Vintage & second hand: la rivincita passa da Instagram
Considerare oggi il mondo del vintage e del “second hand” come una nicchia radical chic e demodé fatta di mercatini dell’antiquariato, piccole boutique e negozietti dell’usato non potrebbe essere più sbagliato e lontano dalla realtà. Basta fare un giro online per ritrovarsi davanti un universo sconfinato e quanto mai variegato di opportunità e occasioni, soprattutto se parliamo di un settore ben preciso, quello della moda.
Che il settore stia vivendo una seconda "giovinezza" lo sappiamo bene, anche grazie allo "zampino" dell'online.
In principio fu Vestiaire Collective, prima piattaforma a proporre la vendita online di capi e accessori firmati vintage, un vera miniera di “chicche” a prezzi molto interessanti, l'ideale per scovare vere occasioni griffate.
Poi sono arrivate Depop e Vinted, app facili e veloci per comprare, vendere e persino scambiare capi in pochi click (alle quali si è aggiunta da poco più di un mese in Italia anche la nuovissima Wallapop).
Persino l’ecommerce tedesco Zalando ha lanciato lo scorso mese una sezione speciale per permettere ai propri utenti di mettere in vendita capi di seconda mano (acquistati sul sito ma non solo) in condizioni ottimali e "vagliati" da un team apposito in cambio di credito da spendere sulla piattaforma.
In tutto questo ci sono anche i “big names” della moda che hanno compreso le potenzialità del mondo del vintage e del “pre-loved” e con furbizia e molta lungimiranza li hanno accolti nel “sistema”.
Come Gucci, che all’interno della piattaforma Vault, lanciata lo scorso settembre, ha dedicato un’ area specifica solo a capi e accessori vintage della maison fiorentina, rimessi a nuovi e rielaborati, e che vanno regolarmente sold out nel giro di poche, pochissime ore. O Valentino che per il 2022 darà la possibilità di acquistare nelle proprie boutique e in alcuni vintage shop selezionati capi cult “pre-loved” delle passate stagioni.
Ma in tutto questo ai giovani il vintage piace? Sembrerebbe di sì e anche parecchio. Da una ricerca citata in un articolo dell’Huffingotn Post sul nuovo successo di vintage e seconda mano (realizzata da BVA Doxa per Subito), il fenomeno spopola tra i ragazzi della Gen Z soprattutto nella fascia 18-24 anni (69%) che sceglie l’online per vendere e comprare, a caccia di occasioni per risparmiare in prima battuta (77%) ma anche con un occhio di riguardo alla sostenibilità.
E sui social? Se su Tik Tok assistiamo al “re-vamp” degli anni 90 e 2000, su Instagram si è spalancato un vero e proprio mondo tutto dedicato al vintage in cui scoprire "dove, come e quando" ma anche fare shopping!
Abbiamo deciso di raccontare il fenomeno attraverso le parole dei "protagonisti" di questa "r-evolution" del mondo vintage...
" A qualcuno piace vintage", soprattutto su Instagram
Come Cecilia Cottafavi (su Ig è @maert.ens), classe 1997, studentessa di Archeologia che nel 2019 ha aperto un profilo Instagram curato e competente che guida i suoi follower nei meandri del “settore”: i luoghi dove fare shopping, come destreggiarsi tra taglie e misure, itinerari “ da weekend” e appuntamenti da non perdere, insomma tutto quello che serve sapere ai “vintage lovers” anche alle prime armi.
Cecilia, che nel frattempo ha "allargato" la sua squadra (lavorano con lei altre tre persone), ha appena pubblicato un libro "A qualcuno piace vintage" (edito da Bookabook) una guida dettagliata agli indirizzi della sua citta, Milano, in cui dà indicazioni anche su come orientarsi e acquistare:
Com'è nata questa passione?
Penso si possa dire che esiste da sempre. I miei genitori sono appassionati di antiquariato e quando ero bambina, insieme ai miei zii e ai miei cugini, passavamo l’agosto in case sperdute nella campagna francese, da dove andavamo alla ricerca di paesi medievali e antiquari. L'amore per l’abbigliamento vintage è arrivato dopo e ne è stato una naturale evoluzione.
A lungo il mondo del vintage è stato considerato una "nicchia" un po' "demodé" e "polverosa"; oggi, anche grazie ai social, sembra essere stato riscoperto soprattutto da giovani e giovanissimi... Cos'è che li attrae così tanto?
