Reese Witherspoon: Amo, quindi non mento
Nella nuova serie tv che produce e interpreta, Reese Witherspoon è una donna indipendente e con molti segreti. Ma nella vita di tutti i giorni insegna ai suoi figli a non averne: «Anche se tutti abbiamo qualcosa da nascondere, raggiungiamo la vera intimità solo mostrandoci completamente a chi ti ama»
Un giorno di tre anni fa Reese Witherspoon prese in mano un libro. «Leggilo», le dissero. «Potrebbe venirne fuori un bel film». Il libro è Piccole grandi bugie di Liane Moriarty (Mondadori), un bestseller che racconta le vicende di un gruppo di madri di una cittadina di provincia alle prese con la loro vita di facciata apparentemente perfetta e i tanti segreti che ognuna di loro si porta dietro.
E anche se, detta così, la trama può ricordare la serie Desperate Housewives - I segreti di Wisteria Lane, in realtà la storia è molto più sofisticata, tanto che alla fine Witherspoon non solo se ne innamora, ma decide di acquistarne i diritti con la sua amica Nicole Kidman per farne un film, che poi diventerà la serie tv Big Little Lies (in onda su Sky Atlantic dal 15 marzo) e definita dai critici americani «la miglior performance della sua carriera».
Già, perché Reese non solo ha scommesso su questa storia, ma ha ingaggiato la sua amica Nicole, il talento Shailene Woodley e la star in ascesa Zoë Kravitz, e ha tenuto per sé la parte di Madeline, la madre spregiudicata che fa di tutto per ottenere ciò che vuole.
E così l’attrice premio Oscar (per Quando l’amore brucia l’anima - Walk the Line, nel 2005) condensa in una donna matura tutta la grinta e la testardaggine che in carriera le abbiamo visto impersonare in personaggi come le protagoniste di Cruel Intentions - Prima regola non innamorarsi, Election, La rivincita delle bionde e Wild.
Big Little Lies, però, è soprattutto un film che mette l’attrice, separata dal collega Ryan Phillippe, con il quale ha avuto due figli (Ava, 17 anni, e Deacon, 13), di fronte alle sfide di ogni mamma contemporanea. Soprattutto oggi che, a 40 anni e con un nuovo amore, l’agente Jim Toth, sposato nel 2011, sembra avviata verso una carriera davanti e dietro la cinepresa.
Nella serie televisiva Big Little Lies lei è molto amica di Celeste, il personaggio interpretato da Nicole Kidman, sua socia nella produzione.
Chi di voi due ha comprato i diritti della storia?
«Conosco Nicole da tempo e, dopo aver letto il libro, ho insistito perché lo facesse anche lei. In quel momento era in Australia: non solo l’ha divorato in una notte, ma la mattina dopo ha chiamato l’autrice Liane Moriarty e l’ha invitata per un caffè. Non molto tempo dopo avevamo i diritti della storia e una gran voglia di iniziare a produrla».
Il regista è Jean-Marc Vallée, con il quale lei ha lavorato anche in Wild, il film del 2014, per cui era stata candidata all’Oscar. Voleva ripetere il successo?
«Esatto. Di solito nelle serie tv gli episodi vengono diretti da più registi e con lui eravamo d’accordo di realizzare solo le prime due puntate. Ma poi non abbiamo più lasciato Jean-Marc e francamente non so che cosa sarebbe successo se non ci fosse stato lui».
Uno degli aspetti interessanti della serie è il senso di colpa delle protagoniste: le mamme che lavorano soffrono della lontananza dai loro figli, quelle che stanno a casa non si sentono mai apprezzate. Che cosa deve fare, allora, una donna per essere in pace con se stessa e col mondo?
«I tempi sono cambiati, ma certi pregiudizi restano: lo dimostra il fatto che i papà che restano a casa per accudire i figli siano ancora considerati degli alieni. Io credo che crescere un bambino sia un’esperienza unica per una donna: crea un legame speciale».
Lei ha due ragazzi ormai adolescenti. Che cosa ha imparato con la maternità?
«La mia prima lezione da genitore è stata: “Reese, questo è l’universo che ti sta parlando, devi accettare il fatto che non potrai mai controllare tutto”. È tutto imprevedibile sin dall’inizio: magari desideri un maschietto e ti nasce una bambina, o viceversa; pensi che col tempo somiglierà a te, invece prende solo i tuoi difetti, e così via. I nostri ragazzi sono un mistero: non sappiamo chi siano, né chi saranno, né che cosa combineranno delle loro vite».
