Jennifer Lawrence: «So difendermi da sola»
Non le importano le critiche feroci a madre!, il film del suo fidanzato e di cui è protagonista. E mette a tacere chi insinua che lui l’abbia manipolata. Perché Jennifer Lawrence è persino più forte dei ruoli che l’hanno resa famosa
Dicono che questo non sia l’anno di Jennifer Lawrence. Nessuna nomination agli Oscar, Emma Stone che l’ha scavalcata nella classifica delle attrici più pagate e, forse anche peggio, le critiche arrivate alla Mostra del Cinema di Venezia per il controverso film madre! diretto dal suo compagno Darren Aronofsky, 21 anni più grande di lei.
Ma poi la guardi da vicino, le parli due ore, e scopri che Jennifer, 27 anni, un Oscar nel 2012 per Il lato positivo, non è affatto una donna alle prese con un “annus horribilis”.
Prima di tutto ride, scherza, racconta di se stessa con l’autoironia di sempre. Non fa la diva, parla del compagno e affronta anche le domande più scomode, come quella sulla manipolazione affettiva di cui qualcuno la vede vittima: il giovane talento che, per amore, segue sulla strada sbagliata l’uomo che crede un genio e, forse, non lo è. «In passato ho avuto delle relazioni con persone che mi facevano sentire confusa. Con lui non lo sono mai», ha messo in chiaro l’attrice.
E comunque tutte queste polemiche sono esplose per colpa di madre! (nelle sale dal 28 settembre), il claustrofobico film che racconta della vita in una casa isolata di uno scrittore in crisi creativa (Javier Bardem) e della sua moglie-musa (Jennifer Lawrence), un’esistenza che verrà stravolta dall’arrivo di una strana coppia formata da Ed Harris e Michelle Pfeiffer.
E “stravolta” è la parola più semplice per sintetizzare una serie di devastazioni, incendi, visioni, neonati sacrificati e cuori letteralmente strappati dal petto. Come può piacere un film del genere? Lo ammetto, a me è piaciuto. Ma forse perché è stata Lawrence a spiegarmi la chiave di lettura che Aronofsky ha scelto per costruire la sua storia. «L’allegoria è tutto», dice Jennifer. «Io sono la Madre Terra, Bardem è Dio, il creatore, Ed Harris e Michelle Pfeiffer sono Adamo ed Eva. Se non sai questo, il film è comunque un pugno nello stomaco, ma perdi molto del suo messaggio e del suo significato. Io stessa, forse, se non me l’avessero spiegato, non ci sarei arrivata da sola».
Quindi, quando in una scena lei urla, in realtà è Madre Natura che sta chiedendo aiuto? Il vostro, insomma, è un film ambientalista.
«Il futuro che abbiamo davanti mi spaventa molto. E mi fa paura lo scetticismo di chi dovrebbe farsi carico di queste nostre preoccupazioni e fare qualcosa per l’ambiente (il riferimento è al presidente americano Donald Trump, che Jennifer non chiama mai per nome, ndr). Il 98 per cento degli scienziati dice che il riscaldamento globale deriva dalle attività umane, ogni anno vediamo le temperature salire a livelli record, assistiamo a uragani mai visti prima, terremoti e inondazioni, eppure continuiamo impunemente a violentare la nostra Terra».
Nel film lei è sempre scalza. Come mai questa scelta?
«Perché la casa rappresenta la Terra e camminare a piedi nudi era un modo di stabilire un contatto maggiore tra me, la Natura, e il pianeta. È come se tra noi ci fosse un legame organico, anzi c’è: trovo frustrante vedere le persone divise a causa di dettagli insignificanti su un tema così importante. Abbiamo una sola casa, dobbiamo proteggerla. E non è tutto. Tu puoi avere milioni di dollari in banca e una carriera da sogno, ma se non hai il coraggio di sostenere le battaglie in cui credi, allora non hai nulla».
Se il messaggio del film è questo, come si spiega, ora che è passato un po’ di tempo, le contestazioni alla Mostra del cinema di Venezia? Le hanno fatto male?
«Veramente no. Anche perché tutti i film di Darren vengono fischiati ai festival» (ride di gusto). «Abbiamo realizzato una storia che divide: è forte, aggressivo, a tratti violento. madre! è un film di quelli che ti fanno soffrire, ma anche pensare. Io lo trovo straordinario, senza eguali, ma so bene che non è per tutti. Anzi, lo amo proprio per questo».
