Camihawke: «Capire che la perfezione non è di questo mondo è un allenamento quotidiano»
La vera vittima della società in cui viviamo, quella reale prima ancora di quella dei social network, quella che ci spinge a credere che esista un ideale di perfezione a cui aspirare - e a cui difficilmente si potrà sperare di arrivare nella propria vita - è l'autostima.
Corpi perfetti, visi perfetti, vite e vacanze perfette.
Tutto bello - anzi, perfetto - quanto finto, spesso.
Il risultato però è più vero che mai: secondo una ricerca realizzata da Dove risulta che il 75% delle donne italiane ha una media o bassa autostima, un dato che le vede quasi ultime in una classifica di 18 paesi analizzati.
La soluzione? Va perseguita personalmente: lavorare sulla propria autostima e (ri)cominciare ad apprezzarsi.
Ne abbiamo parlato (di autostima, della sua importanza e di come implementarla), con Camihawke, all’anagrafe Camilla Boniardi, influencer e youtuber classe 1990, e ambassador del Dove Progetto Autostima, un progetto che ha l’obiettivo di educare e sensibilizzare donne e giovani donne sul tema dell’autostima, fondamentale per avere una vita piena sia dal punto di vista personale e sociale.
(Continua sotto la foto)
«Siamo bombardati da immagini e video di donne e uomini belli, simpatici, ricchi, infallibili, perfetti, irreali aggiungo io, e ogni giorno il nostro subconscio deve fare i conti con questo confronto, senza giorni di pausa, senza weekend», spiega Camihawke, spiegandoci perché ha deciso di entrare a far parte del progetto Dove.
«È una lotta costante e sfiancante, quindi è normale che a lungo andare si possano generare delle alterazioni della percezione che ognuno ha di se stesso.
Riguarda un po’ tutti ma credo che le donne ne risentano statisticamente di più».
Perché secondo te?
«Le donne risentono di un pesante retaggio culturale e sociale che le vuole e le esige sempre perfette in ogni circostanza, senza margini di tolleranza e questo è confermato dal fatto che 8 donne su 10 evitano addirittura di partecipare ad eventi pubblici per la paura di non apparire perfette».
Dove, o quando, va ricercato l'inizio del problema quindi?
«Non penso esista una fascia di età specifica in cui tutto questo inizia o si manifesta, molte portano questo peso sulle spalle, ma sicuramente l’adolescenza è un’età fertile dove spesso viene piantato un seme nocivo che può crescere e intaccare l’autostima di ogni donna o uomo a qualsiasi età.
Durante tutto il periodo delle scuole medie e del liceo sentivo di essere sempre un passo indietro rispetto alle mie amiche che invece vedevo bellissime e inarrivabili.
Nulla mi ha aiutato se non il tempo, maturando ho capito tante cose.
D'altra parte penso che nel corso dell’adolescenza sia fisiologico porsi delle domande, interrogarsi sul proprio futuro, iniziare a guardarsi con occhi diversi, fare confronti con gli altri e mettersi in discussione.
È normale ed è giusto che sia così.
Ma non penso che la poca autostima possa essere utile in qualche modo: non è la scarsa autostima che ti aiuta a costruire una personalità.
Credo sia più giusto dire che ciò che può aiutarci davvero nel processo di crescita è il metterci sempre in discussione, l’analizzare i nostri limiti e accettarli scoprendo però anche quali sono i nostri punti di forza per stimolarli.
Ragionamento, umiltà, collaborazione, confronto, gentilezza e coraggio, queste secondo me sono cose che aiutano a maturare».
Qual è il ruolo dei social in questo senso? Chi attraversa l'adolescenza oggi ha un aiuto o un nemico in più?
«I social sono un’arma a doppio taglio, possono essere una potente concausa del crollo di autostima, proponendo immagini fasulle di stereotipi irrealizzabili oppure essere un prezioso mezzo di “normalizzazione”, dico io, utile a creare circoli virtuosi di immagini e sentimenti il più possibile reali.
Io non sono una nativa digitale e spesso rifletto sul fatto che se fossi nata con i social, se avessi attraversato la mia adolescenza a contatto con i modelli sbagliati che costantemente vedo spiattellati su Internet, sicuramente avrei avuto molte più paranoie e ansie di quelle che effettivamente ho avuto, perché ne ho avute.
D'altra parte seguire chi non teme di mostrare le proprie fragilità e la propria normalità senza viverli come limiti ci può aiutare a sentirci parte di un gruppo in cui sentirci rappresentati e compresi e non dei portatori di imperfezioni da combattere per essere come “quelli che vediamo su internet”».
Come si aumenta la propria autostima?
«L’alleato più grande è senz’altro il tempo, che ti dà la possibilità di conoscerti e scoprire il tuo potenziale.
L’adolescenza, come dicevamo, è una fase delicata e complessa che va educata con grande sforzo da parte di tutti perché è probabilmente a quell’età che nascono le più grandi insicurezze.
Capire che la perfezione non è di questo mondo non è un passaggio immediato, anzi; è un allenamento quotidiano che non si smette mai di fare.
Valorizzare la nostra unicità, che significa mettere in risalto i nostri pregi ma anche impegnarci per migliorare ciò che di noi amiamo meno, qualora ne sentissimo la necessità, è la strada per il potenziamento della nostra autostima, il circondarsi poi di persone positive che ci stimano e ci fanno sentire amati è un ottimo aiuto in questo percorso».
A proposito del Dove Progetto Autostima
Quest’anno per il Dove Progetto Autostima è stata realizzata una Campagna digital chiamata #Beconfidentgirl che Dove porterà avanti tutto l’anno e di cui fanno parte 4 ambassador d’eccezione: Camihawke; Alice Mangione della The Pozzolis Family, la make up artist Alice Venturi e Sofia Viscardi.
Letture, riflessioni, contenuti a cui hanno lavorato degli esperti e che possono aiutare a ragionare in maniera diversa, a rivedere alcuni punti di vista o dare delle piccole soluzioni per affrontare i problemi quotidiani legati all'autostima.
Data la situazione particolare che abbiamo vissuto, poi, Dove per essere vicino alle donne e ragazze che durante la quarantena e ancora in questo momento sono più esposte a fragilità ha lanciato un video condiviso sul suo canale Youtube chiamato appunto Autostima Home Edition per parlare un po’ del tema con le sue ambassador d’eccezione.
Le foto che non ritraggono Camihawke sono di Rene Böhmer e Simon Maage on Unsplash
© Riproduzione riservata