Grazia.it talks with: Veronica Varetta, founder di LIL Milan

Un po' come il profumo, i gioielli sono tra le cose più "personali" che gravitano intorno al nostro guardaroba: c'è chi li ama massimalisti e chi piccoli e quasi invisibili; chi li mette e toglie rigorosamente ogni mattina e sera e chi non se ne separa mai; chi li cambia in continuazione e chi indossa sempre gli stessi con devozione, come fossero un amuleto.
Per le fedelissime (e i fedelissimi) del team #piccoliepreziosi c'è un brand che da dieci anni ne è l'emblema: è LIL Milan, marchio milanese nato nel 2014 e che ha come "mamma" una ragazza speciale, Veronica Varetta.
"Gold for your everyday skin" è il motto del progetto immaginato da Veronica quando ancora frequentava l'Università Cattolica di Milano ed era alla ricerca di gioielli in oro dal design essenziale e discreto ma non banali, comodi, versatili e perfetti da indossare tutti in giorni, come una seconda pelle o un tatuaggio.
Da quel desiderio è nato LIL Milan, quel "lil" a simboleggiare proprio il bisogno di leggerezza e minuta semplicità. Protagonista delle creazioni di Veronica è l'oro giallo in 9 e 18 carati, declinato in gioielli speciali come le collane e i bracciali della linea "Boy Tears" (diventata nel giro di poco un must have e tra i pezzi più identificativi del brand), al quale si aggiunge la bellezza "imperfetta" delle perle di fiume e, da qualche mese, anche quella "sostenibile" dei diamanti lab grown (ovvero "coltivati" in laboratorio, con le medesime caratteristiche di quelli naturali) che troviamo nella nuova linea "Golden Drops", lanciata lo scorso dicembre.
Ma LIL Milan non sono solo gioielli: negli anni, grazie a una comunicazione social coinvolgente, nasce una community di affezionate #LILGirls e la LIL House, presentata nel 2020, non un semplice negozio o uno showroom ma una vera "casa" dove scoprire le collezioni e vivere da vicino l'esperienza del brand.
Abbiamo chiacchierato con Veronica ed ecco cosa ci ha raccontato...
«La mia passione per i gioielli è nata un po’ per caso. Sono sempre stata affascinata da tutto ciò che era fatto a mano, quindi fin da piccola mi divertivo a creare collane, bracciali, orecchini...insomma, sperimentavo. Ma il vero colpo di fulmine è arrivato all’università, quando sono entrata per la prima volta in un laboratorio orafo. Mi si sono illuminati gli occhi. È lì che ho iniziato a disegnare gioielli pensati per me: volevo qualcosa di sottile, elegante, da indossare tutti i giorni, ma che fosse anche prezioso. E così è nato Lil Milan. Un mix di caso, passione e tanta voglia di mettermi alla prova».
Lil Milan ha compiuto da poco 10 anni, un compleanno importante. Come si è evoluto il brand in questo decennio?
«È stato un traguardo importantissimo, soprattutto in un periodo tutt’altro che semplice dal punto di vista socio-economico. In questi dieci anni siamo cresciuti tantissimo. Anche se è solo da sette anni che mi dedico al brand a tempo pieno, ne abbiamo viste davvero tante: sono stati anni intensi, ricchi di cambiamenti, in cui anche la mia visione si è evoluta. Oggi è molto più chiara e consapevole rispetto a quando tutto è cominciato. So bene dove vogliamo andare e quali obiettivi vogliamo raggiungere. Per celebrare questo decimo anniversario abbiamo organizzato un evento speciale insieme alla nostra community e agli amici più vicini al brand: il takeover di una pizzeria, Le Specialità, che per una settimana è diventata la nostra seconda casa».
Quali sono state le difficoltà iniziali nell'avviare il tuo brand e c'è qualcosa che, oggi, faresti in maniera diversa rispetto ad allora?
«La difficoltà più grande è stata entrare nell’industria dell’oro, un settore complesso, molto chiuso e fortemente patriarcale, che non accoglie facilmente chi prova a inserirsi, anche con discrezione. All’inizio ho usato Lil Milan come case study universitario, ed è stata una vera scuola: mi ritrovavo spesso a parlare con professionisti del settore fingendo di capire, per poi correre a fare ricerche e cercare di colmare le mie lacune. Avviare un brand di gioielli non è stato semplice, ma ogni ostacolo è servito a farmi crescere. Una domanda che mi fanno spesso è: “Come hai fatto?”. E la verità è che la qualità più importante per chi vuole fare impresa oggi è la perseveranza. Bisogna affrontare ogni sfida a testa alta, restare flessibili e pronti a reagire ai continui cambiamenti, soprattutto quelli legati ai trend e alle piattaforme. Un’altra sfida quotidiana è trovare un equilibrio tra la mia parte creativa e quella più analitica e strategica».
Hai lanciato a dicembre una nuova collezione, Golden Drops, ci racconti il processo creativo di una nuova linea, dove trovi l'ispirazione, e come la sviluppi?
«La collezione Golden Drop nasce, in realtà, cinque anni fa, quando ho disegnato un accessorio per la LIL House: una vera e propria macchia d’oro in ottone posizionata per terra. Inconsciamente, quello è stato il primo seme di Golden Drop. Da elemento d’arredo si è trasformato nel punto di partenza di una collezione, che nel tempo si è evoluta fino ad arrivare a queste gocce d’oro dalle linee morbide e organiche, pensate per fondersi con la pelle di chi le indossa. Tutto è nato da alcuni schizzi spontanei su un foglio, a cui ho poi dato carattere inserendo diamanti taglio marquise, rigorosamente da laboratorio, per una scelta di sostenibilità che per noi era fondamentale. Una delle grandi fonti di ispirazione è stata anche l’opera di Irving Penn "Faucet Dripping Diamonds" (New York, 1963), che abbiamo reinterpretato grazie all’intelligenza artificiale e alla visione creativa di Alina Aleksandrovna, da cui è nata l’immagine della campagna di lancio».
Oltre a Lil Milan hai lanciato nel 2022 anche un altro progetto, sempre nel mondo dei gioielli, ÂGÈE Scouted by LIL, in cui fai ricerca di pezzi di gioielleria vintage. Che criteri ti guidano nella selezione?
«Il mercato è pieno di gioielli antichi e vintage, ma spesso regna anche tanta confusione. Il mio contributo per il progetto di ÂGÈE è soprattutto come direzione creativa, con una curatela attenta di pezzi che rispecchiano l’identità del brand. L’idea alla base è quella di dare una seconda vita al gioiello della nonna. Il progetto è nato nel 2022 e sta riscuotendo davvero tanto successo».
I gioielli portano con sé storie e ricordi, sono amuleti nei momenti di difficoltà. Ce n'è uno a cui sei particolarmente legata e perché?
«È davvero difficile sceglierne solo uno, quindi mi lancio con due. Il primo è un piccolo orologio di mia nonna, un Rolex degli anni 20 che sembra più un bracciale che un orologio. Non avendola mai conosciuta sono felice di avere qualcosa di suo. L’altro è il ciondolo Baby, un piccolo ciondolo in oro che ricorda la forma di un ciuccio a cui sono particolarmente affezionata perché l’ho disegnato poco prima della nascita della mia primogenita Matilda».
Ultima domanda: se pensi a Lil Milan, c'è una canzone o una musica che sarebbe una colonna sonora perfetta per il brand?
«Gemini rights di Steve Lacy. Un album sofisticato, intimo ma fuori dagli schemi. Lo ascolto in loop, è il perfetto mix tra chill e avanguardia pop».
Art Director immagini in apertura: Simona Rottondi
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