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Lifestyle

La maledizione del Dakota raccontata in un libro (da Rosemary’s Baby all’omicidio di Lennon)

La maledizione del Dakota raccontata in un libro (da Rosemary’s Baby all’omicidio di Lennon)

foto di Grazia.it Grazia.it — 4 Agosto 2022
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Un libro svela per la prima volta collegamenti inaspettati tra omicidi di stelle di Hollywood e il Dakota Building di NYC, il palazzo in cui fu girato il film "maledetto" di Roman Polanski e poi ucciso l'ex cantante dei Beatles

Cosa hanno in comune John Lennon, Marilyn Monroe, Mia Farrow, Roman Polanski, i Beach Boys, Charles Manson e i Beatles? Lo svela il libro La maledizione del Dakota (Arcana Edizioni), un saggio fresco di stampa scritto da Camilla Sernagiotto, giornalista di Sky Tg 24, del Corriere della Sera, e soprattutto nostra fidatissima firma fin dalla nascita del sito (o quasi).

Il trait d’union di tantissimi fatti di sangue, misteri, maledizioni e faccende a dir poco oscure targate star system è il Dakota, il palazzo di New York in cui è stato assassinato John Lennon l’8 dicembre del 1980. Nel giorno in cui i cattolici festeggiano l’Immacolata Concezione, davanti all’ingresso del Dakota è accaduto qualcosa di ben lontano dai dogmi del cristianesimo.

Camilla Sernagiotto ripercorre la storia del Dakota dalle sue origini per offrire una tesi affascinante e parecchio inquietante, in cui il satanismo fa da fil rouge.

Fil rouge nel vero senso del termine: il filo rosso che tra le pagine del libro più si nota è il sangue.

Tanto sangue versato sia tra le mura del Dakota (o nelle immediate vicinanze, come nel caso di John Lennon freddato a colpi di pistola all’ingresso) sia a parecchi chilometri di distanza.

Il libro collega a questo palazzo (già di per sé con una nomea inquietante) un altro caso di cronaca nera tristemente celebre: l’eccidio di Cielo Drive, quando nel 1969 furono massacrati l’attrice Sharon Tate e quattro amici nella sua villa. Mandante: Charles Manson.

È stato il più famoso serial killer d’America (e del mondo) a inviare i suoi seguaci in quella casa di Los Angeles (una villa iconica per il cinema, come spiega questo saggio sul Dakota). Unico superstite di quel mattatoio umano: Roman Polanski.

Il regista, marito di Sharon Tate, si trovava a Londra per lavoro, quindi è stato "graziato" dal fato. Anche se l’efferato assassinio di sua moglie e di suo figlio (Sharon Tate era incinta, prossima al parto) non significa certo essere graziati dal fato, tutt’altro…

(Continua dopo la foto)

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Dai Beatles a Mia Farrrow fino a Tarantino

Dai Beach Boys ai Beatles, da Marilyn Monroe a Frank Sinatra fino a John Kennedy, Mia Farrrow, Woody Allen, i Doors e perfino Quentin Tarantino, “La maledizione del Dakota” collega fatti, persone ed eventi in maniera inedita, inaspettata e sbalorditiva.

Non si stratta di un romanzo, anche se i tanti colpi di scena lo ricordano da vicino.

Ma la fiction qui è bandita: testimonianze, documentazioni, citazioni, interrogatori e atti processuali dei tanti episodi di sangue che la giornalista ha scoperto essere forse legati al Dakota.

Il tone of voice è giornalistico da un lato ma risente del fatto che l’autrice non è nuova alla fiction, genere thriller in particolare: Camilla Sernagiotto ha pubblicato il giallo-noir double face Circuito chiuso/Annales, l’esperimento di Fazi Editore con due libri in uno (basta capovolgerlo e parte l’altra storia).

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Foto dal libro "La maledizione del Dakota" (Arcana Ed.)

La storia del Dakota fin dalle origini

Oltre a raccontare del palazzo Dakota negli anni Sessanta (le riprese di Rosmary’s Baby risalgono al 1967-68, dopodiché il film uscì nel 1968) e Ottanta (nel 1980 qui fu freddato con cinque colpi di pistola l’ex cantante dei Beatles), il libro ripercorre tutta la storia di quello che è stato il primo condominio di lusso al mondo.

Parte dalla sua costruzione nell’Ottocento e racconta tutti i fatti inquietanti e oscuri legati a quelle mura fin dal cantiere.

Eppure parliamo di un palazzo in cui da sempre i divi fanno a gara per abitare. Qui molti mostri sacri di Hollywood e dello spettacolo hanno vissuto.

E qui molti di loro sono morti, anche…

Acquistare un appartamento al Dakota è fuori dalla portata della maggior parte delle persone, a causa di un prezzo al metro quadro che definire fuori mercato è riduttivo. Meglio fuori di testa, ecco.

Eppure tante star pronte a sborsare milioni di dollari per accaparrarsi un pezzo del famigerato Dakota non sono state comunque accettate.

Un palazzo con selezione all’ingresso, prezzi folli, leggende di inquilini satanisti, omicidi, misteri, fantasmi e demoni evocati? La ricetta perfetta per fare gola a Hollywood.

Ma già prima di tutto il pacchetto, ossia ai tempi della costruzione, gli appartamenti del Dakota andarono sold out. In maniera molto ma molto strana… 

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Foto dal libro "La maledizione del Dakota" (Arcana Ed.)

La maledizione del Dakota

“La maledizione del Dakota: dall’omicidio di Sharon Tate da parte della setta di Charles Manson all’assassinio di John Lennon, tutti i misteri e le coincidenze che legano morti violente e sospette di nomi della musica, del cinema e dello spettacolo al celebre palazzo di New York, quello in cui fu girato il film Rosemary’s Baby di Roman Polanski, marito di Sharon Tate, e davanti al quale fu ucciso John Lennon” si legge nella presentazione ufficiale del libro.

Il Dakota pare sia stato teatro di riti satanici, legato al celebre esoterista Aleister Crowley (fondatore del moderno occultismo nonché fonte di ispirazione per il satanismo, la cui faccia compare inoltre sulla copertina di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles). Crowley negli anni Cinquanta ispirò Anton LaVey, fondatore della Chiesa di Satana (di cui poi sarà nominato reverendo Marilyn Manson). E Anton LaVey collaborò con Polanski (che è sempre stato un grande fan di LaVey) per rendere credibili i rituali satanici presenti nel film Rosemary’s Baby. 

La maledizione del Dakota di Camilla Sernagiotto svela per la prima volta che – per quanto sia stato il White Album dei Beatles a entrare nel processo di Charles Manson per l’omicidio della moglie di Roman Polanski – in realtà forse non è stato quel disco a ispirare il delirio omicida ma un altro famoso “monumento” dello spettacolo: il Dakota.

© Riproduzione riservata

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