Ricomincia la scuola e per la prima volta non ci saranno più studenti nati nel secolo scorso: ecco cos'è cambiato e le novità dell'anno scolastico 2018/2019
Si torna a scuola e quest’anno succederà una cosa nuova, a tratti epocale: per la prima volta tra i banchi di scuola non ci saranno più ragazzi nati nel secolo scorso.
È così, il Novecento fa i bagagli e lascia spazio al Duemila.
Se non si contano i ragazzi bocciati che sono costretti a ripetere l’anno, gli studenti più grandi saranno proprio quelli nati nell’anno 2000, e da lì in giù.
Nessuno di loro ha mai respirato una boccata d’aria del secolo breve.
Nessuno di loro conosce videoregistratori e floppy disk, le Spice Girls o i Blue, la Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno o qualsiasi cosa appartenente al Novecento.
Ma che impatto ha questo drastico cambio generazionale sulla scuola?
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I programmi
Apparentemente non ci sarà nessun cambiamento, ma sul piano simbolico le cose possono farsi un po’ strane.
Per esempio per il senso di appartenenza e vicinanza che i nati nel 1900 provavano verso gli eventi di un passato troppo recente per essere insegnato a scuola.
Che questo sia forse il momento giusto per rivedere i programmi scolastici e non trascurare più un passato considerato spesso troppo nostro, troppo vicino?
Ora non c’è più solo una marcata lontananza numerica, ma anche emotiva per certi versi. È uno stacco generazionale di dimensioni cosmiche (anche quella tra docenti e alunni) che però potrebbe permettere di slegarsi da catene polverose che limitano certe materie a non oltre la guerra fredda, portando finalmente il Novecento (tutto il Novecento ndr) tra i banchi di scuola.
Perché è certamente giusto conoscere i fatti e gli avvenimenti di secoli passati, ma è anche indispensabile studiare le vicende più recente sotto tutti i punti di vista.
Perché per formare una conoscenza e una coscienza nei giovani è giusto anche dar loro i mezzi per interpretare la storia del nostro tempo e tutti i cambiamenti e i conflitti che viviamo giorno dopo giorno, che certamente non hanno avuto origine quando Dante Alighieri è stato esiliato dalla sua Firenze.
(Credit photo: MIUR)
Qualche numero
Anche per l’anno scolastico 2018/2019 i licei fanno da padroni.
Secondo i dati del MIUR infatti, il 55,3% dei ragazzi ha scelto di iscriversi a un indirizzo liceale (contro il 54,6% dell’anno scorso).
Lo scientifico si conferma in testa nelle preferenze con un 25,6%, mentre il classico è stato scelto dal 6,7% degli studenti.
In crescita le iscrizioni al liceo linguistico e a quello delle scienze umane (rispettivamente 9,3% e 8,2%).
Uno studente su 3 (30,7%) sceglie un istituto tecnico, e il restante 14% gli istituti professionali.
Maturità 2019, i cambiamenti in vista
Da quest’anno scolastico entrerà in vigore anche una nuova modalità per l’esame di maturità.
Cosa cambia?
Con grande gioia degli studenti (e con un po’ di invidia per i vecchi studenti) la terza prova sarà abolita, e quindi la parte scritta sarà formata dalla prima prova di italiano e dalla seconda prova delle materie caratterizzanti per ogni indirizzo.
Inoltre, non sarà necessario avere almeno 6 in tutte le materie, ma basterà la media del 6.
Diventeranno infine obbligatorie le prove Invalsi per tutti gli studenti, il cui voto però non influirà sul voto finale della maturità.
Alternanza scuola lavoro
Sin dal suo inserimento tramite la Riforma della Buona Scuola, l’alternanza scuola lavoro è stata sempre criticata, principalmente per la sua poca praticità.
Ad oggi il Ministro dell’Istruzione Bussetti ha affermato di voler apportare dei cambiamenti:
«Arriveremo più o meno a metà delle ore di scuola-lavoro nei licei, gli studenti degli istituti tecnici ne faranno alcune in più, perché è un’esperienza che ha avuto risultati positivi ma è stata molto faticosa e non sempre funziona – commenta il Ministro in un’intervista al Corriere della Sera - E soprattutto non voglio che sia al centro dell’esame orale della maturità perché quello è il momento in cui lo studente deve poter esprimere se stesso e le competenze acquisite con lo studio di 5 anni».
Al momento però questi cambiamenti non sono ancora attivi:
«Stiamo provando a inserirlo nel milleproroghe che sarà alla Camera l’11 settembre: se ci riusciamo, si cambia da quest’anno, altrimenti dal prossimo. Ma si cambia, non voglio che la scuola-lavoro sia un apprendistato occulto. Abbiamo bisogno di sviluppare percorsi di competenze trasversali».
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