La saga di Twilight accanto a Robert Pattinson l’ha trasformata in una celebrità. Ora Ashley Greene recita al fianco di Selena Gomez e pensa al matrimonio con l’uomo che ha stregato.
Grazie a quella magia respirata sul set.
Mai trasgredire un’amicizia tra uomo e donna. Si rischia di perdere completamente la testa per il proprio migliore amico. L’unico uomo in grado di ascoltarti, capirti e farti ridere, conoscendoti più a fondo di chiunque altro.
Me lo dice l’attrice Ashley Greene, la vampira più famosa del mondo grazie al fenomeno Twilight. Allora aveva i capelli corti e interpretava Alice Cullen, sorella visionaria del divo Robert Pattinson protagonista della serie. Oggi i capelli sono biondi e lunghi, e lei è la promessa sposa del suo migliore amico, la star televisiva Paul Khoury, molto vicino, tra gli altri, a Liam Hemsworth e a Miley Cyrus. Da quando lui le ha chiesto di sposarla in Nuova Zelanda, lei non fa che postare foto romantiche sul suo profilo Instagram, per la gioia dei suoi 900 mila follower.
Trent’anni, sportiva e con un fisico sottolineato da tubino e tacchi alti, l’attrice californiana si accomoda davanti a me e mi racconta quanto trovi geniale e divertente il suo amico, l’attore e in questo caso regista, James Franco. I due si sono conosciuti sul set di In Dubious Battle, tratto dal romanzo Le Battaglie di John Steinbeck e incentrato sulla protesta dei contadini della California contro l’improvviso taglio salariale. Dal 7 settembre sarà nei cinema e Ashley interpreta la figlia del padrone della piantagione, interpretato da Robert Duvall. Nel cast spicca anche la cantante e attrice Selena Gomez, che lei descrive come umile e piena di dolcezza.
Non è comune trovare attrici che parlino bene delle loro colleghe a Hollywood.
«Davvero? Peccato. Con Selena Gomez siamo amiche. Anche se è una superstar posso garantirvi che non le ho mai visto fare mezzo capriccio da diva. È una ragazza tenera, con i piedi saldi a terra e una professionalità rara. Poi è piena di umiltà».
Da come ne parla pare ci sia stata un’atmosfera stimolante e rilassata sul set.
«Proprio così. In Dubious Battle è stata un’esperienza divertente e formativa: James è unico, riesce a trasformare il set in un regno di creatività e libertà. Ha permesso a noi attori di giocare con i personaggi, di sperimentare, ci ha spinti oltre i nostri limiti. Non c’era aria di nervosismo ma di collaborazione: appena uno di noi aveva una buona idea, la provavamo. Il risultato? È un intreccio di storie. E le assicuro che eravamo tanti, il set pareva un campo estivo, ti giravi e incontravi un volto noto. Era un continuo: “Ma dai, anche tu qui?”. Chiunque voleva dare il suo contributo al film».
Film che è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia l’anno scorso: che ricordi ha?
«Il tappeto rosso è un’emozione incredibile. Al Lido ero già stata un paio di volte, è una città speciale, lo capisci appena metti piede sul motoscafo-taxi. E poi vogliamo parlare di quanto è romantica?».
Lei lo è?
«Abbastanza. A modo mio, però. Non sono la tipa “occhi a cuore e farfalle nello stomaco”, ma ho i miei sogni e progetti di coppia e provo a farli funzionare ogni giorno».
Su che cosa deve fondarsi una storia d’amore?
«Sul rispetto e sulla stima reciproca. Per me amore fa rima con famiglia. Lui deve farti venire voglia di costruire. Lo ammetto, quando stai insieme al tuo migliore amico è più facile. Ci si conosce a fondo, si è abituati a parlare di tutto. Non importa quanto discutiamo o quanto siamo diversi, alla fine basta dialogare, starsi accanto e soprattutto essere in grado di ridere insieme. Paul è l’ago della mia bilancia. Mi ama e mi spinge oltre i miei limiti e io faccio lo stesso con lui, è l’unico modo di crescere. Sarà che il mio modello di riferimento è una coppia che conosco fin troppo bene».
Vale a dire?
