Dakota Johnson torna alla trasgressione con l'atteso Cinquanta sfumature di nero. «Il difficile stavolta non è stato spogliarsi», dice a Grazia, «Da mia madre ho imparato a essere sicura quando faccio l'amore»
Non più di due settimane fa, milioni di donne americane hanno sfilato sostenendo che i diritti femminili sono diritti umani. Ora, la ragazza del momento è la protagonista di un film in cui una donna firma un contratto di sottomissione sessuale a beneficio di un uomo. Lei è Dakota Johnson, 27 anni, e il film è Cinquanta sfumature di nero (nelle sale dal 9 febbraio), secondo della trilogia di romanzi bestseller firmati da E.L. James e pubblicati in Italia da Mondadori. Due anni fa, all’uscita di Cinquanta sfumature di grigio, Dakota era la grande novità di Hollywood: un’attrice figlia di attori, Don Johnson e Melanie Griffith, che accettava il ruolo di amante in una complessa storia di dominazione sessuale.
Ora Dakota non è più un oggetto misterioso e accetta di incontrare Grazia alla vigilia della prima del suo film. È vestita in un abito nero di Shaina Mote, lungo fino ai piedi, ordina un cappuccino e mi racconta subito quanto sia stata bene in Italia, dove ha girato con il regista Luca Guadagnino prima A Bigger Splash, poi il remake di Suspiria di Dario Argento. Di Cinquanta sfumature di nero dice che il rapporto tra il milionario Christian Grey e la giovane Anastasia Steele non è più solo sesso e che, come tutte le coppie, per loro ora è venuto il momento di conoscere anche il passato dell’altro, per quanto doloroso possa essere.
Lei al cinema è una donna super trasgressiva. Ma di persona frequenta poco i social e non si fa vedere in giro. Perché?
«Sono una ragazza che vive bene a casa sua. Preferisco starmene nel mio salotto con i miei amici che sotto i riflettori».
Nelle scene di sesso dei f ilm, però, appare molto a suo agio. Da dove viene tutta questa sicurezza in se stessa?
«Da mia madre: mi ha insegnato che tutte le donne sono belle e che bisogna essere fiere del proprio corpo. Quindi non c’è nulla di male a mostrarlo».
Come è cambiata la sua vita sentimentale dopo Cinquanta sfumature? Pensa che ora gli uomini siano più affascinati o intimoriti da lei?
«Non saprei, ultimamente ho fatto una vita molto riservata».
Nel f ilm il suo personaggio non vuole tornare da Christian Grey. Lei, nella vita, come si comporta di fronte a un rif iuto?
«Semplice, vado in mille pezzi. Sto scherzando. La verità è che, quando qualcosa non va, preferisco affrontare tutto con razionalità, invece che con un approccio aggressivo. È questo che fa di me una donna libera e mai sottomessa».
Lei sul braccio si è fatta tatuare la parola “tender”, tenera. Non le piacerebbe, invece, essere più forte?
«Non credo che una donna sensibile non possa essere anche una persona determinata».
Uno dei temi ricorrenti del f ilm è che un grande amore può curare le ferite del passato. Lei crede che sia così?
«Senza dubbio, e non deve neanche essere per forza “grande”».
Però poi c’è anche l’amore con la “A” maiuscola. Il regista Woody Allen una volta ha detto che le donne fanno sesso per ottenere amore e gli uomini danno amore per ottenere sesso. Lei da che parte sta?
«Woody è sempre esagerato. Anche se devo ammettere che, in certe circostanze, le cose vanno proprio così».
A proposito di sesso, i suoi genitori si sono abituati a questo suo ruolo super sexy?
«Sono protettivi, ma ora si concentrano di più sugli errori che faccio come persona lontano dal set».
Per esempio?
«Se magari mi sento troppo insicura».
Come quando ha detto che si era pentita di Cinquanta sfumature?
«Grazie a questi film ho potuto lavorare con tante persone che ammiravo. Non tutti, però, possono capire perché ho accettato un ruolo così estremo e questo mi fa stare male».
Si ritorna al sesso…
«Sì, ma in realtà, Cinquanta sfumature di nero è più su che tipo di donna vuole essere Anastasia e sul fatto che, se vuole avere un futuro, deve capire quanto sia disposta a legarsi a Christian Grey e al suo passato».
Nel primo film della serie, Cinquanta sfumature di grigio, il suo personaggio f irmava un vero contratto di sottomissione nei confronti di un uomo. Nei giorni scorsi abbiamo visto l’enorme movimento femminile che si è mosso per rivendicare i diritti acquisiti. Lei che cosa ne pensa?
«Capisco la domanda, ma in quanto donna libera e indipendente ho anche il diritto di non dover per forza spiegare a tutti chi sono o come la penso su ogni tema. Il mio lavoro ha a che vedere con i film, non voglio dire agli altri quali idee posso o non posso avere».
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