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Lifestyle

5 domande che fanno ai colloqui di lavoro (anche se non dovrebbero) e come rispondere

5 domande che fanno ai colloqui di lavoro (anche se non dovrebbero) e come rispondere

foto di Grazia.it Grazia.it — 8 Novembre 2023
GettyImages-colloquiGettyImages-colloquio
«Sei fidanzata? Vuoi figli?»: alcune domande che fanno ai colloqui di lavoro sono vietate per legge. Ecco come rispondere

Il colloquio di lavoro è un momento cruciale in cui mostrare il massimo delle proprie capacità di comunicazione e le proprie attitudini professionali, ma quando a presentarsi nelle vesti della candidata è una donna purtroppo spesso vengono (ancora) fatte domande personali (alcune anche vietate per legge) atte a carpire il potenziale "rischio" di una gravidanza con l'assenza correlata - sempre peraltro prevista per legge. È evidente che questo sia molto grave. Ma come comportarsi se succede? E quali sono le domande vietate a un colloquio di lavoro?

Abbiamo chiesto aiuto a Luigi Birtolo, consulente del lavoro, presidente e AD di People, società specializzata nella gestione delle Risorse Umane, che ci ha spiegato che innanzitutto «un bravo recruiter dovrebbe porre particolare attenzione agli argomenti ed alle domande, proprio per non violare la sensibilità del candidato ed entrare in valutazioni che possono toccare temi di libertà di religione, di appartenenza e, più in generale, condurre una ricerca su princìpi discriminatori.

Inoltre lo Statuto dei Lavoratori vieta domande sull’appartenenza a organizzazioni sindacali o di partito o sullo stato di salute individuale, mentre Il Codice sulle Pari Opportunità esclude, ad esempio, la possibilità che si possa entrare nel merito della volontà della donna di avere figli o di richiedere a una candidata informazioni sul proprio contesto familiare o su scelte di vita privata».

Peccato che spesso queste indicazioni vengano ignorate, mettendo chi sta facendo il colloquio in difficoltà.

Ecco allora cinque esempi di domande che non si dovrebbero fare a una donna durante un colloquio di lavoro - e come rispondere per rimettere al suo posto chi le ha fatte senza mettere a rischio il buon esito dell'incontro.

5 domande (vietate) che fanno ai colloqui di lavoro e come rispondere

(Continua sotto la foto)

GettyImages-colloquio-di-lavoro

1. "Sei incinta o hai in progetto di diventare mamma?"

Quesiti sullo stato personale della donna, sulla pianificazione familiare o sulla progettualità a livello familiare possono essere considerati discriminatori, considerando che le predette informazioni non rilevano rispetto alla valutazione della professionalità e non definiscono livelli di competenze.

2. "Come pensi di conciliare il lavoro con i tuoi impegni familiari?"

L’innocenza di un simile quesito, orientato apparentemente sul metodo di organizzazione della giornata, può celare considerazioni sessiste, immaginando che la donna sia l’unica responsabile della gestione dei figli e delle faccende domestiche.

3. "Quanti anni hai?"

Oltre che violare ogni basica norma di bon ton il quesito è considerato discriminante e non rilevante per la valutazione delle competenze e della qualificazione professionale. Aggiungerei che bisognerebbe leggere bene il CV della candidata, al posto di fare una simile domanda.

4. "Sei sposata o fidanzata o convivi"

Lasciamo fuori dalla sfera lavorativa ogni argomento connesso alle relazioni private in quanto questi temi possono portare a sessismo e discriminazioni o alla classificazione dell’orientamento sessuale della candidata.

5. "Qual è il tuo outfit al lavoro? o saresti disponibile a vestirti cosi?"

Le domande sull'aspetto fisico sono sempre offensive e inappropriate. Laddove l’ambiente pretendesse un dress code specifico deve sempre essere regolamentato e rappresentato dall’inizio, secondo un principio oggettivo e non individuale o, peggio ancora, sessista.

Come rispondere a una domanda inopportuna (o vietata) fatta durante un colloquio di lavoro

Nonostante si sia dalla parte della ragione, nessuno vuole mettere a rischio il buon esito del colloquio indispettendo la persona che ci sta intervistando e che, anche se improbabile, magari ha posto la domanda sbagliata in buona fede.

In ogni caso, non siete tenute a rispondere.

Il consiglio dunque è di sdrammatizzare rispetto ai temi inopportuni che sono stati introdotti all’interno del colloquio, lasciando intendere al recruiter che sta condizionando negativamente la possibilità di rendere utile il momento di discussione.

La frase magica potrebbe essere:

«Ho tanto da dire e da raccontare sulle mie capacità, che non mi dilungherei su temi poco interessanti…», accompagnata da un bel sorriso.

© Riproduzione riservata

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