Isabeli Fontana: «Il primo passo lo faccio io»
Ha avuto un figlio da giovanissima, contro tutti. Si è sposata tre volte e non accetta lezioni da nessuno. La top Isabeli Fontana è una brasiliana diretta e passionale. E a Grazia racconta di essere abituata a prendere sempre l'iniziativa. Anche in amore.
«Mi manchi. Sto scattando il servizio fotografico con Grazia»: Isabeli Fontana, 33 anni, si è presa un momento di pausa. Sta facendo una video-chiamata con suo marito, Diego José Ferrero, 32, cantante e compositore brasiliano. «Adesso ti faccio conoscere i ragazzi che stanno lavorando con me».
Mi passa il suo cellulare: «Diego, buongiorno», dico. «Sa che abbiamo messo ai voti il suo ultimo look? Ai capelli platinati preferiamo quelli scuri, che aveva quando ha sposato Isabeli lo scorso agosto in un atollo delle Maldive. Sua moglie ci ha mostrato le foto: una cerimonia da sogno». Isabeli Fontana, una delle più celebri top model brasiliane, è innamoratissima e non lo nasconde. È calorosa, ti abbraccia e ti rende partecipe della sua vita, anche se ti ha conosciuto solo quattro ore prima.
Molti pensano che chi lavora nel mondo della moda e del lusso mantenga sempre le distanze. Lei non è snob?
«Mai. Molta gente in passato mi ha guardata con diffidenza, pensava fossi irraggiungibile. Mi hanno messo un’etichetta che non mi apparteneva, ne ho sofferto. Mi hanno giudicata, anche odiata, senza conoscermi. Avevano creato una loro Isabeli, diversa da come sono davvero. In realtà, io sono esattamente come lei: una persona normale, diretta, alla mano».
Diego Ferrero, musicista, è il suo terzo marito. L’ha sposato dopo tre anni di fidanzamento. Che cosa rappresenta nella sua vita?
«È il mio “tutto”: migliore amico, amante, figura fondamentale per i miei figli, uomo con cui ho un legame molto profondo. L’ho incontrato durante uno show televisivo in Brasile: non si era neppure accorto di me. Ero lì per un’intervista, lui per cantare. Ho fatto il primo passo: l’ho invitato a cena fuori. Perché noi donne sappiamo esattamente che cosa vogliamo, vediamo molto più lontano degli uomini. Loro sono come i bebè: non sanno se amano davvero qualcosa prima di provarla. Noi lo sappiamo già».
Che cos’ha di speciale Diego?
«Gli altri uomini stavano con me perché mi consideravano un trofeo. Lui sta con me perché mi ama. È diverso dagli altri. È intelligente, gentile e ha voglia di imparare sempre qualcosa di nuovo».
Negli anni è cambiato il suo modo di mettersi in relazione con gli uomini?
«Certo, s’impara dai propri errori. Sono rimasta incinta quando stavo con il mio primo fidanzato (il modello Álvaro Jacomossi, ndr): avevo 20 anni e vivevo a New York. La gente mi diceva che dovevo abortire. In Brasile è illegale ancora oggi. Per me era una follia: mi sono innamorata di mio figlio appena ho saputo che era nella mia pancia. Amavo il papà di Zion, ma sapevo che non sarebbe durato per sempre. La vita è in continuo movimento: non esistono cose che rimangono in eterno. Anche noi siamo solo di passaggio sulla Terra. Quando moriremo, lasceremo questo pianeta, andremo altrove, nell’universo».
In che cosa crede?
«Sono cresciuta in una famiglia cattolica, ma non professo alcuna religione. Ho imparato a meditare, ho una mia spiritualità. Credo nel buddhismo e nel Tao, perché mi hanno insegnato a stare bene ogni giorno. Non vivo per un domani lontano, ma per ciò che è qui e ora».
E come era Isabeli da ragazza?
«Avevo più amici maschi che femmine, perché le donne sono troppo competitive. Sprecano tante energie per confrontarsi a vicenda sull’aspetto fisico, le scarpe, gli abiti. Mi tenevano lontana. Io non avrei mai voluto essere carina, ma sono nata così: non potevo cambiare. Per questo ho imparato a essere un ragazzaccio ribelle, fidandomi solo del mio cuore. Poi sono diventata una convinta femminista, perché credo che le donne debbano aiutarsi, non sfidarsi continuamente».
Che tipo di mamma è?
