Ashley Owens: tra stile sartoriale e power dressing
Dal blog Granpastyle.com al magazine Suited, Ashley Owens si racconta a Grazia.it
Cappello a falda larga e giacca maschile. Non è difficile riconoscere Ashley Owens tra la folla colorata di Pitti Uomo a Firenze o all'uscita delle sfilate alla New York Fashion Week. Bella come una modella e stilosa come le it-girls che impazzano su Instagram, l'eclettico Art Director di origini canadesi ha deciso di fondare una rivista che racchiude tutto quello che ama di più: moda, arte, musica e sartorialità. L'incontro perfetto tra tradizione e contemporaneità.
Scoprite lo stile di Ashley nelle foto scattate da Gianluca Senese a New York e leggete l'intervista
Lo stile di Ashley Owens
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Raccontaci la tua storia. Quando hai deciso che il tuo futuro era nella moda?
Sono cresciuta vicino a Vancouver in Canada, ma la mia famiglia è sempre stata in movimento. Ero un maschiaccio, mi piaceva indossare Levi's larghi e top enormi, il mio stile si poteva riassumere nella parola oversize. Ricordo che comunque già all'epoca guardavo con attenzione gli abiti degli adulti, ossessionata soprattutto dai loro completi sartoriali.
Sono nata negli anni 80 e credo che il power dressing di quegli anni ancora mi stia influenzando. Comunque fino a dopo le scuole superiori non ho capito davvero di essere interessata alla moda. Ho iniziato a studiare scienze politiche, ma quando i miei amici hanno scoperto la mia passione per il disegno mi hanno incoraggiata a diventare stilista. Così ho tentato la fortuna e mandato una lettera a Giorgio Armani tramite un contest con Marie Claire. Mi hanno fatto volare a Milano per seguire il suo team prima dello show nel 2005. Ho scoperto una connessione fortissima con il mondo della moda e mi sono iscritta alla Parsons dove ho studiato fashion design per 4 anni. Mi sono laureata nel 2011 e ho lavorato come designer per un po' prima di passare allo styling.
L'ingresso nel mondo dell'editoria è stato in qualche modo parte dell'evoluzione del diventare Art Director. È stato un passaggio molto naturale. SUITED, la rivista che ho fondato due anni fa, è un testamento a questo mio percorso degli ultimi 10 anni. Mi sento davvero fortunata.
Parliamo del tuo stile, come lo definiresti in tre parole?
Eclettico, sartoriale, classico.
Quali sono i brand che preferisci indossare?
Dries Van Noten (qualunque cosa!), Hermès (per i capi base), Grenson (per le scarpe), Borsalino (per i cappelli), e Poglia (per le borse).
Dove fai shopping di solito?
Nei negozi di vintage come Amarcord, L Train Vintage, 10 Ft Single, Ina, e il Brooklyn Flea Market. Per le ultime novità adoro Dover Street Market, Totokaelo e The Space a Bushwick.
Hai una style icon alla quale ti ispiri?
Un mix tra Katherine Hepburn, François Hardy e Harrison Ford quando vestiva Armani.
La tua beauty routine?
Ho cambiato abitudini proprio quest'anno dopo aver scoperto la linea dei prodotti Linné. Per il giorno uso il detergente PURIFY, il siero per il viso RENEW, la crema idratante CeraVe, e il fondotinta minerale di Bare Minerals SFP 25. Per la notte riutilizzo PURIFY, il siero alla Vitamina C di Mario Badescu, e CeraVe di nuovo. Per i capelli adoro lo shampoo e il balsamo di Davines "Love". È fantastico.
Quali sono le difficoltà per chi lavora nel mondo della moda oggi?
C'è mancanza di direttive. Molte aziende soffrono in silenzio perché il mercato è saturo, con mille strade da poter prendere spesso i brand si perdono. Credo sia molto importante essere rilevanti sul mercato, ma anche autentici allo stesso tempo e continuare a trarre profitto. La vera sfida è proprio questa. Certo non è facile, il consumatore è sempre più consapevole dei brand ai quali vuole essere associato e i marchi a loro volta devono costruire un mondo fatto di cultura e riferimenti attorno a sé per poter creare relazioni coi propri followers. Creare un rapporto con i brand è la cosa più importante al momento.
Hai iniziato con un sito online e ora sei tornata alla carta con SUITED magazine, in un mondo che si evolve sempre più verso il digitale quale credi sia ancora il valore delle riviste cartacee?
Penso sempre al lungo termine. Tutto quello che faccio ha a che fare con la longevità. La carta stampata non ha tempo, è iconica, è un'esperienza che non può essere replicata tramite i media. Comprare la tua rivista preferita, sederti e divorarne i contenuti, non c'è niente di meglio. Vedere Suited sui tavolini delle persone di tutto il mondo mi rende estremamente felice. Adoro che le persone li collezionino e conservino con amore. È quello che mi fa andare avanti.
Quali sono le tue riviste preferite? E i tuoi siti?
Encens, Self Service e Double Magazine. Mentre il mio sito di riferimento è senza dubbio Nowness.
Progetti futuri di cui ti piacerebbe parlarci?
Con il mio background nel mondo sartoriale e nel design sto lavorando a un brand di abiti prêt-à-porter diretti al consumatore. Deve essere fatto bene, per questo mi sto prendendo del tempo. Voglio anche collaborare di più con le persone che conosco e ammiro, il prossimo numero di Suited sarà il primo esperimento in questo senso e sono curiosa di vedere cosa succederà.
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