Negli ultimi due anni il vintage è diventato per i giovani un ottimo modo per vestirsi alla moda senza spendere troppo. Ovviamente c’è vintage e vintage, alcuni negozi sono molto costosi, altri alla portata di tutti. A me piace pensare che questo avvicinamento sia dovuto anche a un maggior riguardo nei confronti dell'ambiente, dopo tutto è al momento la scelta più sostenibile che si possa fare.
Come hanno influito i social
Sicuramente hanno aiutato a diffondere informazioni sul settore, dalla differenza tra vintage e second hand, alla diffusione e comprensione di termini come new old stock, fino all'aver reso noti piccoli negozi o mercatini ancora poco conosciuti. Certo, ne è seguita anche un po’ di confusione. Per alcuni, questa nuova popolarità ha causato un aumento dei prezzi, tempi di attesa più lunghi e un aumento dei "competitors" alla ricerca di offerte e pezzi particolari. Considerando tutto, io sono contenta del successo meritato che hanno trovato tante piccole realtà.. L'unica cosa negativa forse è stato l’affiorare di tanti venditori di vintage online decisamente improvvisati, (ovviamente mi riferisco a coloro che si propongono come negozianti e non a tutti i ragazzi che svuotano l'armadio!).
Tra le pagine del tuo libro racconti che preferisci acquistare "dal vivo" piuttosto che online. Cosa consiglieresti a una persona che si approccia all'acquisto del vintage online per la prima volta? Non è semplice. Quando si inizia la cosa migliore è trovare dei seller affidabili (guardate sempre le recensioni lasciate dai clienti). Tenete a mente che le taglie del passato non coincidono quasi mai con quelle attuali, bisogna sempre chiedere le misure effettive dei capi. Io ho sempre a portata di mano quelle di spalle, seno, vita e fianchi. Infine, chiedete sempre il materiale del capo che si sta acquistando, non sempre le etichette sono arrivate fino a noi!
Vintage e social: il fenomeno dei reseller
Strettamente legato a Instagram è il fiorire sul social della figura del "vintage & second hand reseller". Non parliamo di rivenditori e negozi (o almeno, non solo loro) ma persone che su IG hanno creato una vera e propria community attorno al proprio profilo, fidelizzata grazie a drop ovvero piccole selezioni di capi e accessori, scelti tra mercatini, new old stock e fornitori e opportunamente “rimessi in forma".
Post editorialmente molto curati, drop super selezionati, uno styling più contemporaneo sono gli ingredienti del successo dei profili di Clio Bargellini, Sarah Pilloni (@sasimbvintage) o Sillabe Collection giusto per fare qualche nome, capaci di “svecchiare” quello che per molti è ancora un mondo un po’ vetusto, legato a un target più alto in fatto di età e capacità di spesa e che oggi invece si è aperto a un pubblico sempre più giovane e curioso, impaziente di aggiudicarsi un pezzo di qualità ma anche unico e non facilmente “replicabile” come il fast fashion ci ha abituato negli ultimi anni.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere proprio con Clio Bargellini, 20mila follower su IG e uno shop personale su cui trovare piccoli "tesori".
Cosa fa esattamente un reseller?
Un reseller fa tantissima ricerca, seleziona i capi e si occupa del loro stato (come controllare eventuali difetti, assicurarsi che venga igienizzato opportunamente). Nel mio caso mi occupo anche dello styling, della fotografia, della messa online dei capi e infine della spedizione.
Come scegli i capi da proporre alle tue acquirenti/follower?
Mi affido molto al mio gusto personale e al mio stile, non metterei mai in vendita qualcosa che io stessa non indosserei.
I contenuti che produci per Instagram (foto e video) sono curatissimi, lo styling dei tuoi look è fresco e contemporaneo e interagisci moltissimo con la tua community. Come ti organizzi? Hai qualcuno che ti aiuta?
Per adesso no, sto continuando a lavorare come agli inizi quindi senza aiuti anche se in effetti il lavoro è cresciuto parecchio. Sono una perfezionista, amo quello che faccio e so di avere un seguito che apprezza molto quando pubblico delle novità e ci sono giorni in cui non mi fermo fino a che non ho scattato l'intero drop, preso le misure e messo online l’intera selezione.
Oltre allo shop online, ti occupi anche di altro?
Sono una content creator, lavoro molto anche su Instagram.
Nel mio sito si può prenotare una consulenza di stile con me che può essere utile per occasioni specifiche come cerimonie in generale (nel 2021 soprattutto matrimoni) o per rifare l’armadio. Attraverso una chiacchierata informale via call raccolgo gli elementi necessari per selezionare capi chiave e costruire i look. Infine invio una mail che contiene consigli e link diretti per acquistare i capi necessari.
