Negin Mirsalehi: Il mio successo è dolce come il miele
In persiano il suo nome significa “pietra preziosa”. Negin Mirsalehi ha milioni di follower. È diventata imprenditrice lanciando una linea per capelli che richiama i “Riccioli d’oro”. L’ha presentata a Milano con Grazia e qui racconta che nasce da un segreto di famiglia e da una storia d’amore
Ogni volta che intervisto un personaggio, prima di incontrarlo mi chiedo: «Come sarà davvero? E se fosse noioso?», «Parlerà solo di moda (o di cinema, o di sport?», «Avrà una vita superficiale o interessante?», «Se risponde a monosillabi, che cosa scriverò nell’articolo?».
Adesso che ho finito l’intervista con Negin Mirsalehi, una delle fashion influencer più potenti del mondo, con 3 milioni e 700 mila follower su Instagram, posso confessarvelo: questa olandese di origini persiane, 28 anni, laureata in Marketing, supera ogni aspettativa.
Insomma, se pensate che sia solo una bellissima ragazza che ama la moda e adora pubblicare le sue foto sui social, siete sulla strada sbagliata. Con lei ho parlato di tutto, dalla “dipendenza da Instagram” dei giovani ai piccoli lavori che faceva da adolescente per guadagnare qualcosa, da spendere poi in vestiti. Perfino l’olio per i capelli che ha creato, Gisou, che l’ha trasformata in un’imprenditrice a tutti gli effetti, ha una storia affascinante.
«Negin è molto più intelligente di me», mi dice Maurits Stibbe, 31 anni, suo fidanzato dai tempi del liceo e ora anche socio d’affari. Stanno insieme da 11 anni: lui è il suo primo (e unico) grande amore. E in un’epoca in cui le coppie crollano davanti al primo ostacolo, Negin e Maurits sono un caso interessante da studiare. A lui chiedo che cosa l’abbia conquistato della sua fidanzata, quando erano adolescenti: «La forza di volontà, il continuo desiderio di scoprire cose nuove», mi risponde.
E così, invece di parlare di moda e di bellezza, comincio l’intervista a Negin chiacchierando d’amore.
Qual è il vostro segreto?
«L’ho conosciuto a 14 anni, ma ci siamo messi insieme quando ne avevo 17. Sono circondata da persone che hanno relazioni turbolente, che fanno molta fatica a trovare il compagno giusto. Io sono stata fortunata. Con Maurits il tempo vola. E poi abbiamo lo stesso obiettivo a lungo termine: creare una famiglia».
Non è rischioso lavorare insieme?
«Sì, lo è, ma noi abbiamo almeno due vantaggi: prima di collaborare, siamo stati insieme sette anni, ci conoscevamo molto bene. Poi abbiamo ruoli complementari: lui si occupa della parte economica, io di quella creativa; lui è paziente, gestisce bene i collaboratori, io sono una brava negoziatrice. Anche se dopo un’ora di riunione sono stanca».
Il gesto più romantico di Maurits?
«Una volta andavo pazza per il cioccolato: tornando a casa lui mi portava sempre un dolce. Ora mangio in modo molto più sano. Un’altra cosa: quando non viaggiavamo così tanto, mi organizzava a sorpresa qualche weekend romantico. Certo, ora che siamo sempre via, invece, non vedo l’ora di stare a casa».
Ha viaggiato in tutto il mondo. Il posto più bello dove vivere?
«Amsterdam, la mia città, perché lì la gente è alla mano, ci sono buone scuole, ottime opportunità di lavoro, tutto è efficiente. Certo, non c’è il senso dello stile che c’è qui in Italia»
Chi le ha trasmesso la passione per la moda?
«Mia sorella Jila: quando avevo 12 anni, ne aveva 18 e copiavo il suo modo di vestire. Ma sono stata molto influenzata anche dal senso estetico della mia mamma: quando è arrivata in Olanda dall’Iran sceglieva le stoffe e si cuciva gli abiti, si preparava da sola i prodotti di bellezza».
È legata alla cultura persiana?
«Sì: amo il nostro senso della famiglia, la voglia di cucinare e mangiare insieme. Nel Nord Europa la gente è più individualista. Quando studiavo all’università di Amsterdam, per esempio, i miei compagni non andavano mai a trovare i loro genitori, anche se vivevano a un’ora di distanza».
È stata in Iran?
«Una volta, a 12 anni. Mi ricordo le grandi riunioni familiari e le scorpacciate di anguria. Mi piacerebbe tornarci, ma non credo sia una buona idea adesso per una ragazza come me, che posta le proprie foto su Instagram».
Il suo nome, Negin, in persiano significa “pietra preziosa”. Anche Gisou, il suo olio per capelli, è una parola che viene dalla lingua farsi?
«Sì, significa “riccioli d’oro”, ma è anche il colore del miele, uno degli ingredienti principali di questo prodotto, che nasce da una ricetta di mia madre. Quando è arrivata in Olanda faceva la parrucchiera, mentre mio padre ha sempre fatto l’apicoltore: un mestiere che nella sua famiglia si tramanda di generazione in generazione. Mia madre, quindi, conosceva molto bene i benefìci del nettare e l’ha sempre usato per curare i capelli e per le maschere di bellezza. L’idea di produrre quest’olio mi è venuta naturalmente: i miei follower mi chiedevano quale prodotto usassi per i capelli. Ho capito che era qualcosa che fa parte della mia storia di famiglia e che potevo trasmettere agli altri».
Ma da piccola non aveva paura delle api?
«Per il mio papà era inconcepibile: quando ero bambina prendeva da un’arnia una decina di insetti e me li metteva in mano per dimostrarmi che non facevano male. Lui sa distinguere quelle aggressive da quelle inoffensive e da bambina lo aiutavo nel suo lavoro senza aver bisogno di proteggermi il viso».
Che cosa dicono i suoi genitori della sua idea imprenditoriale?
«Sono orgogliosi, anche se mio padre ogni tanto mi chiede di rimuovere dal mio sito le sue foto mentre lavora con le api. Quando va al supermercato a fare la spesa ogni tanto viene riconosciuto e questo lo mette a disagio»
© Riproduzione riservata