«Ho avuto un figlio quando non ero ancora davvero adulta. Il modello educativo che avevano avuto i miei genitori era: “Se fai una cosa bene, ti do un premio”. Ma non è la strategia corretta: se sei bravo a scuola, fai il tuo dovere, non devi essere premiato. Educare un figlio non è facile, per questo a un certo punto ho chiesto aiuto a una psicologa. Da lei ho imparato a responsabilizzare i miei bambini, a non decidere per loro. Mio padre, invece, mi ha sempre detto che cosa dovevo fare. E questo mi ha allontanato da lui al punto che adesso non gli parlo più. Io invece trasmetto ai miei figli i grandi valori della vita e cerco di renderli orgogliosi di come sono: solo se amano se stessi possono essere felici».
Si è mai sentita sola?
«A volte sì, quando ho dovuto lottare contro tutta la mia famiglia per difendere quello in cui credo. Forse è per questo che ho trovato Diego: la pensiamo nello stesso modo».
Adesso vive a San Paolo, in Brasile. Perché non è rimasta negli Stati Uniti?
«Vivevamo bene in America, ma volevo che i miei figli avessero una buona istruzione perché io da piccola avevo frequentato in Brasile una scuola pubblica pessima, in cui si veniva promossi anche senza saper leggere. Ma nessuna delle 18 scuole di New York in cui ho cercato di iscrivere Zion lo ha accettato. Non sapeva l’inglese e non era abituato a obbedire senza che gli spiegassero il motivo di ogni ordine. Ho dovuto trovare un piano b: sono tornata in Brasile e ho “sequestrato” mia nonna. Lei si occupa dei miei figli. Li vizia un po’, ma la amiamo molto. E loro frequentano le migliori scuole americane del Paese».
Lei è impegnata anche in battaglie sociali. Ha combattuto, per esempio, a favore della campagna di vaccinazione contro la poliomielite. Sa che in Italia è scoppiata una polemica sui vaccini? C’è chi, temendo conseguenze gravi per la salute dei figli, preferisce non immunizzare i bambini. Che cosa ne pensa?
«Sono stata in India e ho visitato un ospedale dov’erano ricoverati alcuni ragazzi colpiti dalla polio. È stata un’esperienza agghiacciante. Quando li ho visti, sono stata invasa da una tristezza indicibile. Chi ha paura dei vaccini non si rende conto di quanto siano importanti per fermare malattie atroci.
In Europa queste patologie sono state apparentemente sconfitte e chi vive nel vecchio Continente pensa di essere al sicuro. Ma se la popolazione non si immunizza più, basta che un individuo colpito dal virus arrivi qui per far scoppiare un focolaio. Troppo facile essere contro i vaccini quando non si è mai vista con i propri occhi una persona colpita da una grave malattia infettiva».
Oggi il Brasile attraversa un periodo molto difficile. Il presidente, Michel Temer, è stato ufficialmente accusato di corruzione: dicono che abbia accettato tangenti da una società dell’industria della carne, ostacolato la giustizia e fatto parte di un’organizzazione criminale. Il suo Paese non è ancora uscito da un periodo buio?
«Stiamo soffrendo e lottando per pulire la casa in cui viviamo, infestata dal marcio. Ogni brasiliano vorrebbe avere un’opportunità, ma non può perché viviamo in un Paese troppo corrotto. Per fortuna, grazie a internet, ognuno di noi riesce a sapere che cosa succede. Hanno rimosso la presidente Dilma Rousseff, ma non è cambiato niente: anche Michel Temer sarebbe corrotto. L’unica cosa positiva è che abbiamo imparato a essere felici anche senza avere niente».
Ma anche i social media vengono criticati. Per esempio, c’è chi ritiene che il presidente americano Donald Trump se ne serve per raccontare solo la sua verità. Non lo trova pericoloso?
«Trump è furbo, non vuole che i giornalisti controllino la sua vita e sa che il suo profilo Twitter può essere più potente della rete tv Cnn. È convinto che gli Stati Uniti possano crescere ancora e avere un periodo di splendore. Non so se tutto quello che dice sia giusto, ma è un uomo di successo, un politico anomalo che in parte credo stia facendo qualcosa di buono».
Per un attimo smetto di farle domande: l’hair stylist deve sistemarle i capelli e glieli pettina indietro. Lei lo ferma e dice: «No, li preferisco un po’ brazilian, sexy».
Lei, a 16 anni, ha fatto discutere posando per il catalogo del marchio di lingerie Victoria’s Secret. Essere disinibite fa parte della cultura brasiliana?
«Forse. Nel mio Paese non ci vergogniamo del nostro corpo. Accettarsi come si è: è il primo passo per essere felici. E se non ti piaci, devi trovare un modo per amarti, magari anche cambiando qualcosa di te. Dopo aver partorito i miei figli, per esempio, il mio seno era cadente e non ero contenta: ho chiesto aiuto a un chirurgo plastico per rimodellarlo. Per me è stato normale: un piccolo ritocco per amare di nuovo me stessa».
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