Le donne di Big Little Lies sembrano vivere in questo stato di perenne confusione. In più, l’avere segreti è una delle costanti delle loro vite.
«Tutti ne abbiamo, credo facciano parte della condizione umana e del nostro modo di sopravvivere. In ogni persona il fascino non è solo quello che rivela di sé, ma anche quello che tiene nascosto. Nel corso della storia, per esempio, il mio personaggio e quello di Nicole sono molto amiche, ma di fatto non rivelano niente l’una all’altra. Nascondersi restando in piena vista è un po’ la loro specialità».
E nella sua vita quanto spazio hanno segreti, bugie e tradimenti?
«Sono una persona molto aperta con i suoi amici e a mio marito dico tutto: la maggior parte delle volte anche le situazioni più imbarazzanti si risolvono con una risata. Quello che ho imparato è che se i segreti fanno parte di noi, la vera intimità si raggiunge solo mostrandosi completamente agli altri. O almeno a chi ti ama».
Tuttavia, più che una storia sull’amore di coppia, vi siete concentrate sui rapporti femminili. Perché?
«Perché sono le relazioni più affascinanti e meno esplorate dal punto di vista narrativo. Le donne possono essere sorelle, amiche, nemiche, possono sostenersi per anni e poi sparire, cambiare idea e tornare per le ragioni più diverse».
Quanto della sua vita ha influito in questa percezione della complessità femminile?
«Sono stata ogni donna di questa serie: sono stata la single e la divorziata, la mamma senza lavoro e quella sposata in seconde nozze. Non è la storia della mia vita, ma non è un mondo molto lontano dal mio».
Ho visto i primi due episodi di Big Little Lies con una madre italiana che ha due bambini. È rimasta scioccata da quanto il sistema scolastico americano stressasse i piccoli. Trova anche lei?
«La ricerca del successo e la pressione esercitata dalle famiglie è certamente un problema. Sono convinta anch’io che quest’ansia non faccia bene ai ragazzi.Penso che dovremmo dare ai nostri ragazzi non solo voti e compiti da fare, ma anche metterli di fronte a ciò che cambia davvero le nostre vite: l’amicizia, l’amore, le prime esperienze. Alle superiori ci sono studenti che non riescono ad avere una vita privata perché sono ossessionati dalla pagella, che dovrà garantire loro l’accesso all’università giusta. Così non creiamo certo adulti felici».
Lei, come madre, trova che sia più facile crescere i figli quando sono bambini o quando sono adolescenti?
«Niente è mai come te lo aspetti. Quando sono piccoli sono molto fisici, ma man mano che crescono fare il genitore ha meno a che fare con le coccole e più con le emozioni. E, quando ti trovi una ragazza di 17 anni davanti, sei certa solo di due cose: che non sai più tutto di lei e che non andrete mai più d’accordo».
Chiede mai consiglio a sua madre?
«Certo, la frase che più mi sente dire è: “Che cosa sto facendo? Secondo te sto rovinando le loro vite?”».
Che tipo di mamma è lei? Una di quelle che carica i bambini in auto per portarli a scuola?
«Cerco di parlare con loro il più possibile, vado a vederli fare sport, li aiuto nei compiti. La cosa a cui sto più attenta è proteggere la loro individualità: sono un’artista e se c’è una cosa che ho imparato è l’importanza di esprimere te stesso senza costrizioni. Per farlo, però, spesso devo trattenermi: magari evitando di sgridare mia figlia per come si è fatta tingere i capelli oppure insistendo a far mettere un giaccone a mio figlio solo perché io ho freddo».
A proposito di crescere, l’anno scorso ha compiuto 40 anni. Questa è un’età particolare, si sente diversa da prima?
«Ricordo che, quando ho visto la mia prima ruga, non mi sono spaventata. Mi sono detta che me l’ero guadagnata: 25 anni sul set sono tanti, ho vissuto le vite di tante donne, e il tempo che passa mi aiuta a ricordarle».
E nei prossimi 25 anni che cosa farà?
«Ormai ho capito che non sono fatta per aspettare che squilli il telefono, voglio darmi da fare. Una persona può cambiare il mondo solo se si dà molto da fare, quindi - chi può dirlo? - magari racconterò delle storie che cambieranno il mondo».
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