Nel mondo di Lucky Blue Smith
Lucky Blue Smith è il modello più seguito del momento. Nel numero da oggi in edicola, posa per Grazia e svela, per la prima volta, luci e ombre della sua vita lontano dai social
Per entrare alla sfilata di Dolce & Gabbana devo scavalcare un muro di ragazzine che sembrano impazzite. «Siamo qui da due ore. Sogno una fotografia con Lucky Blue Smith: il mio idolo», dice Gaia, 17 anni. «È tenero, bellissimo, ha stile», aggiunge Maia, 14, che per arrivare ha fatto tre ore di treno perché vive in provincia di Torino.
A Sofia, 15, neppure un filo di trucco, coda di cavallo, jeans e parka, chiedo che cosa le piaccia di più del modello del momento, digital influencer da quasi 3 milioni di follower su Instagram: «Tutto. Non gli manca niente».
E quando mostro le foto del backstage di questo servizio fotografico le ragazze non possono crederci: «L’ha conosciuto davvero?». E divento un mito anch’io, solo per averlo intervistato. Me lo conferma una mia amica che ha una figlia adolescente: «Ha scoperto sui social che l’hai incontrato e ora parla sempre di te».
Alto 1,89 m («A 16 anni mi sembrava di essere fuori misura», racconta), magro ma anche muscoloso, la prima cosa che mi dice è: «A dire la verità non capisco perché piaccio così tanto».
Diciamo la verità: all’inizio sembra un adolescente qualunque, certamente bello, ma senza effetti speciali. La magia arriva quando si mette davanti all’obiettivo. Lucky Blue si trasforma, emana una strana energia. «Assomiglia al leggendario James Dean», dice Augusto, make up artist del nostro team. «Mentre parla con te è un semplice 18enne americano, un po’ timido e con il sorriso innocente. Poi sul set cambia completamente. E diventa una star», aggiunge Nicola, videomaker.
Una cosa è certa: Lucky Blue non è solo un «abile prodotto di marketing», ma il suo dna ha qualcosa di speciale. Basta vedere la foto che gli ha scattato il fotografo Hedi Slimane quando aveva 12 anni, che ha segnato l’inizio della sua carriera: labbra carnose, sguardo magnetico, un mix tra la popstar David Bowie e l’attore Brad Pitt che non può lasciare indifferenti.
Sarà per questo che Lucky è diventato in poco tempo una celebrity risollevando anche le non esaltanti finanze familiari. Ha trascinato nel mondo della moda anche le sorelle Pyper, 19 anni, e Daisy, 21, mentre Starlie, 23, l’unica bruna, si dedica alla musica. Passione di famiglia: i fratelli suonano tutti in una band, The Atomics. Ma dietro le quinte della popolarità di Lucky c’è mamma Sheridan, anche lei bella e bionda, un passato come modella, la prima a capire che i social network potevano amplificare la fama dei figli. E pensare che nella piccola città dello Utah di 30 mila abitanti dove vivevano gli Smith, Spanish Fork, a 80 chilometri da Salt Lake City, i vicini li avevano soprannominati “i Cullen”, come la famiglia di vampiri protagonisti della saga di Twilight, per indicare la loro stranezza e il loro isolamento. Oggi sono super social, tranne quando si parla di religione: sono mormoni e le domande sulla fede non sono ammesse.
Quando incontro Lucky Blue, è in “seduta” dal parrucchiere, gli stanno mettendo le forcine tra i capelli per tenerli in piega. Da qualche tempo non è più biondo platino, ma gli occhi color ghiaccio risaltano lo stesso.
Come si fa ad avere così tanti fan?
«Non c’è una ricetta magica. Forse c’entra il fatto che sono accessibile: mi piace conoscerli, chattare con loro, incontrarli. È l’unico modo per creare una relazione speciale, forte, con i fan. In futuro non cambierò: non voglio diventare famoso e poi trasformarmi in una persona snob. Per questo cerco di fare una foto con tutte le ragazze che me lo chiedono».
Passi più tempo con loro che con gli amici?
«Direi di sì. A Los Angeles esco ogni tanto con la mia compagnia, ma sono così concentrato sulla carriera che a volte mi dimentico di farmi sentire e, alla fine, frequento soprattutto le mie sorelle. Se sono in viaggio, poi, cerco di mandare messaggi ai fan per vederli. Mi danno energia».
Proprio come accade a una star del rock in un concerto davanti alla platea in delirio. Ricevi anche tu messaggi curiosi dai tuoi follower?