Sei stata tra le prime in questo settore, com'è cambiato il panorama in questi anni in cui il fenomeno è esploso un po' ovunque sui social secondo te?
Per fortuna negli ultimi anni i più giovani hanno cambiato approccio verso il vintage e il pre-loved, rendendolo straordinariamente cool.
Quando ho iniziato (quasi per gioco) diversi anni fa la percezione era molto diversa, grazie a IG ho potuto proporre il vintage mixandolo a capi nuovi, proponendo degli styling attuali e accattivanti e sono così riuscita ad avvicinare a questo mondo anche persone che in principio erano molto scettiche. Ora ci sono tantissimi shop e reseller, penso sia bellissimo e importante anche per un discorso di sostenibilità.
Ami acquistare soprattutto nei negozi vintage e nei vari marketplace o compri anche tu vintage online?
Acquisto soprattutto da fornitori per quanto riguarda lo shop ma a volte acquisto per me in negozi e mercatini oppure per borse e scarpe mi piace molto cercare pezzi vintage su app come Vestiaire Collective.
A proposito di negozi "fisici"...
Il fascino dell’acquisto "dal vivo" resta e anzi cresce notevolmente: in un periodo complicato come quello della pandemia, il gruppo Humana Vintage ha aperto nell'ultimo anno tre nuovi store a Milano, Roma e Bologna, un qualcosa di quasi impensabile nei lunghi mesi trascorsi in lockdown...
Molte piccole e grandi realtà del settore si sono guardate intorno e aperte al mondo dell’online, alcune sfruttando anche la potenza dei social.
Come lo store milanese Ambroeus Milano, nato nel 2015 nel cuore del quartiere Isola, attento al tema della sostenibilità e "forte" di una selezione estremamente accurata, il negozio già prima dello scoppio della pandemia, aveva un profilo social molto attivo.
Grazie ai loro post che propongono look contemporanei e di tendenza, studiati dal team dei tre soci fondatori (Ettore, Massimo e Giorgia), il passo dal like al click sul loro shop è praticamente immediato!
Ma davvero i social "convertono" economicamente in guadagni per gli store fisici? L'abbiamo chiesto direttamente a loro:
Quando avete aperto la vostra pagina su Instagram?
Abbiamo creato l'account ancora prima di aprire le porte del negozio! Conoscevamo già il potenziale dell'app e soprattutto delle immagini, per cui da subito abbiamo cominciato a proporre i pezzi più speciali del momento. Il modo in cui lo facciamo è in continua evoluzione, cerchiamo di sfruttare al meglio il canale adattando gli strumenti a disposizione al nostro modo di essere.
Com'è la vostra clientela? I social hanno incentivato il target più giovane o era comunque già "abituato" a frequentare il negozio?
La nostra clientela è sempre stata molto varia, passa dalla fascia di età under 20 a quella over 50, con un solo comune denominatore: la curiosità e l'amore per il mondo del vintage. I social hanno sicuramente aiutato il passaparola, che è comunque avvenuto in maniera molto spontanea - ogni volta che un nuovo cliente torna da noi accompagnato da amici è per noi una bella soddisfazione.
Nel vostro caso, quanto è importante Instagram in termini di vendita dei prodotti (se sono dati che potete monitorare e in che percentuale)? Instagram ha un grande vantaggio: da una parte dà a noi la possibilità di allertare chi ci segue sulle ultime novità e suggerire modi per integrare il vintage in look da indossare nella vita quotidiana, e dall'altra parte permette ai clienti di avere una sorta di preferenza sui capi che postiamo - pezzi unici e irripetibili! Quello che postiamo è comunque una piccola parte del nostro rifornimento, per cui in negozio si trovano ancora più chicche da scoprire.
La maggior parte delle vendite avviene sul vostro store online o comunque in negozio?
Lo shop online è partito forte da subito, durante il lockdown poi le spedizioni hanno avuto un incremento abbastanza fisiologico e sono tuttora in costante crescita, Instagram ci ha permesso di arrivare a clienti fuori Milano - spesso chi viene in negozio solo di passaggio, sia che abiti in altre regioni che in altri paesi europei, poi torna da noi via web: dei fantastici aficionados digitali!
I "local" invece preferiscono di norma passare dal negozio anche quando acquistano dal sito, un po’ per affetto e un po’ per essere più sostenibile evitando le spedizioni in città
Si ringrazia Valentina Mauri per il supporto e la consulenza
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