita, provate a rendete la vostra serenità (se c'è) contagiosa. Se sarete in grado di trasferire il vostro entusiasmo nello stare assieme e vivere quell'occasione come tale al di là di tutto, aiuterà tanto chi avete accanto.

Tra i consigli più ricorrenti, per quanto sembri superficiale, c'è la scelta del costume. Da lì infatti deve partire la nostra soddisfazione: prendete costumi che vi fanno sentire bene, smarcandovi dalla taglia, anzi magari lasciando che i recenti sistemi di assegnazione automatica della taglia sui siti on line facciano il lavoro al posto vostro, per non dovervi assegnare lettere che per molti sono anche un giudizio di valore.

Uscire di casa come vi fa stare bene significa adottare tutte le strategie che preferite per sentirvi come vi sentite a casa: che decidiate di indossare una maglietta, un pareo, un cappello, degli occhiali da sole, una stampa piena di papere, dei fiori applicati al costume, un colore sgargiante o molto neutro: pensate all'abbigliamento per il mare non per ciò che lascia scoperto, esprimendovi in modo unico.

Può aiutare usare una tecnica anti-ansia tipica della meditazione. Quando siete in spiaggia provate a imporvi di lasciare andare per qualche tempo qualsiasi forma di giudizio sul vostro corpo o sul confronto con i corpi altrui. Respirate. Immaginatela come una cosa che potreste eventualmente fare al ritorno, lasciando spazio al bello del momento. Se sentite sguardi pressanti, chiudete gli occhi e pensate a questo: se riuscirete a vivere anche solo il 5% delle emozioni che offre l'atmosfera e la vita da spiaggia, probabilmente vi sarà utile per rifarlo ancora e con più serenità.

In ogni caso e a qualsiasi livello ricordatevi di far parte di una squadra: cercate il supporto di chi avete accanto, anche via messaggio se siete soli in spiaggia. Se vi sembra impossibile, valutate un aiuto professionale per dare una spinta importante al processo, verso una direzione di maggiore serenità nella percezione del vostro corpo. La medicina più potente per il senso di solitudine, di isolamento e diversità dal mondo è comunque una ed è capire di far parte di una moltitudine e in questa moltitudine non ci sono solo nemici, ma anche alleati con cui cooperare. Ogni problema condiviso, con persone simili o molto diverse da voi, sarà più facile da sostenere. Non siete soli.

© Riproduzione riservata

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