«Quello più frequente è: “Voglio sposarti”. Ma al matrimonio penserò, forse, fra un secolo».
Hai iniziato a lavorare a 12 anni, quando eri ancora un bambino. Non hai perso un pezzo di infanzia?
«Non credo. Ero un ragazzino, non avevo ancora molto “mercato”: viso e fisico troppo giovane per sfondare nel mondo della moda maschile. Il mio primo lavoro è stato per una marca di jeans brasiliani, poi ho fatto un paio di campagne con Gap e Levi’s, ma ho iniziato a lavorare più intensamente dai 16 anni, con le mie prime sfilate a New York e Milano. Da allora viaggio e non frequento la scuola regolarmente».
Hai smesso di studiare?
«Sarebbe stato bello. Ho cominciato una scuola a domicilio. Ma è stato difficile perché non sono un tipo che riesce a concentrarsi. Quando ero sull’aereo, dovevo sempre stare sui libri: un incubo».
Chi ti ha fatto da insegnante? Tua madre?
«No, nessuno. Ho seguito un programma di studio indipendente. Ti danno i libri e poi fai gli esercizi dopo aver imparato la lezione del giorno. Era meglio della scuola, facevo ciò che potevo».
Fino all’anno scorso Sheridan, la mamma, ti accompagnava a ogni sf ilata. Adesso non viene più?
«Ero minorenne e mi seguiva sempre. Adesso mi lascia andare da solo, ma mi manca. È sempre bello avere la tua mamma vicino, che si occupa di te».
Qui a Milano sei arrivato invece con le sorelle. Siete sempre insieme su Instagram. Tra di voi c’è il classico rapporto tra fratelli o qualcosa di più?
«Sono le mie migliori amiche: passo con loro tutta la giornata. Suoniamo spesso insieme, nella nostra band, The Atomics: proviamo i pezzi, cerchiamo nuove canzoni. Starlie è la cantante, io suono le percussioni, Pyper il basso, Daisy la chitarra».
Quando hai imparato a suonare?
«Mio padre, Dallon, è un musicista (l’unico che appare poco sui social, ndr). Quando avevo 6 anni a Natale ci ha regalato uno strumento a testa, poi ci ha insegnato a suonare. Facciamo surf-music (un genere nato in California negli Anni 60, ndr), con contaminazioni disco e hip-hop. Abbiamo appena lanciato un singolo, Voulez-vous, e papà ha curato in parte gli arrangiamenti. Siamo già supereccitati perché suoneremo al festival musicale di Coachella, in California, il 15 e il 22 aprile».
Da piccolo dormivi nella stessa stanza delle tue sorelle?
«Sì, anche quando ci siamo trasferiti a Los Angeles. Siamo andati a stare in un bilocale perché era quello che potevamo permetterci: c’era chi dormiva sul letto, chi sulla poltrona. È stato così per due anni. Poi le cose sono andate meglio e adesso io vivo da solo».
Fai le pulizie? Sai cucinare?
«Dovreste vedere la pila di vestiti sporchi a casa mia. La vita corre e mi dimentico di metterli a lavare. Insomma, devo ancora imparare. Vorrei saper cucinare, invece ordino tutto a domicilio».
Se veniamo in vacanza a Los Angeles, puoi dirci dove possiamo incontrarti?
«Sulla spiaggia, a Malibù. Quando ho un po’ di tempo libero vado sempre lì a rilassarmi».
Si parla di un reality show sulla tua famiglia, simile a quello delle sorelle Kardashian. Lo farete?
«Se n’è parlato molto, ma io non voglio. Non riesco a immaginarmi di essere sotto gli occhi di tutti ogni giorno. Preferisco fare l’attore. Ho già girato il film Love Everlasting, di Rob Diamond, una bella storia d’amore. Il cinema sarà il mio futuro: sto prendendo lezioni di recitazione».
Per l’amore hai tempo?
«Certo, ho una fidanzata incredibile, la più bella del mondo. Fa la musicista, canta, suona il pianoforte e fa anche la modella: si chiama Stormi Bree» (ha 26 anni).
Niente male, è stata Miss Teen Usa nel 2009. Ha otto anni più di te: è stata lei a fare il primo passo?
«No, l’avevo conosciuta perché ha suonato con mia sorella Starlie, poi l’ho contattata su Instagram e le ho chiesto: “Vuoi uscire a cena con me?”. Ha accettato ed è nato l’amore».
Per tutte le fan sarà dura competere.
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