John Krasinski: Meno male che ho sposato Mary Poppins
In tv sarà l’agente segreto Jack Ryan che salva il mondo dai terroristi. Ma con Grazia John Krasinski ha parlato delle sue figlie e di quantosi senta fortunato accanto a Emily Blunt, l’attrice che al cinema interpreterà la famosa baby sitter.
Non tutte le coppie di Hollywood sono uguali. Ci sono quelle costruite a tavolino, quelle che nascono e muoiono nel giro di un paio di film (e svariate pagine di gossip) e poi quelle, rare, così autentiche che si stenta credere possano reggere un mondo di riflettori e tappeti rossi. Eppure esistono. Ne sono la prova l’attore e regista John Krasinski e sua moglie Emily Blunt. Sposati dal 2010 a Cernobbio, sul lago di Como, i due portano avanti parallelamente e con successo famiglia e carriera.
Da una parte ci sono le figlie, Hazel e Violet, 4 e 2 anni: sono la loro priorità. Dall’altra ci sono i film, realizzati insieme come A Quiet Place, oppure scelti con cura individualmente: Il ritorno di Mary Poppins per lei (nelle sale in dicembre) e la nuova serie Jack Ryan, disponibile su Amazon Prime Video dal 31 agosto, per lui.
Per interpretare l’esperto analista della Cia alle prese con il terrorismo internazionale Krasinski si è dovuto trasformare e il cambiamento si vede. Lo incontro a Monte Carlo e l’attore sfoggia un fisico da vero eroe di film d’azione. Anche l’umore sembra alle stelle: «Jack Ryan è l’occasione che aspettavo da una vita: non vedo l’ora di guardarmi tutta la serie sul divano insieme con la mia personale Mary Poppins, cioè con Emily».
Malgrado le figlie e i rispettivi impegni sul set riuscite ad avere qualche momento per vedere la tv?
«Crescere due bambine piccole ci prende un sacco di tempo, non ne abbiamo quasi per altro, a parte il lavoro. Il risultato è che, rispetto al resto del mondo, siamo almeno due anni indietro su film e serie. Così io e Emily, appena possiamo, cerchiamo di rimetterci in pari: ci mettiamo sul divano e passiamo una serata tranquilla».
Quanta palestra ha fatto per ottenere questo fisico?
«Parecchia. A Londra, mentre Emily girava Il ritorno di Mary Poppins, io mi allenavo per Jack Ryan con il personal trainer del mio amico e collega Chris Pratt. Il risultato è stato una trasformazione fisica che non avevo mai sperimentato prima. Non è facile mettere su un nuovo corpo, tutto muscoli, ma è ancora più difficile mantenerlo».
A chi si è ispirato per il personaggio di Jack Ryan?
«Ho provato a costruirlo d’istinto, senza imitare nessuno. Certo, mi ha fatto bene conoscere di persona veri agenti della Cia. Le chiamiamo “spie”, ma sono persone concrete, che dedicano tutta la vita a noi cittadini, che quasi ignoriamo la loro esistenza. Sono molto diversi da come mi aspettavo: sono professionisti aperti, lontani da ogni logica politica, perché non c’è schieramento che conti quando si tratta di fare del bene. Non invidio la vita che fanno: sono costretti a prendere decisioni ardue nell’anonimato, cercando di non sbagliare mai. Non è facile senza dei superpoteri».
Le sarebbe piaciuto di più interpretare un supereroe?
«Non ho nulla contro i film sui supereroi, anzi mi piacciono parecchio, ma sono convinto che le persone comuni possano essere altrettanto eroiche. È la ragione per cui ho accettato la parte di Jack Ryan, che è ispirato ai romanzi di Tom Clancy: non è un uomo che può volare o che ha poteri speciali. È uno come noi, chi lo guarda può identificarsi: esiste un solo Iron Man, ma tutti possono essere Jack Ryan perché le sue armi sono il cervello, l’istinto, la fiducia in sé e nella giustizia. In lui vedo qualcosa dello spirito delle generazioni passate, di quello che mio padre mi descriveva come un forte senso della comunità in cui ognuno, nel suo piccolo, provava a fare il massimo per cambiare in meglio la vita di chi gli stava vicino».
Che ruolo crede che debba avere la politica in tutto questo?
«I politici vanno e vengono, ciò che resta è solo quello che sei e che fai. Solo le tue azioni fanno di te una persona valida. Questo mi ha insegnato mio padre».
Che tipo era?
«Apparteneva a una generazione che credeva profondamente nel proprio Paese. L’obiettivo per lui era sempre il bene comune, aiutare la propria comunità. Non era ricco: mio padre faceva tre lavori per mantenerci. Eppure un giorno lo vidi dare dei soldi ai nostri vicini e gli domandai perché lo stesse facendo. Mi rispose: “Perché hanno bisogno di aiuto”. Vorrei diventare come lui, ci sono valori come solidarietà e libertà che tutti dovremmo difendere sempre. È quello che oggi, da genitore, spero di insegnare alle mie bambine».
Com’è svegliarsi ogni giorno accanto a Mary Poppins?
«Straordinario, anche perché Emily è davvero il boss di casa. Eppure non ha alcun atteggiamento da capo dispotico: sa gestire tutto con estrema gentilezza e con me è dolcissima. Lei e le mie figlie mi rendono ogni giorno più forte. E poi ha visto quanto è brava sul set?».
Come vivete, da coppia pubblica, la vostra popolarità?
«Sappiamo bene che la notorietà e i paparazzi fanno parte del gioco, saremmo stupidi anche solo a lamentarcene. Emily e io ci sentiamo fortunati a poter fare il nostro mestiere e bisogna dire che l’invasione dei nostri spazi personali è abbastanza marginale. L’unico patto che abbiamo fatto è la promessa di proteggere la privacy delle nostre figlie: su quello siamo irremovibili».
Se un giorno Hazel e Violet tornassero a casa e dicessero: “Papà, mamma: vogliamo diventare attrici come voi”, come reagirebbe?
«Non potrei che aiutarle, anche se le spingerei ad assicurarsi prima che sia loro vera vocazione. Ci sono splendidi mestieri o cause importanti a cui dedicarsi, il set non è l’unica via. Sicuramente, però, Emily e io le sosterremo in qualsiasi scelta».
Ha mai immaginato, da ragazzo, di poter diventare l’attore che è oggi?
«No. Nulla è stato scontato per me. Ho fatto tutto quello che ho potuto, realizzando giorno dopo giorno che il segreto è avere fiducia in se stessi. Non sono un uomo presuntuoso, ma credo che se dai il massimo ogni giorno, quello che fai piacerà a chi ti guarda. Siamo esseri fatti di paure e di emozioni: per avere successo è importante mostrare agli altri ciò che hai dentro e provare a fare qualcosa di diverso. Credo siano regole valide per qualsiasi mestiere».
E oggi che ha 38 anni qual è l’obiettivo da realizzare?
«Ho a cuore soprattutto tutto il bene possibile per Hazel e Violet. E poi non ho paura a spingermi sempre oltre i miei limiti, finché qualcuno mi dirà: “Dai John, smettila, ora fai schifo, ritirati”».
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