"Spencer": la fiaba di una principessa sull'orlo dell'abisso
“Mamma, spegni i pensieri!”. Così grida il piccolo William nel film "Spencer" di Pablo Larrain presentato oggi alla Mostra del Cinema di Venezia, sull’icona Lady D raccontata nei giorni di festività natalizie a Sandringham.
Giorni complessi, bui, fatti e fitti di ricordi, malinconia, nevrosi, insoddisfazione. Un matrimonio in crisi, una famiglia reale con lo sguardo fisso sui suoi atteggiamenti mai consoni con le rigide normative di corte, un fisico esile incapace di reggere i colpi di una vita privilegiata ma non aderente al sogno di una donna, moglie e madre bisognosa, come tutti, di amore.
Racconta questo il nuovo film del cileno Pablo Larrain, bravo come pochi a restituire i brividi di vertigine e claustrofobia che la principessa del Galles deve aver provato in quegli spazi regali così vuoti. “Where the fuck I am?” si chiede Kristen Stewart proprio a inizio film, annuncio e metafora dello spaesamento costante che la sua Diana avrà per tutto il film, quella sensazione fissa di non appartenere affatto a quei luoghi e a quelle persone.
La favola di una principessa senza lieto fine
"Spencer" racconta la favola di una principessa senza lieto fine, a dirlo è lo stesso Larrain: “Diana incarnava il sogno che una ragazza come lei potesse diventare regina e vivere il migliore dei matrimoni e la migliore delle vite possibili. Così non è stato e volevo raccontare proprio l’illusione della fiaba. Mi interessava girare un film che potesse piacere a mia madre e a chi come lei ha visto in Diana un'icona famosa, bellissima, a cui copiare look e stile di capelli. Ma anche e soprattutto una madre e una persona che sapeva creare un’empatia speciale con la gente. Ero curioso di capire perché una donna in un mondo di aristocratici privilegi desse l'impressione di essere così ordinaria e normale”.
Ha scelto di raccontarla proprio nel giorni della crisi, perché “è nella crisi che conosci com’è realmente una persona. Il mio personaggio inizia come spezzato, diventa fantasma e poi guarisce, tutto raccontato seguendo due elementi narrativi principali: mistero e magnetismo”.
Kristen e la sua Lady D sull'orlo dell'abisso
Kristen Stewart si impegna come può a restituire tutta la malinconia e il disagio fisico e mentale di una donna decisamente provata, asfissiata dall’ipercontrollo e da codici comportamentali distanti da lei.
Concorda sull’unicità di Diana: “Alcune persone nascono con un'energia penetrante e poche nella storia sono state brillanti e con un fuoco grande dentro come lei. Faceva sentire tutti come fossero sostenuti dalla sua bellissima luce ed era disperata nel non riuscire a vedere restituita indietro almeno un po’ di quella luce. Cercava sempre un contatto con gli altri, anche quando era al top, bellissima, famosissima, sentiva di potersi avvicinarsi alla gente, chiedere come stesse, regalare loro un sogno. Ho pensato a come potesse essere la sua vita: tutti abbiamo pensato di conoscerla, l’abbiamo sentita amica, vicina, eppure resta un mistero per chiunque. Nessuno saprà mai com’era davvero Diana, non la conosceremo mai veramente, e forse è quello che voleva lei”.
Forte di un make up impeccabile e di costumi affascinanti assolutamente all’altezza del livello qualitativo del film, Kristen Stewart ci regala una principessa sull’orlo dell’abisso, da cui si solleva solo per giocare con i figli o per parlare con la confidente Maggie (Sally Hawkins, impeccabile).
È Lady D? No, è solo una versione di Diana, una delle migliaia possibili di un personaggio così complesso e misterioso.
Così Stewart: “Era la donna più famosa e fotografata del mondo, il film non può offrirci nuove informazioni su di lei, ma prova a immaginare i suoi sentimenti”.
Una cosa le è rimasta impressa, più di tutte: “Il suo inchino. Ho imparato a non inchinarmi troppo per non rischiare di cadere”.
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