Il talento è oro se sai come riconoscerlo
È nata in Guyana, è cresciuta a New York, ha studiato in Giappone e in Germania. Così Asahi Pompey ha scoperto che c’è un mondo da aiutare. E ora il suo lavoro per la fondazione di una grande banca d’investimenti è scommettere sulle donne capaci di diventare imprenditrici di successo
Photo: Fabrizio Ferri
Quando si parla di economia e finanza, ancora oggi vengono in mente le immagini tutto testosterone e doppiopetti dei protagonisti di film come Wall Street o Il lupo di Wall Street. E poi incontri Asahi Pompey, 47 anni, presidente della Goldman Sachs Foundation, la fondazione del colosso bancario di investimenti che scommette su progetti di educazione, salute e sviluppo.
Avvocato, madre, attivista nel campo della “diversity”applicata al mondo del lavoro, ovvero la valorizzazione della diversità di genere, di orientamento sessuale, di origini etniche o di cultura, Pompey è una donna che arriva da lontano. «La vita mi ha offerto molte opportunità. Sono cresciuta in Guyana, un piccolo Paese del Sudamerica con meno di 800 mila abitanti e a 10 anni sono emigrata a New York, negli Stati Uniti. Grazie alle borse di studio ho frequentato il liceo in Giappone e ho vissuto in Germania, dove ero praticante avvocato», racconta a Grazia.
«Queste esperienze mi hanno aiutato a orientarmi in contesti sconosciuti e a stabilire relazioni profonde con persone molto diverse da me. Questa visione del mondo mi è stata utile per guidare i gruppi di lavoro, capire i clienti e ora, come presidente di Goldman Sachs Foundation, per entrare in sintonia con le persone che aiutiamo».
Che cosa le ha insegnato la sua infanzia newyorkese?
«Io, i miei genitori e i miei quattro fratelli siamo emigrati dalla Guyana per vivere a Brooklyn nel bilocale di mia zia, che aveva una piccola attività di catering. Non avevamo molto, ma non ci mancavano grinta e ottimismo. I miei genitori credevano nell’importanza dello studio e del lavoro e ci hanno insegnato non solo a cogliere, ma anche a saper creare opportunità. Pensare sempre a come crescere genera di conseguenza molte occasioni».
Lei lavora in un ambiente molto competitivo.
«Sono stata nella divisione di banca d’investimento di Goldman Sachs oltre dieci anni. Il ritmo qui è energia pura, non ci sono giornate noiose, ma tutti si impegnano per i migliori risultati possibili. Mio padre mi ha insegnato che se sei la persona più intelligente nella stanza, devi uscire e metterti alla prova in una nuova stanza. Diciamo che qui raramente mi capita di doverlo fare».
Come concilia lavoro e vita privata?
«Considero il tempo la più grande risorsa a mia disposizione. Come madre divorziata con i figli in affidamento condiviso, ogni momento con Maximilian e Sebastian (11 e 9 anni, ndr) è prezioso. Ma mi piace anche condividere con loro la natura e lo scopo di quello che faccio».
In questi anni le donne si stanno battendo molto per la parità di stipendi e di opportunità con gli uomini. Come affrontate questi temi nella vostra società?
«Sappiamo che accadono grandi cose quando donne e persone con storie differenti hanno un ruolo di guida. Per noi “diversity” ed “empowerment” femminile sono un credo. Ma è anche fondamentale l’impostazione dall’alto. Sotto la guida del nostro nuovo amministratore delegato, David Solomon, ci siamo dati obiettivi coraggiosi assumendo e incoraggiando la carriera di ragazze, ma anche di esponenti di categorie definite “diverse”. Sono orgogliosa di far parte di una classe storica di partner di Goldman Sachs, nominati nel 2018, che comprende la più alta percentuale di donne e persone di colore».
Questo approccio incide anche sulle vostre iniziative?
«Negli ultimi dieci anni abbiamo impegnato oltre 2,5 miliardi di dollari in attività filantropiche. Abbiamo offerto formazione e risorse economiche destinate ad attività imprenditoriali a più di 70 mila persone in oltre 80 Paesi, attraverso il programma 10.000 Women and 10.000 Small Businesses (“10 mila donne e 10 mila piccole imprese). L’effetto a catena generato dagli investimenti nell’imprenditoria è vincente».
La direttrice operativa di Facebook, Sheryl Sandberg, sostiene che investire sulle donne è una rivoluzione per tutta l’economia. È d’accordo?
«Sì, perché genera un impatto su un’intera famiglia e sulla comunità: il 90 per cento delle donne che si sono laureate nel progetto 10.000 Women fanno da mentori ad altre donne. Inoltre, attraverso Goldman Sachs Gives, gli attuali partner della banca e quelli in pensione hanno sostenuto oltre 6.000 organizzazioni no profit in tutto il mondo. Amiamo le sfide complesse e la filantropia non fa eccezione. Anche se non si fanno progressi in un solo giorno, mi concentro esclusivamente sulla nostra missione di utilizzare le risorse economiche per fare del bene e promuovere una crescita inclusiva. Per il bene di tutti».
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