I migliori ristoranti Ramen di Milano
Dimenticatevi il riso freddo e scoprite il ramen, la nuova tendenza della cucina giapponese. Questi ristoranti scalderanno il vostro inverno e le vostre papille gustative
In Giappone è il piatto caldo e economico per eccellenza, vengono mangiati ovunque, anche a colazione. Il loro brodo è caldo e molto saporito, tanto da scaldare anche i più freddolosi, la base è di carne ma si trovano anche delle versioni vegetariane altrettanto gustose.
Armatevi di cucchiao e bacchette e fatevi conquistare da questo piatto perfetto per le temperature che stanno scendendo, noi vi diciamo dove mangiare i migliori se vi trovate a Milano.
Mi-Ramen Bistro, via Col di Lana 15, Milano
Piccolo locale in zona Bocconi, esattamente in Via Col di Lana al 15, con atmosfera simpatica e cucina a vista.
Anche qui, intanto che aspettate, potete ordinare dei ravioli e chiaccherare con la simpaticissima proprietaria. Ordinate la versione Deluxe, perché non si può essere a dieta se si tratta di Ramen e a fine cena concedetevi un tiramisù al tè verde, non potete uscire di qui senza averlo assaggiato, non ve ne pentirete.
Al Mercato Noodle Bar, viale Bligny 3, Milano
Il secondo esperimento di successo di Beniamino Nespor e Eugenio Ronconi, dopo Al Mercato e Al Mercato Burger Bar, si avventurano nella terra dello streed food asiatico e lo fanno in questo piccolo locale a due piani in viale Bligny, sempre in zona Bocconi.
Ambiente informale dove gustare degli ottimi Ramen ma anche Noodle, Hot Dog o panini Vietnamiti.
Se avete voglia di una cena diversa e di provare nuovi sapori questo è il posto che fa per voi, i Ramen sono buonissimi e molto saporiti.
Nozomi, via Pietro Calvi 2, Milano
Nozomi è una vera e propria istituzione a Milano, lo si capisce dalla quantità di giapponesi che frequentano questo ristorante di Via Pietro Calvi 2.
Qui potete ordinare quattro tipologie di Ramen: il Tantanmen che ha un brodo denso e piccante, per gli amanti dei sapori forti, Shoyu Ramen più leggero, con carne di maiale, uova, spinaci e cipollotti, Miso Ramen sempre con carne di maiale ma con un brodo di pesto di Miso e il Miso Yasai Ramen, la versione senza carne.
Oasi Giapponese, via Montecuccoli 6, Milano
Uno dei ristoranti dove mangiare la miglior cucina giapponese di Milano, semplice e senza pretese, con un conto alla portata di tutti i portafogli non vi lascerà mai delusi.
Se poi scegliete di ordinare piatti cucinati e non sushi il vostro conto sarà ancora più leggero. In questo locale, in via Montecuccoli 6, poterete scegliere fra Shoyu Ramen, Yasai Shoyu, Tanuki Soba, Kitsune Udon, tutti caldi e tutti da provare.
Fukurou, via Trivulzio 16, Milano
Siamo in zona De Angeli, in via Trivulzio 16, locale dallo stile minimal che si è recentemente trasformato in Ramen Bar per cena.
Qui potrete scegliere di provare i ramen in ben tre taglie, S, M e L, per appetiti davvero esagerati, nel menù potete trovare i tradizionali Tonkotsu a base di brodo di maiale , Shio con pollo e gambero, Tantan con brodo di maiale, miso e macinato di maiale e pesto di sesamo nero e altri fuori menù stagionali.
Zazà Ramen, via Solferino 28, Milano
Siamo in zona Moscova, precisamente in Via Solferino 28, qui il cuoco olandese Brendan Becht ha aperto un locale che già nel nome omaggia l'ispettore Zenigata di Lupen III, ghiotto di questo piatto.
Qui potrete scegliere tra varie declinazioni: c'è quello classico di maiale, quello di manzo, quello di pesce, quello vegetariano e quello con le polpette, potrete poi scegliere il tipo di brodo tra intensità diverse: shoyu, shio e miso e scegliere anche la tipologia di pasta.
Non uscirete insoddisfatti, anzi, tornerete a provare nuove combinazioni.
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In cerca di ricette sfiziose per Natale (e non solo)? Idee e miti da sfatare sul Cotechino Modena IGP

Non è Capodanno senza il Cotechino con le lenticchie, un abbinamento tradizionale che, se mangiato alla mezzanotte, si dice porti fortuna e prosperità per l'anno nuovo.