«Mia madre e mio padre. Sposati da non so più quanti anni, sono sempre stati insieme con il sorriso sulle labbra, e ancora oggi non solo si sopportano ma si divertono insieme».
Come l’ha conquistata Paul?
«Sono io che ho conquistato lui. Sì, ho sedotto il mio migliore amico. Ci conoscevamo da cinque anni, un giorno gli ho chiesto un appuntamento. All’inizio pensava a uno scherzo, per due mesi abbiamo tenuto la relazione nascosta agli altri amici, visto che sembrava strana anche per noi. Poi l’abbiamo detto a tutti e oggi siamo felici».
Come affrontate la distanza, quando lei è via per mesi a girare un film?
«Skype e i mezzi di comunicazione di oggi rendono tutto più facile. Poi per fortuna Paul non è geloso, è un artista, la sua mente galoppa veloce e non si ferma su piccoli dettagli. Certo, se non ti vedi per mesi diventa tutto più difficile, per questo noi ci diamo un massimo di tre settimane di lontananza, poi ci raggiungiamo ovunque siamo».
A quando le nozze?
«C’è tempo. Il nostro sogno è costruirci una famiglia. Ma nel giro di dieci anni, non prima».
Nel frattempo la vediamo postare foto con commenti romantici sul suo profilo Instagram.
«Uso i social senza prenderli e prendermi troppo sul serio. Provo a divertirmi, uso anche Snapchat, ma non mi perdo mai i momenti speciali. Per me resta un divertimento, non un lavoro, come invece sta diventando per tante persone».
Come gestisce i suoi follower e fan?
«Sono fortunata, dopo Twilight non hanno smesso di seguirmi. I fan della saga non sono come tutti gli altri, abbiamo cresciuto una generazione e siamo diventati parte integrante delle loro vite. Per strada mi fermano sempre per chiedermi di Alice Cullen, sarà un marchio che mi porterò a vita».
Anche in In Dubious Battle si chiama Alice.
«Visto? Non me ne libero più, ormai è come un nome d’arte. Secondo me James l’ha fatto apposta, anche perché il mio personaggio nel libro non c’era, lui l’ha creato per me. Interpretare una ragazza cattiva è divertente: liberatorio, intrigante, ti costringe a esplorare la mente di un personaggio a fondo per provare a capire come ragiona, perché fa certe cose. Poi per qualsiasi attrice essere la figlia di Robert Duvall è un sogno, lui è una leggenda vivente».
Con Robert Pattinson vi sentite ancora?
«Certo, noi della famiglia Cullen siamo rimasti tutti in contatto. Quando siamo a Los Angeles ci frequentiamo volentieri».
Com’è stato vivere quell’esplosione di successo?
«Inaspettato e pazzesco. Nessuno poteva prepararci. Nessuno si aspettava un successo di quelle proporzioni. Era un’altalena di emozioni, ma alla fine è stata un’esperienza positiva».
Le piaceva essere un vampiro?
«La mia era una vampira che vedeva il futuro, le sembra poco? Poi da un essere così ci si aspetta che sia minacciosa, misteriosa, pericolosa. Lei era tutt’altro, aveva un ottimismo verso la vita che vorrei avere anche io. Un personaggio positivo».
Qual è la prima qualità per far bene il suo lavoro?
«Essere ottimista e rispettosa di tutti. È quello che ho sempre cercato di fare, tenendo presenti i miei principi. Per me morale, lealtà e responsabilità sono tutto, è un vizio di famiglia».
Quando non lavora a che cosa si dedica?
«A Paul, agli amici, allo sport. Ne pratico tantissimo, dall’arrampicata alla corsa, mi fa sentire bene».
Con la moda come se la cava?
«Mi interessa la dimensione artistica, quel saper mettere insieme cose diverse per creare un’opera d’arte. Nutro grande stima per gli stilisti, li considero artisti e creatori a tutti gli effetti».
Come sceglie i capi da indossare?
«Nella vita di tutti i giorni devo sentirmi comoda: metto su una gonna corta, un top e via. Non c’è niente di male a essere sexy o femminili. Se una di noi si sente a suo agio in tubino e tacchi alti come quelli che mi vede addosso ora va benissimo, dobbiamo essere libere di esprimere la nostra personalità».
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