Milano Moda Uomo: il recap della fashion week targata Autunno Inverno 2025-26


Una settantina di appuntamenti, tra (poche) sfilate, presentazioni, eventi e grandi assenti. La Milano Men’s Fashion Week, andata in scena dal 17 al 21 gennaio, sembrava destinata a essere archiviata senza particolari slanci o entusiasmi.
Eppure, nonostante il forfait di big brand come Gucci, Fendi, Etro e Moschino (che hanno preferito spostare tutto a febbraio, presentando le collezioni Uomo e Donna in co-ed), non si può dire che quest’ultima edizione sia passata in sordina, anzi. Le emozioni non sono mancate, così come i colpi di scena e i momenti da ricordare.
A partire dal matrimonio tra Jordan Bowen e Luca Marchetto, duo creativo dietro al brand JordanLuca, che hanno celebrato la loro unione alla fine del défilé Autunno Inverno 2025-26 dal titolo - più che evocativo - “The Wedding”.

«L'amore è, per noi, questa esperienza di vita con voi» ha detto la coppia, a margine di uno show che ha visto sfilare in pedana i pezzi iconici del marchio, reinterpretati e indossati da amici e parenti.
È stata una passerella poco convenzionale anche quella di Magliano, solcata da persone di ogni genere ed età sulle note della struggente “Dio, come ti amo” di Domenico Modugno. Con un set up allestito come un languido lungomare d’inverno all’interno di una palestra al Corvetto - il quartiere del caso Ramy - la sfilata ha messo in scena quello che il designer ha definito come «il minuto violento, quel qualcosa di estremamente romantico e reale che ti riconnette alla verità delle cose».

Una visione tradotta in capi dove ciò che è intimo viene portato a primo strato evidente: giacche a coste di cotone, pantaloni di mohair ruvidi e trasparenti, capispalla di crepe-de-chine imbottito.
Parte invece dall’istinto l’esplorazione di Miuccia Prada e Raf Simons. Gli impulsi viscerali, le risposte automatiche, le pulsioni primitive diventano - nella visione dei due co-direttori - strumenti essenziali di creatività.

«Nell’istintivo possono rivelarsi una nuova raffinatezza e un’eleganza intima, selvaggia. I contrasti involontari danno vita a combinazioni inaspettate e seducenti, il corpo si veste libero dai vincoli della ragione» hanno spiegato.

Così il montone si trasforma in uno strato avvolgente da indossare sopra o sotto gli abiti, la maglieria si arricchisce di simboli metallici privi di un significato preciso, gli stivali texani diventano i compagni d’elezione di candidi pigiama.

Libera da costrizioni e convenzioni è anche la proposta di Giorgio Armani. Al centro c’è sempre l’eleganza, insita nel dna del marchio. «Un'eleganza da vivere - ha tenuto a precisare Re Giorgio - senza imposizioni, alimentata dall’individualità piuttosto che da formule preconfezionate».

Il risultato è una fusione perfetta tra formale e informale, con cappotti che sembrano senza peso, giacche prive di revers, pantaloni dalla vestibilità sciolta e confortevole.
Casual, ma sartorialmente impeccabili, anche gli outfit messi a punto da Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la nuova collezione “Paparazzi - 69 look”, senza dubbio una delle più chiacchierate della kermesse.

Il sipario dell'ex cinema Metropol - da anni casa del brand - si è aperto svelando uno stuolo di fotografi in giacca e cravatta, armati di flash e macchine fotografiche.

Soggetto dei loro scatti un divo contemporaneo, immortalato nei suoi momenti off duty o alla prima di un film, tra gigantesche pellicce faux fur e pullover in maglia grossa, pantaloni cargo e tuxedo. Proprio come quelli seduti nel front row, dall'attore britannico James McAvoy al figlio di Madonna, Rocco Ritchie, passando per Achille Lauro e Stefano Di Martino.

A proposito di celebrities: per Zegna John Turturro si è calato nell’inedito ruolo di modello, regalandoci un altro fashion moment che ricorderemo a lungo.
L’attore, regista e sceneggiatore si è fatto interprete di quel gusto «molto torinese» - per usare le parole del direttore creativo Alessandro Sartori - che contraddistingue la casa di moda e l’attitudine del suo fondatore, Ermenegildo Zegna. Fulcro della collezione progettata da Sartori, il Vellus Aureum - la lana più fine al mondo - emblema di una costante ricerca della perfezione.

Il tema dell’eccellenza è uno dei leitmotiv che ha accomunato molte griffe del lusso, così come diversi nomi emergenti. Tod’s ha presentato “Pashmy”, progetto nato con l'intento di selezionare pelli straordinariamente morbide, setose e leggere, capaci di evocare la delicatezza e la finezza della pashmina; Napapijri ha fatto dell’innovazione sui materiali uno dei pilastri fondanti per capi che coniugano funzionalità outdoor e stile urbano; Saul Nash - designer pluripremiato con base a Londra - si è focalizzato sull’aspetto funzionale dei capi, applicando una particolare tecnica di taglio che favorisce il movimento a tutti i fondamentali dell’abbigliamento maschile.

Ma tra le nuove voci che si sono avvicendate nel corso della quattro giorni dedicata all'uomo hanno fatto bella mostra anche PDF, etichetta che porta la firma di Domenico Formichetti, il brand streetwear Noskra e Mordecai, marchio fondato da Ludovico Bruno nel 2022 con l’intento di portare il menswear fuori dai confini stagionali, culturali e tecnici.
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Milano Moda Uomo: il meglio della fashion week Autunno Inverno 2025-26
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Ph. Credits: Press Office/Getty Images
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