Ma allora perché concederselo solo durante le Feste? Il Cotechino Modena IGP è un ottimo prodotto italiano che si presta perfettamente anche a ricette gourmet, da servire non solo durante la stagione fredda, soprattutto perché meno calorico di quanto si pensi.
In cerca di ricette sfiziose per Natale (e non solo)? Idee e miti da sfatare sul Cotechino Modena IGP
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Ogni anno, arriva puntuale il momento di scegliere il menu per il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno. L’usanza (ma anche l’indubitabile bontà e gusto) vuole che il Cotechino sia sempre e comunque presente a tavola e, per abitudine, siamo soliti proporlo con i classici abbinamenti lenticchie e purea di patate.
Ma per stupire parenti e amici sappiate che ci sono ricette raffinate e innovative che combinano insieme tradizione e modernità.
Proprio il Consorzio di tutela Zampone e Cotechino Modena IGP – che oggi conta 13 aziende, tra i principali produttori dei due prodotti insigniti dell’ambito riconoscimento “Indicazione Geografica Protetta” – ha deciso di lanciare una sfida ai consueti luoghi comuni.
E così, grazie al coinvolgimento dello chef Luca Marchini del ristorante stellato L’erba del Re di Modena, sono venuti fuori piatti insoliti e originali come il Cotechino croccante accompagnato con zabaione semi salato, cipolle all’aceto balsamico di Modena ed emulsione oppure la Pasta all’uovo con un ragù di Zampone, fondo bruno e cioccolato fondente.
Ricette che fanno venire l’acquolina ancora prima di sentire il profumino che sprigionano in pentola e – ottima notizia! – contrariamente ai pregiudizi, si possono gustare senza grandi sensi di colpa. Sì perché il Cotechino ha meno calorie di quanto si pensi: un etto corrisponde a circa 250 calorie, un apporto inferiore a quello di un piatto di pasta scondita ed equivalente a quello di una mozzarella.
Altro mito da sfatare: il colesterolo è presente in quantità simili a quello contenuto nel pollo o nella spigola e comunque inferiori a quelle presenti in tanti alimenti che consumiamo abitualmente come le uova, frutti di mare o formaggio grana.
Questo prodotto dalla lunga storia e tradizione – una miscela di carni suine ottenute dalla muscolatura striata, grasso suino, cotenna, sale e pepe intero e/o a pezzi – rispetto al passato, ha visto ridursi il contenuto di grassi e sodio e oggi è in linea con i suggerimenti della moderna scienza nutrizionale.
Lo dicono gli esperti, e in particolare le recenti analisi dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (ex INRAN ora CREA NUT): il Cotechino non solo ha un elevato contenuto di proteine nobili e un moderato contenuto di grassi (perché persi in parte con la cottura) ma anche più grassi insaturi rispetto a quelli saturi ed è ricco di vitamine del gruppo B e di minerali, soprattutto ferro e zinco.
Si tratta poi di un prodotto costantemente controllato proprio perché tutelato da un Consorzio, ormai attivo da oltre 20 anni, che ne garantisce la produzione nel territorio previsto dal disciplinare (Modena, Ferrara, Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena, Bologna, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Cremona, Lodi, Pavia, Milano, Varese, Como, Lecco, Bergamo, Brescia, Mantova, Verona e Rovigo), secondo l’originale e tradizionale ricetta (determinati ingredienti, proporzioni e spezie) e rispettando precise caratteristiche qualitative (colore, sapore e soprattutto un contenuto minimo di proteine e massimo di grassi).
E poi, ultimo ma non per importanza, da considerare la velocità di preparazione di questo piatto. Quanto quella di un piatto di pasta, tra ebollizione e cottura: proprio così. Grazie al packaging in alluminio della versione precotta, che richiede una cottura in acqua bollente, ci vogliono solo 20 minuti. Quindi, cos’altro aspettare? Se già state sognando un bel piatto di Cotechino fumante, il conto alla rovescia è già partito e da questo momento avrete meno di un quarto d’ora per sbizzarrivi!
Se volete cimentarvi in ricette alternative con il Cotechino Modena IGP – un prodotto la cui origine risale addirittura al Cinquecento – potete consultare la sezione ricette del sito web del Consorzio con un’ampia serie di proposte che vanno dal brunch all’aperitivo.
Pubblicazione finanziata con la Legge Regionale dell’Emilia-Romagna n. 16/95
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