Qualcuno è rimasto traumatizzato.
«Bene! Magari così convinceremo le persone che bisogna fare qualcosa per salvare il Pianeta. Più tocchiamo il cuore della gente, più riusciremo a mobilitarla. Comunque, capisco le preoccupazioni: io stessa non ho ancora fatto vedere il film a mia madre e ho paura che i miei fratelli, una volta andati al cinema, vorranno dirne quattro a Darren».
È possibile che, oltre all’allegoria ambientalista ce ne sia un’altra? C’è chi ha visto, nella crisi che segue il contatto dei protagonisti con altre persone, una denuncia sulle conseguenze negative della fama.
«No, io non potrei fare quello che amo, se non ci fossero i fan».
Come vive la celebrità? Lei è un’attrice famosissima e un’icona di stile amata dalla maison Dior.
«Io credo che ognuno di noi desideri, e meriti, un suo spazio privato. Cerco di essere gentile con quelli che mi avvicinano, ma non sono fatta per essere la migliore amica di tutti o per scattarmi selfie con la prima persona che mi ferma quando vado in bagno. Né voglio essere costretta ad andare in giro con occhiali da sole e cappellino per non farmi riconoscere quando vado a fare la spesa a New York. Essere famosi non significa aspettarsi che continuamente il proprio spazio venga violato da qualcuno. Se succede, comunque, sono una che sa difendersi».
Quali sono la cosa migliore e la cosa peggiore dell’essere un’attrice famosa oggi?
«La migliore è poter fare tanti film, che poi è l’unico talento che ho. La cosa peggiore sono gli smartphone, perché hanno tutti la fotocamera».
Lei già vive sotto i riflettori. Che ne pensa degli uomini che, come il personaggio di Bardem nel film, vivono solo per la propria arte?
«Conta sempre quello che sei e non quello che fai. Con qualcuno come mio marito nel film, non credo che avrei un buon rapporto. Sono proprio l’ego dell’artista, la celebrità e il successo a distruggere la relazione tra i protagonisti».
Dopo madre!, lei ha detto di essere attratta dai registi cupi come Aronofsky. È davvero così?
«Allora, non è che la sera io vada a cercare su Google “registi dark”. Trovo Darren brillante, creativo, un uomo sensibile al quale chiunque si affiderebbe sul set perché, insomma, è un genio. Ti porta in luoghi di te che non conoscevi e lo fa trasmettendoti sempre un senso di sicurezza assoluta».
E dove l’ha portata?
«Ho vissuto dei momenti davvero bui. Un giorno, mi ero addormentata e ho cominciato a pensare a una scena del film piuttosto forte: mi è cominciato a mancare il respiro. Non sapevo come fare a tornare normale e a riprendere il controllo della situazione».
Come si è trovata, lei che non ha figli, a interpretare il ruolo di madre?
«Ho fatto del mio meglio, mi sono fatta consigliare dalla mia mamma. Amo i bambini, ovviamente come li ama chi non ne ha mai avuti. Quando ne avrò di miei, forse non li amerò più così tanto», ride ancora.
Un anno fa diceva di dormire sul divano e di non saper cucinare. Ha fatto dei passi avanti?
«Certo, ora ho una macchina del pane. Alla fine, preferisco guardare i reality in tv che cucinare: se ricevessi all’improvviso degli ospiti non saprei che cosa fare».
C’è altro che la spaventa?
«Al momento sto affrontando la fobia del volo. Ho sempre preso aerei, ma di recente ho avuto una brutta esperienza e adesso sto male. Le altre cose che mi spaventano sono gli scandali pubblici e lasciare la città senza poter portare con me Pippi, il mio cane».
Il prossimo anno la vedremo spia sexy in Red Sparrow e per l’ultima apparizione nella saga X-Men, nei panni di Dark Phoenix. Ha solo questo in programma?
«Intanto mi prendo una pausa, non ho niente in agenda per i prossimi due mesi».
Ma so che non è vero. Jennifer ha intenzione di dedicare più tempo alla produzione e ha chiesto al suo compagno di pensare a una commedia per lei. Aronofsky dice di aver scritto madre! in cinque giorni, ma poi ha costretto Jennifer a tre mesi di prove, prima di girare. Se, ora che l’horror allegorico è alle spalle, volesse dedicare qualche giorno in più ai desideri di Lawrence, forse potrebbe diventare davvero il fidanzato perfetto per una ragazza così.
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